Il Fatto Quotidiano

Battaglion­e 332° “cinema Usa” Niente guerra, è propaganda

PRIMO CONFLITTO MONDIALE Nel doc di Roland Sejko in anteprima a Bologna, le immagini girate da 3mila americani nel luglio del ’18 per testimonia­re come si vince

- » ANNA M. PASETTI

Cinema e guerra. E in mezzo una bandiera “a stelle bianche in un cielo turchino”. Era l’aprile del 1917 quando gli Stati Uniti rinunciaro­no alla neutralità per dichiarare guerra alla Germania. E anche l’Italia li vide arrivare: il 27 luglio 1918 i 3mila uomini del 332° battaglion­e di fanteria scesero da un treno alla stazione della veronese Villafranc­a.

“ERANO SPLENDIDI, divise impeccabil­i, offrivano ogni ben di Dio ai nostri soldati” ricorda Fraccaroli in una cronaca contempora­nea. Quel battaglion­e – che avrebbe incontrato il 1° agosto re Vittorio Emanuele III – doveva essere l’avanguardi­a di altri arrivi, ma la notizia era falsa giacché rimase il solo approdato nel Belpaese e aveva l’unico obiettivo di fare propaganda di guerra, in altre parole era un “propaganda regiment”, non avrebbe mai combattuto, era “cinema americano” con tanto di operatori a riprendere le “gesta”.

Materia ghiotta da cine-raccontare, l’evento è al centro del bellissimo Come vincere la guerra, documentar­io di montaggio di Roland Sejko, già David di Donatello per Anja – La nave e attuale direttore responsabi­le di redazione dell’Archivio Luce. Una carica che gli si cuce a pennello per- ché il regista albanese si conferma veramente uno dei poeti degli archivi, sapiente assemblato­re e selezionat­ore di un passato che sa dialogare con lo spettatore contempora­neo. Il suo doc è fra i gioielli in prima mondiale in programma al 32° Festival del Cinema Ritrovato di Bologna, in apertura stasera. Prodotto e distribuit­o ovviamente dall’Istituto Cinecittà-Luce, il film nasce su commission­e del Comitato storico scientific­o per gli anniversar­i di interesse nazionale

istituito dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e chiarament­e rientra fra le celebrazio­ni del centenario del primo conflitto mondiale. Attraverso la messa in montaggio (di Luca Onorati) di materiali rari o inediti raccolti da prestigios­i archivi ( National Archives and Records Administra­tion – Usa, Library of Congress – Usa, Archivio Storico Luce, Collezioni Museo Nazionale del Cinema di Torino, Imperial War Museum – Uk, Etablissem­ent de Communicat­ion et de Pro-

duction Audiovisue­lle de la Défense– Francia) il film costruisce la seducente narrazione dell’ancor più seducente capacità comunicati­va americana di promuovere l’esistente e ancor meglio il “non esistente”. Il documentar­io, infatti, non mette in mostra la guerra bensì un racconto sulla guerra che parte dal convincime­nto degli americani alla sua legittimit­à (impagabili le sequenze deltri oC hapl in-Pi ckford-Fairbanks che aizzano la folla a “sentire” il patriotti- smo bellico, col New York Times a titolare “I divi di Hollywood spiegano alla folla come si fa a vincere la guerra”) e arriva alle messe in scena operate in Italia di cui sopra, passando per le geniali trovate di George E Creel, l’inventore della propaganda di guerra fatta di parate magniloque­nti, divise luccicanti, carri armati tirati a specchio.

IL PUNTO È CHE gli americani del primo Novecento “non erano addestrati alla guerra”, dichiarava lo stesso presidente Wilson e avevano paradossal­mente più dimestiche­zza con l’immaginazi­one, con l’universo della finzione e dei racconti, preludio all’in dustria del Sogno (americano) sulla quale stavano già fondando la propria coscienza collettiva. L’impatto con l’Europa dei 2 milioni di soldati statuniten­si – i“Doughboys”– fu uno choc, persino per quel mini reggimento propagandi­stico giunto in Italia. “Nessuno ha sofferto più dell’Italia in questa guerra”, osservava Merriam nel 1919 testimonia­ndo un popolo piegato da un sacrificio atroce.

Gli “Yanks” avevano imparato che il mestiere della guerra moderna non era il cinema di Griffith (costretto a ricostruir­la sui set perché ormai era tutto “fango e acciaio”) e si avviavano così a diventare i più attrezzati e temibili del mondo.

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Il documentar­io “Come vincere la guerra” è prodotto e distribuit­o dall’Istituto Cinecittà-Luce
Materiale d’archivio Il documentar­io “Come vincere la guerra” è prodotto e distribuit­o dall’Istituto Cinecittà-Luce

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