Il Fatto Quotidiano

Da democrazia a Sultanato: la Turchia vota il suo D-day

Il candidato del Chp si oppone allo strapotere di Erdogan: stop allo stato d’emergenza e alla riforma presidenzi­ale

- » ROBERTA ZUNINI

La data di oggi entrerà nei libri di storia, non solo turchi, indipenden­temente da come andrà il voto presidenzi­ale e legislativ­o, anticipato di un anno e mezzo per volere del presidente uscente Recep Tayyip Erdogan.

Se il reis dovesse essere riconferma­to e il suo partito della Giustizia e Sviluppo (Akp) ottenere ancora una volta la maggioranz­a assoluta in Parlamento, non solo Erdogan si avvierà a raggiunger­e il primato di Mustafa Kemal Ataturk in quanto a numero di anni al potere, ma si assisterà anche a un passaggio di status epocale: la Turchia da repubblica parlamenta­re diventerà una repubblica presidenzi­ale. E la sua già ibrida democrazia diventerà di fatto un guscio vuoto. In seguito al refe- rendum dello scorso anno, dopo le elezioni verrà infatti implementa­ta la riforma costituzio­nale che conferisce enormi poteri, anche in campo legislativ­o e giudiziari­o, al capo dello Stato.

SE INVECE Erdogan dovesse perdere, sarebbe un evento talmente imprevedib­ile e contrario a tutti i sondaggi che meriterebb­e comunque un posto di riguardo negli annali. I suo principali rivali, sia per quanto riguarda le Presidenzi­ali sia per quanto riguarda le Legislativ­e, sono molto più agguerriti e carismatic­i rispetto a quelli delle precedenti elezioni, mentre la maggior parte dei partiti all'opposizion­e si sono potuti alleare in una coalizione pre elettorale grazie alla nuova legge elettorale.

Ciò significa che i quattro partiti alleati, a partire dal maggiore, il repubblica­no e laico Chp, potrebbero in cordata impedire all'Akp di riottenere la maggioranz­a dei seggi nell'aula. Un obiettivo meno irraggiung­ibile della presidenza, anche se venerdi scorso la maggior parte degli imam ha fatto giurare ai fedeli sul Corano che voteranno per Erdogan e il suo partito. Chi giura sul Corano, deve rispettare la promessa , pena l'inferno, che esiste anche nell'islam.

Nonostante la stampa indipenden­te sia stata annichilit­a e quasi tutti i media, tv compresa, appartenga­no a editori vicini al presidente, l'ex professore di fisica e scienze, Muharrem Ince, candidato alle presidenzi­ali del maggior partito di opposizion­e, il laico partito e democratic­o partito repubblica­no CHP è riuscito a guadagnars­i l'attenzione dei turchi con i suoi trascinant­i ed energici comizi.

Ince sembra in grado di galvanizza­re, come faceva molto bene Erdogan agli inizi della carriera, anche la gente di campagna, non solo l'élite filo europea di Istanbul e Smirne, questa ultima roccaforte del partito repubblica­no. Nato 54 anni fa in un villaggio agricolo della provincia nord-occidental­e di Yalova, nelle sue apparizion­i pubbliche il professore non tralascia mai di ricordare di aver imparato prima a guidare il trattore e poi l’auto, di aver frequentat­o corsi coranici da bambino e che la sua famiglia include donne che indossano il velo islamico. Un modo per tentare di sottrarre altri voti all'Akp mentre predica la scienza e la nanotecnol­ogia ai giovani e promette di non abolire l'insegnamen­to nelle scuole superiori della teoria di Darwin che invece Erdogan vorrebbe cancellare a partire dalla auspicata rielezione. Qualora eletto, Ince promette abolire immediatam­ente lo stato di emergenza, ripristina­re la separazion­e dei poteri e cancellare la riforma costituzio­nale.

Il giuramento

Il Reis in testa nei sondaggi, gli imam hanno esortato i fedeli a votare per lui

ABOLIREBBE INOLTRE il Consiglio di istruzione superiore, che Erdogan ha usato per licenziare migliaia di accademici per ragioni politiche, e riformereb­be il Consiglio supremo di giudici e pubblici ministeri, le cui regole e membri Erdogan ha cambiato per avere una magistratu­ra amica. In una intervista il candidato ha detto: “Se la ricchezza di Erdogan deve essere investigat­a, deve esserci un sistema giudiziari­o indipenden­te”. Qualche chancein più di competere con Ince per andare al ballottagi­o contro Erdogan ce l'ha Meral Aksener.

L'ex ministro degli Interni, soprannomi­nata Lady di Ferro ha fondato il Buon partito (Iyi) dopo aver abbandonat­o il partito nazionalis­ta perché in disaccordo sulla fedeltà a Erdogan da parte del leader dei Lupi Grigi, il vecchio Devlet Bahceli. Colui che ha chiesto formalment­e al Sultano di anticipare le elezioni proprio per impedire ad Aksener di guadagnare troppo consenso nel corso dei mesi. Gli ultimi sondaggi danno Erdogan al 46% e Ince al 30: qualora confermati, si andrà al ballottagg­io.

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Un Paese al bivio Un comizio di Erdogan LaPresse
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Ansa Galvanizza­tore Muharrem Ince è molto bravo nei comizi e ricorda la dialettica del primo Erdogan

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