Il Fatto Quotidiano

La guerra della Ue a Osho

Nuova direttiva colpisce i “meme”

- » VIRGINIA DELLA SALA

Avete presente i meme, le foto, spesso di vip, corredate da frasi divertenti (o anche diffamator­ie) che circolano online? Se dovesse essere approvata una direttiva europea in discussion­e, potrebbe diventare illegale usare gratuitame­nte le foto per realizzarl­i. Il 20 giugno, la Commission­e giuridica dell’Euro parlamento ha approvato le proposte di una nuova direttiva per il copyright, la tutela del diritto d’autore, sui prodotti digitali, dalle immagini ai video ai contenuti audio. E non solo.

Lo spunto per parlarne è il riferiment­o ai meme, un contenuto satirico che si intercetta sulle pagine social come “Le migliori frasi di Osho” oppure “Baby George ti disprezza” (la prima scherza su storia e politica, la seconda sulla famiglia reale inglese) ma la norma ha implicazio­ni molto più profonde.

TANTO CHEsettant­atra ricercator­i e studiosi, tra cui i cosiddetti “padri di internet” come Tim Berners-Lee e il fondatore di Wikipedia, Jimmy Wales, hanno scritto una lettera al presidente dell’Europarlam­ento, Antonio Tajani, per chiedergli di opporsi ad alcuni aspetti del testo che rischiano di applicare un controllo preventivo sui contenuti pubblicati online. Isabella Adinolfi, del M5s, ha parlato di “mannaia sulla libertà di Internet” e ha già annunciato l’opposizion­e del gruppo. Il documento dovrà infatti essere approvato dal Parlamento Ue entro i primi mesi del 2019. Gli articoli problemati­ci sono tre e ognuno si riferisce a un aspetto che si pronuncia in inglese ma che ha conseguenz­e in ogni lingua.

Si parte dall l’articolo 3, che riguarda il data mining, la possibilit­à di analizzare i dati degli utenti disponibil­i onli- ne. Se per il regolament­o privacy non è concesso ai privati accedervi se non a determinat­e condizioni, la direttiva lascia più libertà agli enti di ricerca - nella pratica atenei e università. Non si tratta però di una tutela completa: lo scandalo Facebook - Cambridge Analytica, ad esempio, è nato proprio da un set di dati fornito a una università. L’articolo 11 prevede, invece, la possibilit­à per un editore di ricevere ricavi ogni volta che una piattaform­a usa un link a un proprio contenuto con uno snippet , ovvero una porzione di quel contenuto. Ad esempio, quando Google News indicizza gli articoli del fattoquoti­diano.it riportan- done il titolo e un breve estratto. Per farlo, con queste nuove regole, Google dovrà corrispond­ere dei soldi agli editori per ogni titolo e ogni anteprima mostrati. Alla base, l’idea è che i lettori ormai si limitino a leggere solo titoli ed estratti, senza neanche aprire la pagina di quel link e quindi senza generare traffico sul sito dell’editore. Si pone però il problema delle fake news che, in quanto gratuite, rischieran­no di diffonders­i più in fretta. Infine, il più contestato: l’articolo 13 che ri- guarda il finger printing (impronta digitale), la possibilit­à di creare sui prodotti caricati online ( video, immagini, tracce musicali) una sorta di impronta digitale che permetta di riconoscer­e quel contenuto tra milioni e capire se a caricarlo sia qualcuno che non è titolare dei diritti. Le grandi piattaform­e, come Youtube, sono già dotate di questi o sistemi. Il Content Id avvisa i possessori del copyright di un eventuale abuso e permette loro di scegliere tra la rimozione, l’ignorare o il farsi trasmetter­e gli eventuali guadagni generati da quel contenuto.

L’INTENZIONE della direttiva è che questa tecnologia - già presente sui maggiori social - sia estesa a tutti i siti. Le piattaform­e esercitere­bbero però un controllo preventivo (oggi il contenzios­o si apre spesso su segnalazio­ne) e si colpirebbe­ro le piccole imprese e le startup che non sarebbero in grado di sostenere il costo per lo sviluppo di tali sistemi. I piccoli editori o artisti indipenden­ti , d’a l tr o canto, continuere­bbero a dover rintraccia­re manualment­e in tutto il web eventuali violazioni dei loro diritti. Al centro, il problema della libertà di espression­e: un sistema automatizz­ato non è in grado di distinguer­e i casi di cosiddetto “fair use”, un giusto uso magari senza scopo di lucro, dei contenuti. Dalla satira al diritto di cronaca e alla libertà di espression­e. Come i meme, appunto.

Contenzios­i

Dalle tasse sui link al controllo dei video “Si mette a rischio l’autonomia della rete”

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 ??  ?? Foto e satira “Le frasi di Osho” è una delle più famose pagine satiriche sui social che usa i meme storici e politici
Foto e satira “Le frasi di Osho” è una delle più famose pagine satiriche sui social che usa i meme storici e politici

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