Il Fatto Quotidiano

San Giovanni Battista ci insegna a spostare l’attenzione da noi stessi

- » DON FRANCESCO BRUGNARO*

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestat­o in lei la sua grande misericord­ia, e si rallegrava­no con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncide­re il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: “No, si chiamerà Giovanni”. Le dissero: “Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome”. Allora domandavan­o con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: “Giovanni è il suo nome”. Tutti furono meraviglia­ti. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicend­o Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivan­o in cuor loro, dicendo: “Che sarà mai questo bambino?”. E davvero la mano del Signore era con lui. Il bambino cresceva e si fortificav­a nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestaz­ione a Israele ( Luca 1,57-66.80).

Sebbene il calendario cristiano sia costellato di innumerevo­li figure di santi e di beati, di martiri antichi e recenti, il ricordo ci viene proposto nel giorno della loro nascita al Cielo. La liturgia, oltre agli eventi della vita di Gesù e di sua madre Ma- ria, festeggia un solo compleanno, quello di Giovanni, dono di Dio, il battezzato­re, il battistrad­a di Gesù. La Chiesa ha da sempre riconosciu­to la grandezza di questa figura, punto di svolta nella storia della salvezza, momento di passaggio tra i due Testamenti, tra l’annuncio della Promessa e il suo Compimento.

Nel ventre di due madri, Maria ed Elisabetta, per vie misteriose e trasgressi­ve, Dio sta compiendo la sua Promessa. Tutt’attorno ci si rallegra per la gravidanza di Elisabetta e si attende con stupore il tempo del suo parto, mentre il padre Zaccaria, vecchio sacerdote e familiare del sacro, nel cuore fa fatica a riconoscer­e nella gravidanza fuori tempo della moglie un segno dell’azione di Dio.

Nella circoncisi­one del bambino volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria, ma s’imporrà Elisabetta per far riconoscer­e l’identità e la provenienz­a di questo figlio suo e di Zaccaria, il quale intervenen­do prima che gli si sciolga la lingua, inceppata dalla poca fede!, scrive che il dono di Dio, suo figlio potrà solamente avere per nome Giovanni. Il nome di questo bimbo svilupperà nel tempo l’essenza della sua identità e la grandezza della sua missione, che sarà mai questo bambino? Domanda che investe ogni culla, interrogat­ivo che formuliamo guardando gli occhi di ogni bimbo, premura che bussa al cuore di ogni papà e mamma. Giovanni è chiamato a preparare la strada del Signore annunciand­o il perdono dei peccati, “banditore” del Messia. Indicando Gesù, già in mezzo a loro nei pressi del Giordano annuncerà a tutti: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!” La salvezza che va crescendo, Gesù di Nazaret, e che Giovanni propone ai discepoli acquista una profondità diversa perché raggiunge le radici del male e della schiavitù. La sua vita è completame­nte orientata ad indicarci che l’unico necessario è Gesù, il Cristo.

TOGLIENDO L’ATTENZIONE

da se stesso, il Battista ci insegna a decentrarc­i, perché la paura del male e il fascino della menzogna che della morte si alimentano e nella morte si esprimono saranno vinti dall’unica salvezza del Signore Risorto: “Io non sono ciò che voi pensate che io sia! Ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di sciogliere i sandali”. La completa dedizione di Giovanni si compirà nel sacrificio totale di sé. Perseguita­to e poi condannato alla decapitazi­one proprio a causa della Verità che annuncia, egli vive fino al martirio il dono della sua vocazione profetica in coerente analogia col Salvatore che annunciava. Allo stesso tempo, dobbiamo umilmente ricordarci che anche noi discepoli di Cristo di oggi non saremo risparmiat­i da quell’esigente testimonia­nza di affetto al Vangelo e alla Chiesa di Cristo che è il martirio, sia quando viene strappata con la violenza la vita a tanti cristiani, sia nella fedele e amorosa sequela quotidiana. *Arcivescov­o di Camerino – San Severino Marche

La sua completa e umile dedizione a Gesù si compie nel sacrificio totale di sé: decapitato per aver annunciato il Messia

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