Il Fatto Quotidiano

“Seleção, ci vuole più gioco, più futebol” Il ‘90° minuto’ del detenuto Inácio Lula

L’ex presidente dal carcere commenta, con messaggi epistolari, le partite per il Canal Tvt

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necessario mostrare più gioco, più futebol . Vi ricordate che, dopo la partita d’i n au g u ra z i on e contro la Svizzera, avevo portato l’attenzione sulla possibilit­à che il piccolo David potesse vincere il gigante Golia? È ciò che stava quasi per accadere nella partita contro la Costa Rica. Se la partita non fosse terminata ai tempi supplement­ari, il risultato sarebbe stato un pareggio. Grazie al temporeggi­are degli avversari, il Brasile è riuscito a fare due gol. Dobbiamo riconoscer­e che la squadra non ha nuovamente giocato bene e Tite lo sa. Non ha giocato bene, perché l’avversario non ha voluto che lo facesse e sarà così in tutte le partite. Nessuno vuole perdere contro il Brasile”.

È il commento calcistico di un singolare, amato e odiato brasiliano, il quale invia i suoi pezzi non attraverso la Rete, ma scrivendo lettere a un amico. Si tratta di Inacio Lula da Silva, l’ex presidente che – nonostante si trovi in prigio- ne per una condanna di 12 anni per corruzione – commenta dalla sua cella le partite della selezione brasiliana nel Mondiale. “Nelle sue analisi, Lula è sincero. Non è compromess­o con nessuno, perché, al contrario degli altri reporter, non è legato agli sponsor”, afferma Cintia Salomão Castro, giornalist­a brasiliana. Lula, secondo le statistich­e, continua a essere l'irrefutabi­le candidato favorito per la maggioranz­a degli elettori brasiliani alle presidenzi­ali brasiliane del 7 ottobre.

Venerdì il ministro del Supremo tribunale federale, Luiz Edson Fachin, ha archiviato la richiesta della difesa di Lula, la quale aveva, per l’ennesima volta, sollecitat­o che l’ex presidente scontasse la pena agli arresti domiciliar­i. Gli avvocati hanno fatto ricorso. L’ex presidente – secondo Castro – è un vero esperto di calcio che esprime nei commenti sportivi quello che popolarmen­te pensano i brasiliani.

LULA ASSISTE alle partite in television­e nella sua cella, ma la direzione carceraria non permette d’intervista­rlo. La legge, però, non proibisce ai detenuti di scrivere agli amici, come nel caso di José Traiano, il cronista sportivo che riceve le lettere di Lula che sono lette in onda su Canal Tvt. Dopo il debutto con la Svizzera, Lula aveva commentato: “La partita d’esordio del Brasile conferma un vecchio detto del calcio: le eliminator­ie sono una cosa, il Mondiale un’altra”. E su Neymar: “Non gli hanno permesso di giocare, commettend­o falli su falli. Lui provava a portare palla, ma non ci riusciva. La partita dell’avversario è stata questa: non farci giocare”. L’escamotage calcistico serve per alimentare non solo il mito del lulismo, ma anche la candidatur­a di Lula, giacché il Tribunale supremo elettorale non ha ancora invalidato la sua corsa alla presidenza del Brasile. I commenti dell’ex metalmecca­nico toccano l’esclusiva selezione brasiliana, calciatori miliardari, sempre più lontani dal popolo e dai mitici jogadores del passato, come Pelé, Garrincha, Socrates, Cerezo e altri distanti dai vari Neymard’oggi, i quali vivono ricchi in Europa e scollati dalla devastante crisi socio economica del Brasile.

“L’evidente mancanza d’interesse della gente per il mondiale di calcio è dovuta al momento cui viviamo, a questa crisi che lascia la gente senza motivazion­i, depressa e senza voglia di celebrare” afferma Cintia Salomão. Secondo Datafolha il calcio non è più la passione nazionale del Brasile.

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