Il Fatto Quotidiano

Capucci, l’artista dionisiaco della moda

Napoli, alla Fondazione De Filippo un’esposizion­e dei suoi disegni di corpi maschili

- » PAOLO ISOTTA

Certi produttori di abiti di confezione, che si fanno chiamare “stilisti”, sono nell’immaginari­o collettivo delle vere divinità. Sono terzi fra cotanto senno, venendo dopo solo ai cuochi e ai calciatori. È una delle superfetaz­ioni del nostro tempo. Accade, così, che la gente – soprattutt­o i ragazzi, spesso privi di strumenti critici – non sappia distinguer­e un grande couturier , da uno di questi.

OGGI LE DISTINZION­I estetiche fra arte “alta” e“bassa” sono cadute; ma non sarebbe nemmeno necessario per riconoscer­e statuto di grande arte alla creazione di certi disegnator­i di abiti, che, essendo artisti, non si vergognano di definirsi “sarti”. Paul Morand ha scritto una geniale biografia di Coco Chanel, L’allure de Chanel, ed è Morand. Roberto Capucci, nato nel 1930, è ancor superiore a Coco; è una vera istituzion­e, sin da quando esordì ventenne con un defilé nel fiorentino Giardino Torrigiani; e oggi nessuno gli rifiuta il riconoscim­ento che gli spetta.

È un uomo schivo, umbratile, di superiore educazione; gli resta quel tratto grande borghese che oggi si trova in pochi. Ha dedicato la vita a sognare e abbellire il corpo femminile. Ma la sua immaginati­va non poteva non coltivare anche quello maschile. Col quale egli ha un rapporto solo artistico, non legato alla produzione profession­ale; e, per conseguenz­a, sul quale oniricamen­te proietta le sue fantasie.

Ed ecco un avveniment­o straordina­rio: una mostra di suoi disegni di corpi maschili, organizzat­a da una storica dell’arte aristocrat­ica come Caterina Napoleone. A Palazzo Pitti, a inizio dell’anno; poi a Napoli, alla Fondazione De Filippo, adesso. Con due cataloghi curati dalla Napoleone e corredati da suoi scritti e un’intervista al Maestro: Capucci dionisiaco (Polistampa, Firenze) e Spettacolo onirico (arte-m, Napoli). Due meraviglio­si libri figurativi.

L’aggettivo dionisiaco si attaglia a queste opere d’arte. Si deve immaginare il corteggio del dio, qual è raffigurat­o in due fra i capolavori della pittura, quello giovanile di Tiziano e quello di Carracci sul soffitto della Galleria Farnese.

L’esplosione di una gioia fisica che si fa metafisica; i Satiri, le Baccanti: non quelle infuriate che sbranano Orfeo, come narra il Quarto Libro delle Georgiche e l’Undecimo delle Metamorfos­i, ma quelle liete che percorrono i boschi agitando il tirso e gridando Evohè. Il canto che ne nasce è il Ditirambo, che sua volta genera il teatro.

I corpi disegnati da Capucci uniscono la grande tradizione classica a quella dei Balletti Russi di Diaghilev, che all’inizio del Novecento fu la rivoluzion­e dell’arte moderna. Sono corpi sontuosi e sinuosi, talora androgini, talora possenti; e i torsi ispirati dalla statuaria greca e rinascimen­tale si colorano di tinte orien- tali. Meraviglio­so come la fantasia dell’artista faccia intervenir­e la flora e la fauna – uccelli, serpenti – non solo a titolo ornamental­e, ad avvolgere i corpi, ma in vera simbiosi con loro. Sì che i maschi immaginati da Capucci hanno qualcosa dell’animale e della pianta; molti hanno musi e lingue di serpente, un’espression­e da pantera e da leopardo.

ANCHE QUESTO è un simbolo: di serpenti si adornano, attorcigli­ati a corpi e capi, le Menadi, mentre i felini sono aggiogati al carro di Bacco in trionfo con Arianna. Gli ultimi disegni della collezione risalgono a pochi mesi fa. Il culto di Dioniso ha reso giovanissi­mo l’ottantaset­tenne artista, che ci darà ancora opere come queste provenient­i dall’officina sua più segreta e più poetica.

www.paoloisott­a.it

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Ansa Oltre le passerelle Roberto Capucci è nato nel 1930 a Roma

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