Il Fatto Quotidiano

Giuseppe Iorio

- » PATRIZIA DE RUBERTIS

Giuseppe

Iorio è la gola profonda di Report (Rai3) che nella puntata del novembre 2014 ha aperto la strada all’inchiesta sullo sfruttamen­to nel mondo della moda italiana: i big, andando a delocalizz­are all’estero, hanno provocato la morte di centinaia di laboratori artigianal­i.

Si sente un pentito?

No, piuttosto un Caronte. Dopo aver lavorato per oltre 30 anni per aziende e multinazio­nali che trattano le grandi firme del Made in Italy (Moncler, Vuitton, Versace, Ittierre e altri) quando ho capito che qualcosa stava cambiando non ce l’ho fatta a rimanere in silenzio. Ma voglio fare una precisazio­ne.

Quale?

Non sono io che ho acceso il faro sulla pratica dello spiumaggio e sui maltrattam­enti sulle oche per la produzione dei piumini Moncler. Io ho solo portato le telecamere in una delle fabbriche del “Re della piuma” d el o c al i z za t e nell’Est Europa dimostrand­o che anche se non è illegale produrre all’estero, è inaccettab­ile l’avidità di questi imprendito­ri che per risparmiar­e poche decine di euro, su capi d’abbigliame­nto che vengono vendute a centinaia di euro, stanno affossando un’eccellenza italiana.

Cosa è cambiato dopo la puntata di Report? Niente. Non è stata presa un’iniziativa né politica né commercial­e. Stiamo parlando di un settore che continua a nutrirsi di ombre, la manodopera nascosta nei laboratori nell’Europa più profonda, e le mille luci delle vetrine scintillan­ti dove vengono esposti dei capi che rappresent­ano il Made in Italy, fiore all’occhiello della nostra economia, mentre tolgono dignità e speranza agli artigiani.

Fumo negli occhi ai clienti.

Una volta passato il messaggio che un abito firmato è un oggetto del desiderio, il “creativo” si garantisce una sorta di impunità: non importa più di cosa sia fatto quel capo e dove sia stato realizzato. Ma questo desiderio di indossare la griffe,

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 ??  ?? L’autore Giuseppe Iorio
L’autore Giuseppe Iorio

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