Il Fatto Quotidiano

La sinistra di “Amlo” questa volta è pronta a prendere il Messico

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LA più di 20 punti di distacco si fermerebbe Ricardo Anaya, candidato della destra democristi­ana Sarebbe fuori dai giochi Meade del Pri a terza volta è quella buona, recita un detto popolare in Messico. Che sembra valere per Andrés Manuel López Obrador, l’eterno candidato della sinistra messicana. Dopo aver perso le presidenzi­ali per un pugno di voti, e una gigantesca frode, nel 2006 e dopo una nuova sconfitta nel 2012 – sempre in salsa messicana, ovvero con urne controllat­e dal potere –, questa volta Amlo – dalle iniziali del suo nome – è lanciato verso il trionfo nelle elezioni di domenica 1° luglio.

ELEZIONI destinate a cambiare il volto del Messico secondo i più noti commentato­ri. Assieme al presidente della Repubblica, sono in ballo sia il rinnovo della Camera e del Senato, sia una serie di cariche pubbliche di rilievo, compresi i 32 governator­i dei vari Stati: in tutto più di 3000 alti funzionari. E il candidato di Morena (Movimento di rigenerazi­one nazionale) è in testa in tutti i sondaggi. Per la poltrona di presidente, Amlo raddoppia le preferenze del candidato della destra ( Pan) Ricardo Anaya (50% contro 27%) e surclassa l’uomo del partito al governo (Pri) José Antonio Meade, che raccoglie il 20% delle preferenze di voto. Per Camera e Senato, Morena si presenta in allenza (“Juntos Haremos Historia”) con la destra democristi­ana Encuentro Social (Pes) e il Partito del trabajo (Pt) e raccoglie il 46% delle intenzioni di voto, sufficient­e per il controllo del Congresso dato il sistema elettorale maggiorita- rio. Le presidenzi­ali in Messico non prevedono un secondo turno. Dunque, se queste previsioni si avvererann­o, López Obrador avrà in pratica tutte le leve del potere.

Niente male per il 64enne politico e scrittore della sinistra che da più di un ventennio è all’opposizion­e, adorato da folle di umili ma ferocement­e avversato dai poteri forti, che dalla rivoluzion­e costituzio­nale del 1917 in Messico hanno sempre fatto il bello e (soprattutt­o) il cattivo tempo. Che cosa è cambiato in questa ultima campagna elettorale? Elio Masferrer specialist­a in temi religiosi ha la sua spiegazion­e: “Senza dubbio López Obrador è colui che meglio ha saputo costuire l’immagine di quello che noi chiamiamo ‘il candidato (timoroso) di Dio’, fattore che in Messico è assai importante”.

In un Paese dove il 95% della popolazion­e è cattolica o evengelica e dove il 40% dell’elettorato dichiara di preferire dare il voto a un credente, i riferiment­i religiosi abbondanti nei discorsi di Amlo fanno la differenza. “López Obrador si è impegnato negli ultimi anni a costruirsi un’immagine di messia, fortemente criticata dal settore laico ma che risulta attrattiva per molti credenti”, sostiene Masferrer. Naturalmen­te un animale politico come Amlo ha saputo coniugare questa sorta di sintesi tra marxismo e cristianes­imo con proposte che hanno avuto l’appoggio di un importante settore della Chiesa cattolica, come pure delle Chiese evangelich­e. Il suo piano di amnistia con lo scopo di pacificare il

UN PAESE CATTOLICO ED EVANGELICO Lo studioso di religioni Elio Masferrer: “Il favorito si è costruito l’immagine del candidato di Dio”

Paese – dove la guerra al potentissi­mo e spietato narcotraff­ico ha causato centinaia di migliaia di vittime, una corruzione generalizz­ata e la militarizz­azione dello Stato con grave scapito dei diritti umani, senza peraltro eliminare il potere dei cartelli delle droghe in vari Stati del Messico – si ispira apertament­e al progetto di riconcilia­zione e perdono della Conferenza episcopale messicana (più di cento fra vescovi e arcivescov­i) che priorizza i problemi dalla violenza – quattro omicidi all’ora, secondo le ultime statistich­e – e insicurezz­a, dalla povertà e lotta alla corruzione all’impunità, ad altri temi, come politica economica e sviluppo. Secondo Masferrer, “è vero che in Morena confluisco­no quadri della vecchia sinistra messicana marxista. Però oggi il partito si nutre della base cattolica progressis­ta, che viene dalla Teologia della liberazion­e e dalle comunità ecclesiali di base”.

È una tesi che non convince lo storico Alejandro Rosas. Le piaghe del Messico – diseguagli­anza galoppante, violenza

SUL QUOTIDIANO spagnolo País, il politologo Zepeda Petterson sostiene una tesi differente: “Il corpus ideologico (di Amlo) è quantomeno ambiguo: la sua ostilità verso le politiche neoliberis­te, un atteggiame­nto quasi compulsivo contro la corruzione e una forte determinaz­ione a cambiare

MACERIE SUL TERRENO

La guerra al narcotraff­ico ha causato centinaia di migliaia di vittime e una corruzione dilagante Il ritratto su El Pais “Più che a Chavez o a Castro somiglia alla figura del populista argentino Perón”

la storia a favore dei poveri non si combinano con una militanza di sinistra, come fu il caso di Chávez, o al radicalism­o di Fidel Castro. La sua capacità di attuare alleanze tattiche con partiti differenti, oltre all’abilità nel negoziare con le potenti centrali sindacali, mi fanno più pensare alla figura del populista argentino Juan Peró”. Castro, Chavez, Perón, una sorta di messia marxista: quello che appare probabile è che López Obrador potrà cambiare il volto della politica messicana.

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LaPresse Presidente uscente Finita l’era di Enrique Peña Nieto e forse del suo partito
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