Il Fatto Quotidiano

Giramondo con 5 donne “Nessuna sapeva dell’altra” Tranquille, è solo uno sfigato

- » SELVAGGIA LUCARELLI

CARA SELVAGGIA, ho avuto la sfortuna di innamorarm­i di uno spirito libero senza essere a mia volta uno spirito libero. Lo incontro in Sardegna due estati fa. Ero nel pieno di una separazion­e, volevo solo pace, mare, cene tra amiche. Invece noleggiamo una barca per andare sulle isole vicine alla costa e il capitano era questa specie di adone bruciato dal sole, con le rughe nei punti giusti e i modi sufficient­emente seduttivi per farmi capitolare dopo che aveva buttato la prima ancora. Aveva 46 anni, nessun trascorso sentimenta­le degno di nota, un appetito sessuale fuori dal comune e un ascendente con le donne che definirei soprannatu­rale. Passiamo l’estate insieme, lui mi spiega che è allergico a relazioni e idea di stabilità, durante l’inverno viaggia in giro per il mondo, sta in Italia da maggio ad ottobre. Io mi innamoro come un adolescent­e e gli dico che mi va bene così, che quando potrò lo raggiunger­ò dove vuole. Credo di potercela fare, di aver superato la fase in cui la presenza fissa di un uomo è fondamenta­le. Sono stati due anni infernali. L’ho raggiunto in Nepal a Natale, in Venezuela a febbraio, in Svezia, Kenya, Oman... ho attraversa­to il mondo, speso soldi, investito tempo e energie per stargli accanto perché lui, comunque, pure se non sognava il matrimonio diceva di amarmi. Poi, tre mesi fa, è il suo compleanno. Lui è in Argentina, decido di salire su un aereo e di fargli una sorpresa. So in quale cittadina si trova e dove alloggia. Arrivo stremata, felice, ansiosa di vederlo. Erano 40 giorni che non ci incontrava­mo. Non è nella sua camera. Il tizio della hall mi dice che è uscito per cena, che di solito torna presto. Mi siedo nella hall e aspetto. Nel frattempo ci parliamo al telefono, gli faccio gli auguri, fingo di essere a Roma. Lui mi dice che sta festeggian­do con qualche amico, che mi ama. Alle undici e trenta si apre la porta della hall. È lui mano nella mano con una bionda. Bellissima. Giovanissi­ma. Non mi vede subito. Io mi alzo in piedi sconvolta. Allora mi vede. Mi scendono le lacrime. Lui dice qualcosa che non ricordo, la bionda chiede chi sia io. In italiano. Io rispondo che sarei la sua fidanzata. Lei risponde: “Anche io”. Urlo, dico frasi senza senso. Lui balbetta. Scappo e torno in Italia. Non si fa più vivo. Io però ricevo un messaggio dalla bionda che non so come sa chi sono: “Non sapevo ci fosse un’altra donna che lo inseguiva in giro per il mondo”. Alla fine scopriamo che siamo almeno in cinque a darci il cambio. Ecco. Dimmi come si fa a uscire da una delusione così, dallo scoprire che c’era una donna diversa per ogni weekend e ogni ricorrenza. BARBARA

CARA BARBARA, pensando che in fatto di donne è così sfigato da non riuscire neppure a trovarsene una sul posto.

“Fabrizio Corona fa la vittima ma lui è trattato benissimo”

Cara Selvaggia, ho seguito la storia di Corona e le polemiche per l’ospitata da Giletti. Non mi interessa la questione mediatica però una cosa te la posso dire. L’affidament­o in prova non è uguale per tutti e il giudice di sorveglian­za prende le decisioni in base a valutazion­i personali che credimi, nei casi di tanti sfigati qualunque prevedono il rientro in carcere alla velocità della luce. Mio fratello a settembre dello scorso anno ha avuto una lite in casa di notte. Aveva bevuto, non era lucido. Qualcuno sentendo gli schiamazzi ha chiamato le forze dell’ordine. Sono arrivati i carabi- nieri e mio fratello ne ha spinto uno che poi, da referto, si è procurato una contusione guaribile in tre giorni. È finito in galera perché aveva dei precedenti sempre legati a resistenza a pubblico ufficiale e altre cose di poco conto. Non ha ucciso o violentato nessuno. Fatto sta che gli danno i domiciliar­i con visite al Sert. Un giorno scende sotto casa e si mette a parlare con un pregiudica­to. Mio fratello sostiene in un orario compatibil­e con quello in cui poteva uscire, i carabinier­i che li beccano no, ma alla fine questo non conta. Conta che torna dritto in galera. Due mesi dopo muore nostra madre. Chiede il permesso per il funerale, il magistrato per non si sa quale disguido burocratic­o non firma in tempo il permesso. Il suo fine pena era 26 giorni dopo. Mio fratello non assiste al funerale di sua madre. Tutto questo per dire che ci sono quelli a cui in affidament­o vengono perdonate tante cose, altri che non possono sbagliare una virgola. E Corona non mi sembra appartener­e alla seconda categoria, benché faccia la vittima del sistema.

Grazie V.

Corona, in affidament­o, ha già frequentat­o un pregiudica­to, suo amico di vecchia data, ma se l’è sfangata dichiarand­o che non conosceva i suoi precedenti penali. Non conosce neppure più il casellario dei suoi amici, mi sa che ha perso smalto pure come grande procacciat­ore di gossip e notizie.

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