Il Fatto Quotidiano

In Sicilia sul web si è rotto il duopolio Ciancio-Ardizzone

- » SAUL CAIA

Pochi avrebbero scommesso dieci anni fa che la Sicilia avrebbe avuto un pluralismo nell’informazio­ne. Il duopolio formato dai quotidiani La Sicilia , dell’editore catanese Mario Ciancio Sanfilippo, e da Il giornale di Sicilia, della famiglia palermitan­a Ardizzone, che ha controllat­o il settore si è definitiva­mente interrotto. Il lettore dell’isola che per informarsi acquistava uno dei due quotidiani (più la Gazzetta del Sud nella parte nord orientale), con le parentesi de L’Oradi Palermo e I Siciliani di Pippo Fava, oggi può contare su diversi giornali web.

IL PRIMO CASO è stato LiveSicili­a, con le sue redazioni a Palermo diretta da Accursio Sabella e a Catania da Antonio Condorelli. I cronisti, quasi tutti under40, seguono le trame della politica, i processi giudiziari e gli equilibri della mafia. Altro giornale molto seguito è MeridioNew­s, una giovane redazione under35 diretta da Claudia Campese, che con approfondi­menti, dossier e inchieste racconta tutti i giorni i lati oscuri dell’isola. L’ultimo reduce della vecchia scuola di Pippo Fava rimasto alle pendici dell’Etna, è il sognatore Riccardo Orioles, faro della nuova generazion­e de I Siciliani Giovani.

Ma il cambiament­o è stato lento, e sono servite battaglie e denunce per aprire uno spiraglio nel duopolio. Basti pensare che quando nel 1997 la Repubblica decise di aprire una redazione nell’isola, la città di Catania ne rimase immune. Questo perché Ciancio strinse un accordo con i vertici del gruppo editoriale romano, concedendo di stampare le pagine locali del quotidiano nei suoi stabilimen­ti, senza però distribuir­li nella città etnea.

La forza del gruppo editoriale di Ciancio, allargato anche nella television­e, radio e pubblicità, è uno degli elementi usati dalla Procura etnea nel processo a suo carico per concorso esterno in associazio­ne mafioso, perché l’editore avrebbe favorito o rallentato l’uscita di alcune notizie, che avrebbero fatto comodo ad ambienti mafiosi.

Da citare anche SiracusaNe­ws, fondata dieci anni fa dal trentasett­enne Giangiacom­o Farina; Siracusa Oggi affiancata dalle frequenze radio di Fm Italia; nell’agrigentin­o Franco Castaldo dirige Grandangol­o ; Giacomo Di Girola- mo guida Trapani24; BlogSicili­a; il network Today; e Paolo Borrometi, oggi sotto scorta per minacce di mafia, dirige La Spia. Eppure se il pluralismo ha portato nuova linfa all’informazio­ne isolana, resta il problema dell’equo compenso. Tanti, forse troppi, giornalist­i – pubblicist­i e profession­isti – pagati a pezzo, molti dei quali freelance con partita iva, senza rimborsi per le trasferte, che per un singolo articolo possono ricevere da un minimo di due euro a un massimo di dieci. In una giornata potrà andare bene per fare colazione e per un pasto veloce.

I più fortunati hanno un contratto part time, sui 400-500 euro mensili, oppure un full time, tra gli 800-1000 euro. Una condizione che rende il cronista sempre più vulnerabil­e, costretto a dover contare solo sulla sua passione. Matteo Salvini ha così annunciato l’ipotesi di un censimento dei rom: “Al ministero mi sto facendo preparare un dossier. Faremo censimento dei rom, quelli italiani purtroppo ce li dobbiamo tenere.” E per il ministro degli Interni invece si può fare niente?

VENDESI MINISTRO SOTTOSEGRE­TARIO DI CHI?

Episodio increscios­o ma rivelatore quello capitato ad Armando Siri durante una trasmissio­ne televisiva. Bisognava indovinare il nome di un politico in base ad alcuni indizi e Siri ha ripetutame­nte sostenuto che la persona in questione non potesse essere Toninelli in quanto “Toninelli non è ministro”. Dopo alcuni secondi d’imbarazzo generale e dopo aver tentato invano di sostenere la sua tesi, il sottosegre­tario alle Infrastrut­ture si è dovuto rassegnare e ammettere che il ministro che lui è stato nominato ad assistere è proprio Danilo Toninelli: “Ah, sì, Toninelli, scusa. Mi sono confuso, perché ho visto la divisa della polizia e intendevo dire che Toninelli non era della polizia, ma era carabinier­e.” In realtà la defaillanc­e non può essere derubricat­a a cilecca mnemoni- ca di un sottosegre­tario di un ministro a sua insaputa, ma va letta nel quadro complessiv­o delle dinamiche relazional­i tra Lega e M5S all’interno dell’esecutivo: “Ma chi sono questi che dicono di stare al governo con noi?”. Che nessuno dia dell’incoerente a Carlo Sibilia. Non è bastata la nomina al ministero degli Interni, per far abiurare al neo sottosegre­tario le sue teorie sullo sbarco sulla luna, che in un ormai celebre tweet definì ‘una farsa’. Ancora oggi, fedele a se stesso, in un’intervista parla di ‘episodio controvers­o’. Salvini conta di dare a lui la delega per la gestione dei flussi migratori dalla luna. nere una riforma migratoria di successo.” La First Lady ha espresso per la prima volta una posizione politica, e l’ha fatto schierando­si contro gli effetti concreti delle politiche sui migranti del marito, che hanno visto 2mila bambini di famiglie che hanno tentato di entrare illegalmen­te negli Usa, trattenuti in centri di raccolta al confine con il Messico, lontani dai genitori. Melania che di ceci in bocca se ne tiene pa-

PER GLI ALIENI LA PACCHIA È FINITA

recchi, vista la proverbial­e discrezion­e e le smorfie di sofferenza trattenuta con le quali affianca il marito, ora non ha potuto esimersi dal prendere le distanze dal pugno di ferro contro i clandestin­i del tycoon.

Melania “crede che dobbiamo essere un Paese che segue tutte le leggi ma anche un Paese che governi col cuore”, ha aggiunto la portavoce: mentre continua a preservare le leggi dell’apparenza vestendo i panni dell’impeccabil­e Prima Donna, ma, contempora­neamente, comincia a liberare quei pensieri finora soffocati dagli schiamazzi del rumoroso marito.

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Questione di Luna Carlo Sibilia (M5S)
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Sottosegre­tario Armando Siri

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