La scelta saggia dell’amicizia secondo gli antichi
Questa settimana, senza alcuna fatica, ricorro al testo dell’Etica Nicomachea di Aristotele, prova di greco per la maturità classica: “Dopo le altre virtù bisognerebbe trattare dell’amicizia: infatti essa è una virtù o implica virtù; e in più perché è assolutamente necessaria nella vita. Pur possedendo ogni sorta di bene, nessuno potrebbe vivere privo di amici. Sembra inoltre che soprattutto i ricchi e coloro che possiedono potere e cariche hanno bi- sogno di amici: quale utilità ci sarebbe di tali benefici se venisse loro tolta la generosità che va soprattutto rivolta agli amici ed è per questo assai lodevole? E come potrebbe essere protetta e salvaguardata senza gli amici? Inoltre, tanto più grande è, più è precaria. Nella povertà e nelle altre disgrazie si crede che l’unico rifugio siano gli amici. È di aiuto ai giovani perché evitino gli errori e agli anziani affinché siano assistiti e sostenuti per la mancanza di attività, è utile inoltre a coloro che sono all’apice della loro attività per le azioni sagge: “quando due persone agiscono unite” sono capaci di pensare e agire meglio. […] Si potrebbe osservare anche nei viaggi come ciascun uomo sia familiare e amico di un altro uomo. Sembra che l’amicizia tenga unite le città, e che i legislatori si diano da fare più per essa che per la giustizia; la concordia sociale in- fatti sembra essere qualcosa di simile all ’ amicizia, motivo per cui i legislatori tendono soprattutto a questa e stornino il dissenso sociale” ( Et. Nic. VIII.1155a). Scelta saggia, e oggi assai congrua, quella del tema dell’amicizia intesa dagli antichi con flessibilità e diversità dall’oggi: governanti, leggete i classici e bandite odio e disprezzo sociale!