Salvini, la figuraccia in Libia: “Niente hotspot, sono illegali”
Tramontata l’idea di identificare i migranti prima della partenza
■Blitz a Tripoli del vice-premier che non ottiene il sì a campi nell’ex colonia e definisce “retorica” il rapporto Onu sulle torture ai profughi. Il Viminale da l’ok all’ingresso nel porto di Pozzallo del mercantile con 113 immigrati a bordo. Resta in mare la nave dell’Ong Lifeline
Partenza da Roma alle 7 di mattina dopo la veglia elettorale per i ballottaggi; selfie d’ordinanza – a beneficio dei soliti social network – a bordo dell’aereo militare con destinazione Tripoli; visita lampo al governo ufficiale della Libia, a un centro migranti e ai soldati della missione italiana; ritorno precipitoso in patria per la conferenza stampa al Viminale delle 17 e 30. Non si può dire che nella prima vera giornata da ministro – finita la campagna elettorale – Matteo Salvini abbia risparmiato energie.
IL CAPO della Lega ha ripercorso i passi del predecessore Marco Minniti e ha incontrato il governo di Fayez al-Serraj, l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale. È il primo esponente dell’esecutivo gialloverde a farlo: a stretto giro toccherà al premier Giuseppe Conte, al vicepremier Luigi Di Maio e al ministro della Difesa, Elisabetta Trenta.
Salvini l’ha fatto a modo suo: nessuna missione segreta stile Minniti, ma un blitz ipermediatico tra foto, dirette Facebook e conferenze stampa. Risultati o ottenuti? Difficile dirlo. Il capo della Lega era partito con l’idea di proporre ai suoi interlocutori degli hotspot – centri per l’identificazione e l’e s am e delle domande dei richiedenti asilo – “ai confini a Sud della Libia”.
Il governo di Tripoli ha negato categoricamente che tali strutture possano essere accolte in territorio libico (“Sono contrari alla nostra legge”, ha dichiarato il vicepremier Ahmed Maiteeq). Salvini ha quindi specificato durante la conferenza stampa che gli hotspot proposti sono “ai confini fuoridalla Libia, quindi in assoluta coerenza con quanto dichiarato dal governo Serraj”. Gli Stati africani interessati sarebbero quattro, specifica il leghista: Sudan, Ciad, Niger e Mali. È possibile metterli d’accordo tutti? Per Arturo Varvelli – ricercatore dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazio- nale ed esperto di Libia – le previsioni del ministro d e ll ’ Interno sono decisamente ottimistiche: “Già la Francia aveva pensato di realizzare hotspot in Niger e Mali ma non è riuscita a farli, malgrado i rapporti molto stretti con quei Paesi. Mi pare che Salvini per ora non abbia una vera strategia ma stia navigando a vista”.
Il leader della Lega in ogni caso ha una discreta lista di successi da “vendere” a microfoni e telecamere: una conferenza di iniziativa italo-libica sull’immigrazione illegale da tenersi a settembre a Tripoli con i principali Paesi europei; la ripresa della partnership commerciale ed industriale tra i due governi – Roma definita “primo partner” dai nordafricani –, la “totale condivisione” di tre o quattro punti, compreso il “lamento dell’assenza dell’Unione europea” da parte degli stessi libici.
Anche da Tripoli filtra ottimismo. Così il colonnello portavoce della Forze della Marina, Ayoob Qassem: “Siamo soddisfatti della linea di Salvini, è il solo modo di spezzare la catena fra trafficanti e Ong”.
PER IL RESTO il ministro Salvini ha confermato il volto truce nei confronti di nemici ormai consolidati. Il primo, le Ong: “Sono fuorilegge” e le navi “vanno sequestrate, perché complici del traffico di esseri umani”. Il secondo, la Francia: “Il ministro degli Affari europei Nathalie Loiseau è un’ignorante. Nel senso che ignora la situazione di questa nave (la Lifeline, ndr) che ha agito in barba alle segnalazioni della guardia costiera italiana e libica. Aprano il porto di Marsiglia”. Macron, invece, “è 15 volte più cattivo di Orbàn: sui ricollocamenti l’Ungheria è inadempiente per 300 unità, la Francia per 9000 unità”.
Poi, sull’ipotesi di un ordine alla Marina di non rispondere più agli Sos dei barconi, ha risposto: “Chiedete a Toninelli, ma se fosse così avrebbe il mio totale sostegno”.
Intanto, nella nuova bozza delle conclusioni del prossimo vertice europeo (si terrà giovedì 28 giugno) rimane la norma sui cosiddetti “movimenti secondari” che aveva fatto infuriare il governo Conte: “gli Stati membri – si legge – devono prevedere tutte le misure legislative e amministrative necessarie per contrastare tali movimenti”. A perdere sarebbe ancora l’Italia, ma Salvini e gli altri per ora non hanno replicato.
(ha collaborato Nancy Porsia)
Scontro sulle navi “La ministra francese degli Affari Ue è un’ignorante: non sa di cosa sta parlando”
La bozza europea
In vista del vertice restano le norme sui “movimenti secondari” sgradite all’Italia