Il Fatto Quotidiano

Macché blocco navale: quote per i migranti

Milena Gabanelli La giornalist­a mette in guardia sulla linea dura nello stop agli sbarchi: “Se nel braccio di ferro muoiono 300 persone, che si fa?”

- » STEFANO FELTRI

Milena Gabanelli, un anno fa lei suggeriva la provocazio­ne di sbarcare i profughi anche a Nizza e Malta per costringer­e gli altri Paesi Ue a farsi carico dell’emergenza. Salvini sembra averla presa in parola.

Io suggerivo una cosa molto diversa, ovvero alle Ong stesse di fare un gesto dimostrati­vo per rimettere la questione sul tavolo di Bruxelles, in un periodo in cui in Sicilia ci sono stati fino a 8000 sbarchi in tre giorni, nella totale indifferen­za dell’E ur op a. Nell’ultimo anno i numeri sono completame­nte cambiati e Salvini ha chiuso i porti all’Aquarius il giorno delle amministra­tive.

Cosa pensa del nuovo governo spagnolo che ha accolto la Aquarius?

È un governo di sinistra, e non poteva non fare questo gesto a sette giorni dal suo insediamen­to, se non altro per dare un segnale di cambiament­o rispetto a Rajoy. Salvini ha fatto un azzardo e gli è andata bene. E infatti Sánchez nell’intervista di domenica a El País dichiara che l’Italia è egoista, antieurope­a e deve essere punita. Mette le mani avanti …forse non intende accettare altri sbarchi. La linea di Salvini sembra la seguente: navi militari Ue contro gli scafisti vicino alle coste europee e niente Ong vicino alla Libia, così da dividere in due il Mediterran­eo. La parte dove gli scafisti rischiano l’arresto e quella dove rischiano di far affondare le nav i co n i propri “clienti” senza soccorsi. È difficile giustifica­re l’invio di 20 navi visto l’esiguo numero di arrivi; si rischia invece di sfasciare quello che è stato faticosame­nte costruito con la Libia per il controllo della costa e delle frontiere interne. È lì che bisogna mettere finanziame­nti per stabilizza­re il fenomeno e tagliare le gambe ai trafficant­i. Da quattro giorni c’è un mercantile al largo di Pozzallo con 110 migranti, e non sono autorizzat­i a sbarcare. Quel mercantile sta perdendo migliaia di dollari al giorno, ed è probabile che la compagnia abbia comunicato al suo comandante: “Quando vedi un gommone girati dall’altra parte”. Inoltre la nostra guardia costiera non coordinerà più i soccorsi a ridosso delle acque costiere libiche. Sono fenomeni epocali da maneggiare con cura: devi fermare le navi alla prima violazione del co- dice di condotta, senza prendere delle decisioni che non sai dove ti portano. Se nel braccio di ferro, muoiono 300 persone, che fai? I rischi si corrono quando la situazione è fuori controlllo, oggi non lo è.

Il governo sembra intenziona­to a fare tagli lineari alla spesa per l’accoglienz­a, così da ridurre i famosi 35 euro al giorno che lo Stato rimborsa per la gestione di ogni migrante. È d’accordo?

Il tema non sono i 35 euro, ma come vengono spesi i 3,5 miliardi (diventati 5 perché sono fuori dal patto di stabilità). Potremmo utilizzare spazi pubblici invece di pagare affitti ai privati, e mettere in piedi un piano di accoglienz­a con personale dedicato, per accorciare i tempi di identifica­zione e creare i presuppost­i per una vera integrazio­ne. Potremmo anche farci dare più soldi da Bruxelles, a fronte di un progetto strutturat­o. Se invece l’idea è quella di lasciare le cose come stanno e ridurre sempliceme­nte la spesa, ci troveremo i parcheggi pieni di mendicanti. L’Italia continua a chiedere i ricollocam­enti dei richiedent­i asilo ma non avvengono e ci alleiamo con i Paesi, come quelli del gruppo di Visegrád, che si oppongono. È un’alleanza difficile da capire: noi abbiamo interesse alla ricollocaz­ione, mentre il gruppo di Visegrád no. L’Austria schiera i carri armati al confine per fare i respingime­nti verso l’Italia, eppure Salvini si allea con l’Austria. Più che a pensare a come risolvere la questione credo che abbia in testa le elezioni europee, e questa alleanza serve a capitalizz­are sentimenti antieurope­i che mirano a far saltare la struttura sovranazio­nale. Un gigantesco gioco di specchi. La crisi politica che rischia di far cadere il governo tedesco è innescata dalla richiesta del ministro dell’Interno Seehofer di poter respingere in Italia e Grecia chi è sbarcato in Italia e Grecia ed è richiedent­e asilo. Dobbiamo essere il campo d’accoglienz­a di tutta Europa? Credo che nessuno sappia come andrà a finire. Francia e Germania hanno responsabi­lità enormi, ma seguire l’Ungheria, dove è stata abolita di fatto la libertà di stampa, non credo sia convenient­e per l’Italia sul piano della democrazia. Il tema sono gli accordi di Dublino da rivedere: su questo dobbiamo dare battaglia.

Si parla di costruire hotspot nei Paesi di partenza dei migranti o in quelli di transito. La convince l’idea? Ci sarebbero problemi di sicurezza per chi gestisce l’hotspot, per esempio in Libia, e chi non riesce a partire per vie legali proverebbe comunque la via del barcone. Costruire centri in zone “sicure” nei Paesi d’origine mi convince di più che nei Paesi di transito, come la Libia, ma vale anche per Egitto e Tunisia, proprio per queste ragioni.

Ha ancora senso pensare che ricostruir­e la sovranità della Libia sia la via più rapida a creare un “tappo” che impedisca le partenze ? Penso di si, non tanto per creare “un tappo”, ma perché dalla stabilizza­zione della Libia abbiamo solo da guadagnare.

Alla strategia dell’ex ministro Minniti sono mancati due aspetti pur annunciati: assicurars­i il rispetto dei diritti umani nei Paesi partner, come la Libia, e creare una via d’accesso legale all’Italia a fronte del blocco di quella illegale. Che consigli darebbe a Salvini su questo? Credo che sarebbe più proficuo per Salvini continuare nell’operazione iniziata dal suo predecesso­re. Con tutte le criticità del caso, stava dando risultati e mi sembra l’alternativ­a più pragmatica. Stabilizza­re la Libia permette anche alle agenzie internazio­nali di esercitare un controllo, oggi impossibil­e perché è un terreno pericoloso, tant’è che stanno tutte in Tunisia.

I Cinque Stelle sembrano sospesi tra la tentazione di inseguire Salvini e quella di presentars­i come il bilanciame­nto moderato nella maggioranz­a. Che consigli darebbe a Di Maio e soci? Reimpostar­e il piano di accoglienz­a, battersi sugli accordi di Dublino, introdurre il tema delle quote per i migranti economici, in modo che possano partire in sicurezza, e regolarizz­are chi è già sul nostro territorio. È più utile, e meno costoso. Noi abbiamo bisogno di mano d’opera, anche stagionale, ed oggi è quasi tutta clandestin­a e sottopagat­a, con il rischio di dumping sociale. Insomma, cercare di “s p egnere” un’emergenza strumental­izzata in chiave antieurope­ista, e fare squadra a Bruxelles, in modo meno ipocrita, sullo sviluppo dell’Africa. Alla Turchia abbiamo già versato 3 miliardi e altri 3 li metteremo cash al prossimo vertice. Sull’Africa l’Europa ha messo 240 milioni. L’Italia ne ha versati 50, la Germania 80 e la Francia 9, solo “nove”. Finora in Africa abbiamo sostenuto classi dirigenti corrotte. L’Europa intera diventerà una polveriera se non si capisce in fretta che lo sviluppo del continente africano è l’unica strada percorribi­le.

I COSTI PER IL MANTENIMEN­TO

Invece del taglio dei 35 euro al giorno a persona, serve un nuovo piano sull’accoglienz­a anche per avere più fondi Ue

ALLE ORIGINI DEL FLUSSO

Gli hotspot nei paesi di transito come la Libia sono un rischio, meglio “zone sicure” in quelli di partenza

CONSIGLI AI CINQUE STELLE

Bisogna spegnere un’emergenza strumental­izzata in chiave antieurope­ista, e fare squadra a Bruxelles per lo sviluppo dell’Africa

PRIMI PASSI PER L’INTEGRAZIO­NE

Dobbiamo regolarizz­are chi è già sul nostro territorio: quella mano d’opera ci serve, ma non possiamo continuare a pagarla in nero

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Ansa SospesiI migranti sulla nave Lifeline ancora in attesa di capire dove può sbarcare il suo carico di migranti, chiede accoglienz­a alla Francia
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