Cinque vittorie consentono a Di Maio di respirare un po’
Problemi Il capo politico è sempre sotto pressione dei gruppi parlamentari per la scarsa democrazia interna, ma i ballottaggi allontanano il “processo”
Cinque bandierine che valgono un po’ di ossigeno per Luigi Di Maio. Il capo che vede e sente tanti malumori attorno a sè, e a cui anche ieri dal fronte ortodosso hanno chiesto maggiore democrazia interna. Ma le urne di ieri rappresentano anche la conferma di caratteristiche che sembrano leggi, per i Cinque Stelle. Per loro natura un partito da ballottaggi, che arranca nel primo turno ma spesso sbanca quando la partita si fa a due. In particolare quando gioca con candidati rodati, sopperendo all’anemia di dirigenti.
DICONO ANCHE e soprattutto questo i cinque ballottaggi vinti dal M5S, con due piccole imprese, ad Imola e ad Avellino, e due riconferme ad Assemini e soprattutto a Pomezia. Poi c’è anche il successo ad Acireale, che però lenisce appena il tonfo a Ragusa. Con il sindaco a 5 Stelle uscente, Federico Piccitto, che non ha voluto ricandidarsi (punta a entrare in Parlamento, dicono) e troppi veleni interni. Così il capogruppo in Regione, il dimaiano Giancarlo Cancelleri, ammette “la battuta d’arresto” nell’isola dove il 4 marzo il Movimento aveva vinto in tutti i 28 collegi uninominali. Mentre dal M5S motteggiano: “Dove abbiamo problemi interni alla fine non vinciamo mai”. Lo sa bene anche Di Maio, che domenica notte ha celebrato “la vittoria di Davide contro Golia con una lista e pochi fondi”. E che ieri è tornato su Imola, “perché lì sarà molto importante un po’ di etica nel meccanismo di società partecipa- te che facevano da padrone”.
Tradotto, si picchia sul Pd allo sbaraglio, mentre la Lega ha dato una mano, in Emilia e altrove. Così anche per il “viaggiatore” Alessandro Di Battista è comodo infierire sui dem: “Il Pd è morto e sono molto felice di questo tracollo”. Ma Imola conta anche perché è una vittoria in buona parte di Max Bugani, capogruppo a Bologna ma soprattutto membro dell’associazione Rousseau, quella di Davide Casaleggio.
UN VETERANO, che a margine assicura: “A Imola abbiamo vinto perché abbiamo fatto politica, sulle strade”. Non a caso Di Maio venerdì e sabato era in zona. Mentre non si attendeva la vittoria ad Avellino, dove il M5S non aveva mai preso neppure un consigliere comunale. E ora invece ha un sindaco, Vincenzo Ciampi, che pure non aveva mai superato le primarie interne sul web.
Sorride soprattutto il deputato avellinese Carlo Sibilia, la cui nomina a sottosegretario all’Interno ha suscitato diffusi mal di pancia. La vittoria in città è pure un suo trofeo. Ed è un altro ricasco dei ballottaggi, gestiti senza una struttura di riferi- mento. Perché gli ex responsabili degli enti locali Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede ormai sono ministri, e anche Cancelleri pare sulla strada del congedo.
Tra una settimana o poco più arriverà il nuovo trio, tra cui ci sarà Dario De Falco, ex compagno di scuola del capo. Ma dentro il Movimento già contestano il metodo. Vorrebbero figure votate dagli eletti. E a confermarlo su Facebook provvede il presidente della commissione Cultura di Montecitorio Luigi Gallo, vicino a Roberto Fico: “D ovremmo permettere libere candidature e votazioni in rete per ogni ruolo, durata limitata del mandato, obbligo di chi riceve incarichi a coinvolgere i portavoce e gli iscritti nei processi decisionali, nonché a rendicontare l’attività sul blog delle stelle”. Un elenco di doglianze per Di Maio. Che in serata annuncia una riunione dei ministri sul reddito di cittadinanza “in settimana”.
I più felici
A Imola sorride il casaleggiano Bugani, a Avellino invece gioisce Sibilia, contestato sottosegretario “Dovremmo permettere libere candidature e votazioni in rete per ogni ruolo, con durata limitata del mandato e obbligo di rendicontare sul blog”
LUIGI GALLO