Fine campagna: ora Matteo deve governare
La Lega cancella la sinistra dalle sue roccaforti. Per il ministro adesso arriva il difficile
La
tripletta leghista seppellisce quello che resta della Toscana rossa. L’infinita campagna elettorale di Matteo Salvini si chiude – almeno per adesso – con un filotto clamoroso: la vittoria del centrodestra a Siena, Pisa e Massa, sigillo di uno stato di grazia iniziato il 4 marzo. Ci sono altri successi simbolici, come quello di Sondrio – ex enclave di centrosinistra nella Lombardia dominata dalla Lega – o quello di Cinisello Balsamo, un altro pezzo dell’hinterland milanese operaio che non è più rosso, ma viene espugnato da un sindaco salviniano, Giacomo Ghilardi. O ancora, il trionfo nella Terni ex comunista: il leghista Leonardo Latini stravince con il 63,4%, dopo il 29% del Carroccio al primo turno.
IL MINISTRO del l’Inte rno commenta i ballottaggi al rientro dalla missione in Libia: “Stanotte ho dormito tre ore ma ne è valsa la pe- na... abbiamo vinto in Comuni amministrati dalla sinistra da 70 anni. L’abbiamo fatto nonostante almeno 15 giorni di linciaggio mediatico nei miei confronti. Più a sinistra sparlano, più vinciamo”. Salvini ha ottime ragioni per ringraziare la “sinistra” – o meglio il simulacro della sinistra italiana: la più prestigiosa delle sue vittorie di domenica è il frutto dell ’ eutanasia politica di tutti gli avversari. A Siena il Pd ha costantemente delegittimato il suo ex sindaco Bruno Valentini, poi non ha trovato nessuna figura alternativa ed è stato costretto a ripresentarlo. I 5Stelle hanno fatto di peggio: non sono nemmeno riusciti a presentare le liste e il candidato. Così il prossimo sindaco della città del Monte dei Paschi sarà Luigi De Mossi, un “civico”, senza tessere di partito, non direttamente riconducibile alla Lega (che al primo turno ha preso il 9,3%). Eppure l’impatto politico e mediatico del crollo della rossa Siena è il fiore all’occhiello dei ballottaggi leghisti, ancora più dei successi a Pisa (dove la Lega è primo partito con il 24,7% del primo turno) o Massa (dove il Carroccio è andato sopra al 10%).
Ieri Silvio Berlusconi ha provato a intestarsi parte del successo del centrode- stra: “Siamo una coalizione plurale, nessuna forza è autosufficiente”. I numeri, al contrario, dicono che Forza Italia è praticamente impalpabile anche quando vince: vale il 3,5% a Pisa e Massa, il 3,3% a Siena, il 3% a Sondrio. Nelle città toscane è finita sotto anche a Fratelli d’Italia.
SALV I N I , i nsomma, ha piazzato i gomiti su due tavoli. Da un lato ha can niba lizz ato gli alleati nel centrodestra, la coalizione vincente a livello locale e prima per distacco nei sondaggi a livello nazionale. Dall’altro la vittoria alle Amministrative mantiene l’i pe ra tt iv o leader del Carroccio nel cono dei riflettori mediatici, a dispetto del senior partner della maggioranza, quel Movimento 5 Stelle che fatica tremendamente a imporre la sua agenda di gover- no. Salvini potrà continuare a “tirare la corda” con gli alleati: se si dovesse spezzare, il ritorno della Lega alla guida del centrodestra sarebbe da una posizione di dominio sempre più acquisita. Ora – semmai – il problema di Salvini è passare dalle parole ai fatti. Con il voto di domenica si è chiuso anche l’ultimo appuntamento elettorale nell’ag e nde del segretario leghista, che ha interpretato i primi 25 giorni del suo mandato come una p ro s e cu z i on e adrenalinica della campagna per il 4 marzo. I risultati alle urne sono oggettivamente eccellenti, ma l’aspettativa creata nell’elettorato adesso è altissima. Ora la sfida del Salvini animale politico è dimostrare di essere capace di fare il ministro e l’amministratore.
Piano B.
Col centrodestra vincente, il Carroccio “minaccia” anche gli alleati di governo