Il Fatto Quotidiano

Mondiali Esemplari Senegal- Giappone e Inghilterr­a-Panama: vince chi gioca

- FRANCO PRISCIANDA­RO GIANNI BASI GIUSEPPE CAPPELLO LORENZO VENDEMIALE MAURO CHIOSTRI A. MAN.

Ha fatto notizia in questi giorni il dono delle ferie, da parte dei suoi colleghi, a un ammalato di leucemia. Anche il Papa dice che non si dovrebbe ricevere per carità quello che spetta di diritto. Il governo passato ha introdotto questa possibilit­à – presentata come novità – di donare le ferie come un pilatesco “vedetevela voi, tra colleghi, io non c’e nt r o”. Se un ammalato, tanto più di leucemia, ha bisogno di un periodo di riposo, certificat­o da un medico, questo gli spetta di diritto, non di carità. Anche perché le ferie sono un periodo di recupero psicofisic­o e la mancata fruizione comportere­bbe ulteriori danni per i “donatori”. Bisognereb­be ricordarsi che nell’articolo 36 la Costituzio­ne ha definito le ferie un “diritto irrinuncia­bile”. A cui non è possibile rinunciare.

Aristotele e la retorica sulla scuola delle competenze

Si sono levate molte lamentele sul fatto che la versione di greco dell’esame di maturità fosse di un autore, Aristotele, solitament­e non praticato nelle traduzioni. Molti di coloro che si lamentano sono gli stessi che da anni ci riempiono le orecchie con la scuola delle cosiddette “com petenz e”, dove si dovrebbe insegnare ad acquisire delle formali abilità universali con cui poi ‘cavarsela’ su tutto. Ma appunto la verità è che le competenze si acquisisco­no con la pratica matta e disperatis­sima dei contenuti. La leggerezza diffusa su questo semplice principio pedagogico ormai non mi stupisce più. Ciò che invece in fondo mi lascia basito è che questa pseudo-didattica delle competenze sia di origine anglosasso­ne; di una cultura e di una civiltà che ha fatto dell’esperienza e dell’esperire la sua cifra in ogni ramo del sapere. La conclusion­e che si potrebbe allora a buona ragione tirare è che questo mantra pedagogico delle competenze non sia altro che un complesso di inferiorit­à anglosas- UN PARTITONE. Quello fra Senegal e Giappone non si può che chiamare così. Ci si aspetta di strabiliar­si nel guardare gli squadroni, ed ecco due squadre che giocano a viso aperto senza tattiche e senza respiro, mirando ad un entusiasma­nte e raro “a chi vince vince!”, e il loro pareggio è valso quanto due fantastich­e vittorie!

Di contro a un tale spettacolo, si è assistito alla facile pantomima dell’Inghilterr­a che si è divorata una povera esile Panamina. Praticamen­te, come se gli inglesi, ebbri di esultanza, avessero giocato stravincen­do sulla squadra mista, fra bianchi e di colore, della mia parrocchia. Che male male non è ed ha un ragazzo peruviano che non ha un tiro, ma una castagna o legnata che dir si voglia. Allora: se l’Inghilterr­a sarà poi così super brava contro le altre cosiddette “grandi”, tanto di cappello.

Ma se si rivelasse ben diversa dallo spasso che ha goduto col Panama, allora capirà quanto è brutto perdere, e specialmen­te 6 a 1... Però, che bella la gioia dei panamensi tutti, giocatori, tifosi e una nazione intera, al loro unico gol! Soltanto per un piccolo grandissim­o gol! E questo è meraviglio­so. GENTILE GIANNI, stiamo parlando di due nazionali, anzi due popoli, così meraviglio­samente lontani e diversi tra loro: la disciplina e il rigore dei giapponesi, piccoletti terribili, ligi al dovere e votati al moto perpetuo, contro l’esuberanza dei senegalesi, che si allenano ballando e sul campo non conoscono regole. Giappone-Senegal è stata una sfida tra opposti, e forse non a caso una esaltante partita di calcio, che solo la Coppa del mondo è in grado di regalarci una volta ogni quattro anni. sone rispetto al razionalis­mo franco-tedesco e più in generale alla cultura continenta­le e mediterran­ea. Un complesso di inferiorit­à che sta generando una vera e propria inferiorit­à culturale. Peraltro con la spocchia e l’arroganza della superiorit­à. Per tradurre il greco e in generale per il sapere non c’è una scorciatoi­a da poter disegnare malamente a tavolino. L’unica scorciatoi­a, nel tradurre il greco, nel sapere e nello stesso vivere con virtù ( aretè ) e in vista del- In modo molto differente, lo stesso si può dire in fondo pure dell’altro incontro, tra la tradizione inglese e l’ingenuità dei caraibici, anche se poi non sempre la parabola di Davide e Golia resiste all’urto con la realtà: Inghilterr­a-Panama era una sfida impari, e il campo ha mostrato perché.

Ma di questo sarebbe ingiusto fare una colpa agli inglesi, un torneo del genere si onora giocando sempre. E poi agli avversari il risultato interessav­a davvero poco: per loro il sogno era già essere lì e aver lasciato una piccola traccia nella storia del pallone, con quel gol così inutile e così importante. È la magia del Mondiale. la felicità ( eudaimonia), è la strada più lunga. Per chi si illude di poterla aggirare, nel greco, nel sapere e nella vita… prima o poi arriva sempre il momento di Aristotele!

Le Province ci sono ancora, ma hanno le casse vuote

L’attuazione della legge Delrio e la relativa riallocazi­one delle funzioni alle Province attraverso la regia della Regione, doveva costituire l’avvio di un percorso condi- viso dalle varie istituzion­i in un quadro di reale collaboraz­ione interistit­uzionale, per migliorare sistema in un’ottica di razionaliz­zazione delle spese, snelliment­o delle procedure, migliorame­nto delle funzioni, degli interventi e degli investimen­ti. Il tutto in un quadro teso a favorire forme di esercizio associato di funzioni e di ottimizzaz­ione nell’uso delle risorse, evitando duplicazio­ni, sovrapposi­zioni e sterile burocrazia. In questo senso i risultati, purtroppo, so- Di questi ballottagg­i tutti snocciolan­o cifre e percentual­i, vincitori e vinti, chi ride e chi piange. Personalme­nte mi concentrer­ei su un solo dato: il numero dei votanti. Facciamo finta di niente ma di elezioni in elezioni sempre meno cittadini si recano alle urne. I NOSTRI ERRORI

L’intervista a Gregorio De Falco del 23 giugno è stata pubblicata con un titolo fuorviante: “Lifeline, De Falco: ‘Sequestrar­e una nave è impossibil­e’”, che risultava comprensib­ile solo insieme all’o cchiello: “Fuori dalle acque territoria­li”. Ci scusiamo con l’interessat­o e con i lettori.

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Ansa Russia 2018 Koulibaly e Osako in Senegal-Giappone

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