SIRI, LO SPINOZA PRESTATO ALLA POLITICA
Caro Armando Siri, finalmente ha conquistato la ribalta! Anche se, un po’ come nella teologia negativa (mi perdoni Plotino), la sua essenza è definita non da quello che sa, ma da quello che non sa: sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti non era a conoscenza che il suo ministro fosse Toninelli. La notizia non le è arrivata? Ha l’ufficio sulla Salerno-Reggio Calabria e i lavori sono ancora in corso? Almeno la sua “svista” ha acceso i riflettori, non sul ministro grillino, ma su di lei: chi è Armando Siri?
PER RISOLVEREl’arcano sono andata nel suo sito ufficiale, dove (oltre a un “intervento al Tg1 ”, che è in realtà SkyTg24) campeggia una definizione consolatoria: “Siri non è solo un’applicazione, ma una persona vera”. Meno male! Dunque lei non è solo la vocina Apple che interviene a capocchia, ma esiste in carne e ossa: è un uomo! Un politico? Il suo manifesto- slogan lo nega: “Io non faccio politica, io penso in pubblico”. Qui si supera il neoplatonismo e si toccano le vette del cogito ergo sum cartesiano. Ricapitolando: lei è “una persona vera” e pensante (wow), di più: “pensa in pubblico” (doppio wow). Chi l’avrebbe detto che avevamo di fronte la summa del pensiero occidentale?
Ora la sua vicenda mondana appare più chiara: “Attivista della gioventù socialista” diventa “amico personale e collaboratore di Bettino Craxi, del quale ha condiviso e sostenuto la visione del giusto equilibrio che si può realizzare nello Stato tra intrapresa privata e prerogativa pubblica”. Proprio quel “giusto equilibrio” tra pubblico e privato che lo ha reso lo “statista” che ben conosciamo, attraendo a sé le migliori menti del paese, tra cui appunto Armando Siri. Da Craxi a Mediaset il passo è breve: giornalista nei tg del Biscione e autore di non meglio precisati “programmi di infota in ment ”. Come Spinoza si adattò all’umile mestiere del tornitore di lenti ottiche, mai abbandonando la filosofia, così il Siri fece tra le telecamere di Cologno, sempre elargendo il suo “pensare in pubblico” attraverso pamphlet del calibro di “La luce e l’ombra – consapevolezza e responsabilità dell’Uomo all’alba di una nuova epoca”, in cui disquisisce di Cosmos e Kaos; o l’imperdibile “L’Italia nuova. Dialogo immaginario con Silvio Berlusconi”, in cui verga un’intervista impossibile all’Altissimo, che gli dà del “pazzo” ma col rispetto del “se mi consente” (memore dell’Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam curato da Dell’Utri con prefazione dell’ex Cav).
MA LA GNOSEOLOGIA siriana si fa anche prassi col “Nuovo Punto di Vista della Politica”: una “comunità politica e culturale che si aggrega attorno al suo personale pensiero politico e filosofico”. Peccato che il “Partito Italia Nuova” – detto PIN, slogan “Tu sei la chiave” – non trovi liquidità nel bancomat delle elezioni. Per avere successo, dopo Craxi e Berlusconi, gli tocca aspettare Salvini: ideatore della Scuola di Formazione Politica della Lega (lezioni di guida per la ruspa?), diventa responsabile economico, portando in dote la sua Flat Tax. Già perché, patteggiamento per bancarotta a parte, sa fare anche di conto.
Caro Siri, con questo popò di curriculum, com’è che è finito solo ai Trasporti e non a Palazzo Chigi, su su fino al soglio pontificio? E dobbiamo accorgerci di lei non per il Nobel ma per Tagadà? Paese ingrato.
Un cordiale saluto.
IL SOTTOSEGRETARIO Amico personale di Craxi, un passato nelle reti Mediaset, non sapeva neanche che il suo ministro fosse Toninelli