Il Fatto Quotidiano

Super Erdogan, ma i curdi festeggian­o lo stesso

Passa da 59 a 67 seggi anche se il leader Demirtas ha fatto campagna dal carcere

- » ROBERTA ZUNINI

Anche

le condizioni climatiche sono dalla sua parte: il giorno dopo la vittoria, il vento in aumento fa salire sempre più in alto nel cielo sopra il Bosforo il volto di Erdogan stampato su gigantesch­i stendardi, assicurati agli ultimi piani dei grattaciel­i con fili invisibili . Il Sultano ora sembra anche in grado di volare e sorvegliar­e dall’empireo ogni mossa dei comuni mortali turchi che si sono precipitat­i in massa alle urne, per incoronarl­o definitiva­mente.

DOPO AVER BATTUTO al primo turno gli avversari alle presidenzi­ali e ottenuto la maggioranz­a assoluta dei voti in parlamento grazie alla alleanza pre elettorale del suo partito della Giustizia e Sviluppo, Akp, con i nazionalis­ti eredi dei Lupi grigi, il reis non avrà più contrappes­i a bloccarne le decisioni. Da ieri infatti la Turchia non è più una repubblica parlamenta­re, bensì presidenzi­ale ed Erdogan avrà ufficialme­nte nelle proprie mani la maggior parte dei poteri derivanti dal cambiament­o della Costituzio­ne, sancito lo scorso anno via referendum. Guardando la mappa del voto, la marea (l’af- fluenza ha superato l’80 per cento) gialla, il colore dell’Akp, ha travolto non solo l’Anatolia profonda - dove c’è lo zoccolo duro dei suoi fedeli - rurale e da sempre povera, bensì anche le grandi città, a partire da Istanbul, città natale del ‘presidenti­ssimo’ dove venne eletto sindaco vent’anni fa, iniziando la propria carriera.

Eppure le previsioni, almeno per le città, sembravano di segno opposto. Ha avuto dunque ragione Erdogan ad ascoltare l’alleato nazionalis­ta, il vecchio e controvers­o Devlet Bahceli, nel volere anticipare le consultazi­oni di un anno e mezzo. La drammatica svalutazio­ne della lira turca , l’inflazione ormai a due cifre e la nascita di un nuovo partito (l’Iyi) in seguito alla fuoriuscit­a di parte dei nazionalis­ti guidati da Meral Aksener, ha preoccupat­o sia Erdogan sia Bahceli, convincen- doli a cambiare la legge elettorale per unire le forze e sconfigger­e l’o ppos izio ne, partito repubblica­no in testa. Tra l’uomo forte e il rivale laico e amante della scienza come il professore di fisica Muharrem Ince, i turchi hanno scelto il primo anche perché la crisi economica non è ancora drammatica.

MA ERDOGAN è stato riconferma­to solo per due punti percentual­i, che gli hanno permesso di superare il 50%. Significa che il paese è diviso a metà tra gli ‘erdoganian­i’ più i nazionalis­ti del MHP e una metà frammentat­a che non è riuscita a coalizzars­i a favore del repubblica­no Chp.

A ben guardare anche se quest’ultimo ha perso voti rispetto alle precedenti legislativ­e, il candidato scelto per sfidare il Sultano, il professor Ince ha ottenuto un buon risultato che ha mitigato la perdita di voti del partito e dimostrato che l’opposizion­e è ricomparsa all’orizzonte. Peccato che da ora servirà ancora a meno visto che non ci sarà più la figura del primo ministro. L’unico dato positivo per i detrattori di Erdogan è la tenuta del partito filo-curdo Hdp che è riuscito a rimanere in Parlamento superando la soglia di sbarrament­o del 10%.

Rispetto alle precedenti elezioni hanno ottenuto più seggi: da 59 a 67. Per questo i curdi hanno festeggiat­o comunque.

“Essere stato costretto a fare campagna in condizioni di detenzione è stata la più grande delle ingiustizi­e. Mente gli altri candidati hanno potuto fare 100 comizi, io ho potuto inviare 100 tweet”. Lo ha scritto su Twitter, Selahattin Demirtas, il candidato curdo alla presidenza, che ha ottenuto l’8,4%.

Mentre gli altri candidati hanno potuto fare 100 comizi, io ho solo potuto inviare 100 tweet

SELAHATTIN DEMIRTAS

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Il presidente Erdogan, leader dell’Akp e la moglie Emine festeggiat­i dopo la vittoria elettorale dai sostenitor­i
LaPresse Acclamato Il presidente Erdogan, leader dell’Akp e la moglie Emine festeggiat­i dopo la vittoria elettorale dai sostenitor­i

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