Salvini al Colle per i soldi
Il Carroccio chiede udienza a Mattarella contro l’ordinanza di Cassazione
■ Intanto il Csm e l’Anm si schierano in difesa del Quirinale e della Procura di Genova: “Sono toni inaccettabili”. E gli stessi dirigenti leghisti ammettono: “Non ci aspettiamo molto, ma intanto volevamo smuovere le acque”
Non è visionario quanto invocare la secessione di bossiana memoria, ma è decisamente azzardato: Matteo Salvini ha dato incarico al sottosegretario Giancarlo Giorgetti di coinvolgere direttamente il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per tentare di limitare i danni della caccia dei magistrati genovesi ai 49 milioni che la Lega deve restituire alle casse dello Stato. L’incarico è arrivato martedì, il fido e mite ambasciatore s’è subito messo al lavoro per capire come intervenire. Ieri, dopo un consulto con gli avvocati del Carroccio, Giovanni Ponti e Roberto Zingari, c'è stata un’accelerazione: i tempi sono strettissimi. Così Giorgetti oggi salirà al Colle per invocare un incontro già per domani al capo dello Stato al suo rientro dalla Lituania. In mattinata Salvini voleva annunciare l'idea, ma Giorgetti lo ha convinto a desistere ricordandogli che indossa gli abiti da ministro dell'Interno. Così la dichiarazione è stata diffusa in maniera anonima, attribuita genericamente al partito: “Si tratta di un gravissimo attacco alla democrazia per mettere fuori gioco per via giudiziaria il primo partito italiano”. Immediata la levata di scudi: tentare di coinvolgere il capo dello Stato in un procedimento giudiziario è “grave”, “inaudito”, desta “enorme preoccupazione”, hanno sventagliato le opposizioni. S'è espresso anche il Csm che, seppur informalmente, ha reso nota la “seria preoccupazione” generata da parole e toni leghisti ritenuti “non accettabili”. Mentre Francesco Minisci, presidente dell’Anm, ha dovuto ricordare “che i magistrati non adottano provvedimenti che costituiscono attacco alla democrazia o alla Costituzione, né perseguono fini politici, ma emettono sentenze in nome del popolo italiano”. Reazioni che hanno suggerito ulteriore cautela al già cauto Giorgetti.
PER GLI UFFICI leghisti ieri sono circolate alcune bozze di lettere e ipotesi per non provocare troppi scossoni ma nessuna marcia indietro. La linea è la seguente: Mattarella è garante della Costituzione, la Costituzione tutela la forma repubblicana parlamentare, permettere di sequestrarci i fondi equivale a cancellarci dal Parlamento, quindi è incostituzionale. La richiesta, spiegano i pretoriani salviniani, sarà ovviamente espressa in forma istituzionale rivolgendo al capo dello Stato la preghiera di leggere le senten- ze solo a titolo informativo. È evidente, a Giorgetti in primis, che dal Colle non potrà arrivare alcuna reazione. Ma “era necessario tentare di muovere qualcosa”, commenta un parlamentare. Perché ora deve pronunciarsi il Riesame. Il procuratore di Genova, Franco Cozzi, appare giustamente sorpreso dalle polemiche. “Noi eravamo obbligati ad andare in Cassazione. Era doveroso. Anche perché fossero chiarite le precedenti pronunce e fosse chiarito inoltre se quanto stabilito nei confronti di una società valeva per un'associazione. Tra l'altro ricordiamoci che la parte civile è il Parlamento italiano”. Tutto parte da qui: il Tribunale del Riesame genovese aveva respinto la richiesta della Procura di seguire il denaro della Lega senza limiti di tempo. Fino a oggi. Contro questa decisione i pm hanno chiesto alla Cassazione di pronunciarsi, perché la Suprema Corte in passato ha stabilito due volte che non vi sia un limite temporale per seguire il denaro da sequestrare. L'indirizzo si basava su un ragionamento: in caso di reati dell'amministratore di una società non ha senso sequestrare solo il denaro dell'imputato che magari è una semplice testa di legno nullatenente. I benefici del reato sono in capo alla società.
La Procura ha semplicemente chiesto alla Cassazione se questo principio vada applicato alle associazioni. Anche per non essere tacciata di favoritismi nei confronti di una parte politica: perché nel caso di una società non ci sono limiti di tempo, mentre per un partito sì? Ora, dopo la decisione della Cassazione, la palla passa di nuovo al Riesame che dovrebbe applicare il criterio sancito dalla Suprema Corte. E secondo un indirizzo giurisprudenziale la nuova decisione del Riesame potrebbe essere subito eseguibile. Quindi si potrebbe andare a prendere il denaro alla Lega. Ovunque esso sia. La tesi difensiva che i legali del Carroccio stanno preparando proprio in vista del Riesame è semplice: viene disposta la r e s t i tu z i o n e di quasi 49 milioni perché ritenuti oggetto di reato, eppure al processo che ha condannato Bossi e Belsito agli imputati sono stati contestati solo due milioni; dei 49 dal 2010 al 2016 circa 20 sono stati spesi per campagne elettorali e 24 per risorse umane, quindi attività politica. In attesa del Riesame gli ex padani salgono al Colle. Senza speranze, come cantava Jannacci, “per vedere l’effetto che fa”.
“Toni inaccettabili” Il Csm e l’Anm in difesa del Quirinale e della Procura di Genova Si vuol mettere fuori gioco per via giudiziaria il primo partito italiano. Chiediamo un incontro al capo dello Stato
LA LEGA