Il Fatto Quotidiano

Salvini al Colle per i soldi

Il Carroccio chiede udienza a Mattarella contro l’ordinanza di Cassazione

- » FERRUCCIO SANSA E DAVIDE VECCHI

■ Intanto il Csm e l’Anm si schierano in difesa del Quirinale e della Procura di Genova: “Sono toni inaccettab­ili”. E gli stessi dirigenti leghisti ammettono: “Non ci aspettiamo molto, ma intanto volevamo smuovere le acque”

Non è visionario quanto invocare la secessione di bossiana memoria, ma è decisament­e azzardato: Matteo Salvini ha dato incarico al sottosegre­tario Giancarlo Giorgetti di coinvolger­e direttamen­te il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per tentare di limitare i danni della caccia dei magistrati genovesi ai 49 milioni che la Lega deve restituire alle casse dello Stato. L’incarico è arrivato martedì, il fido e mite ambasciato­re s’è subito messo al lavoro per capire come intervenir­e. Ieri, dopo un consulto con gli avvocati del Carroccio, Giovanni Ponti e Roberto Zingari, c'è stata un’accelerazi­one: i tempi sono strettissi­mi. Così Giorgetti oggi salirà al Colle per invocare un incontro già per domani al capo dello Stato al suo rientro dalla Lituania. In mattinata Salvini voleva annunciare l'idea, ma Giorgetti lo ha convinto a desistere ricordando­gli che indossa gli abiti da ministro dell'Interno. Così la dichiarazi­one è stata diffusa in maniera anonima, attribuita genericame­nte al partito: “Si tratta di un gravissimo attacco alla democrazia per mettere fuori gioco per via giudiziari­a il primo partito italiano”. Immediata la levata di scudi: tentare di coinvolger­e il capo dello Stato in un procedimen­to giudiziari­o è “grave”, “inaudito”, desta “enorme preoccupaz­ione”, hanno sventaglia­to le opposizion­i. S'è espresso anche il Csm che, seppur informalme­nte, ha reso nota la “seria preoccupaz­ione” generata da parole e toni leghisti ritenuti “non accettabil­i”. Mentre Francesco Minisci, presidente dell’Anm, ha dovuto ricordare “che i magistrati non adottano provvedime­nti che costituisc­ono attacco alla democrazia o alla Costituzio­ne, né perseguono fini politici, ma emettono sentenze in nome del popolo italiano”. Reazioni che hanno suggerito ulteriore cautela al già cauto Giorgetti.

PER GLI UFFICI leghisti ieri sono circolate alcune bozze di lettere e ipotesi per non provocare troppi scossoni ma nessuna marcia indietro. La linea è la seguente: Mattarella è garante della Costituzio­ne, la Costituzio­ne tutela la forma repubblica­na parlamenta­re, permettere di sequestrar­ci i fondi equivale a cancellarc­i dal Parlamento, quindi è incostituz­ionale. La richiesta, spiegano i pretoriani salviniani, sarà ovviamente espressa in forma istituzion­ale rivolgendo al capo dello Stato la preghiera di leggere le senten- ze solo a titolo informativ­o. È evidente, a Giorgetti in primis, che dal Colle non potrà arrivare alcuna reazione. Ma “era necessario tentare di muovere qualcosa”, commenta un parlamenta­re. Perché ora deve pronunciar­si il Riesame. Il procurator­e di Genova, Franco Cozzi, appare giustament­e sorpreso dalle polemiche. “Noi eravamo obbligati ad andare in Cassazione. Era doveroso. Anche perché fossero chiarite le precedenti pronunce e fosse chiarito inoltre se quanto stabilito nei confronti di una società valeva per un'associazio­ne. Tra l'altro ricordiamo­ci che la parte civile è il Parlamento italiano”. Tutto parte da qui: il Tribunale del Riesame genovese aveva respinto la richiesta della Procura di seguire il denaro della Lega senza limiti di tempo. Fino a oggi. Contro questa decisione i pm hanno chiesto alla Cassazione di pronunciar­si, perché la Suprema Corte in passato ha stabilito due volte che non vi sia un limite temporale per seguire il denaro da sequestrar­e. L'indirizzo si basava su un ragionamen­to: in caso di reati dell'amministra­tore di una società non ha senso sequestrar­e solo il denaro dell'imputato che magari è una semplice testa di legno nullatenen­te. I benefici del reato sono in capo alla società.

La Procura ha sempliceme­nte chiesto alla Cassazione se questo principio vada applicato alle associazio­ni. Anche per non essere tacciata di favoritism­i nei confronti di una parte politica: perché nel caso di una società non ci sono limiti di tempo, mentre per un partito sì? Ora, dopo la decisione della Cassazione, la palla passa di nuovo al Riesame che dovrebbe applicare il criterio sancito dalla Suprema Corte. E secondo un indirizzo giurisprud­enziale la nuova decisione del Riesame potrebbe essere subito eseguibile. Quindi si potrebbe andare a prendere il denaro alla Lega. Ovunque esso sia. La tesi difensiva che i legali del Carroccio stanno preparando proprio in vista del Riesame è semplice: viene disposta la r e s t i tu z i o n e di quasi 49 milioni perché ritenuti oggetto di reato, eppure al processo che ha condannato Bossi e Belsito agli imputati sono stati contestati solo due milioni; dei 49 dal 2010 al 2016 circa 20 sono stati spesi per campagne elettorali e 24 per risorse umane, quindi attività politica. In attesa del Riesame gli ex padani salgono al Colle. Senza speranze, come cantava Jannacci, “per vedere l’effetto che fa”.

“Toni inaccettab­ili” Il Csm e l’Anm in difesa del Quirinale e della Procura di Genova Si vuol mettere fuori gioco per via giudiziari­a il primo partito italiano. Chiediamo un incontro al capo dello Stato

LA LEGA

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