La Consulta boccia i magistrati in politica. Anzi, solo Emiliano
Una toga, anche in aspettativa, non può stare dentro un partito
■Il verdetto sul governatore dem apre una via al Guardasigilli Bonafede che sta lavorando su giudici e pubblici ministeri rientrati nei ranghi della giustizia alla scadenza del mandato
Il
Parlamento non ha più alibi e il ministro Alfonso Bonafede riceve un aiuto per passare dalle parole ai fatti: promuovere una legge sui paletti, rigidi, per il rientro in magistratura delle toghe che scendono in politica. Da anni un testo è impantanato per colpa dell’eterno rimpallo tra Camera e Senato.
La Corte costituzionale ha stabilito ieri che è legittimo l’illecito disciplinare (ordinamento giudiziario 2006) previsto per chi, magistrato, sia pure in aspettativa, si iscrive a un partito o partecipi in maniera sistematica e attiva alla vita di un partito. Investita del caso di Michele Emiliano (presidente della Regione Puglia, ex sindaco di Bari, ex segretario regionale del Pd magistrato in aspettativa da oltre 13 anni), la Corte tecnicamente ha dichiarato “non fondate le questioni di legittimità costituzionale riguardanti” le questioni appena spiegate.
Alla Consulta si era rivolta la sezione disciplinare del Csm che aveva accolto la richiesta del procuratore di Torino, Armando Spataro, in qualità di difensore di Emiliano che è finito sotto procedimento disciplinare durante la sua corsa alle primarie per la leadership del Pd. La difesa puntava al principio, nella sostanza, che un magistrato in aspettativa è un cittadino come gli altri che può non solo candidarsi al Parlamento o a cariche amministrative, ma può partecipare anche alla vita di un partito.
Non per la Corte costituzionale, evidentemente, che ha confermato la legittimità dell’illecito disciplinare. Le motivazioni della sentenza chiariranno meglio il pensiero della Consulta, già comunque comprensibile dalla sola decisione. Ma secondo i legali di Emiliano, Aldo e Isabella Loiodice e Vincenzo Tondi, solo in presenza di un comunicato “non è possibile dedurre contenuti e conseguenze processuali e sostanziali della sentenza”. Verdetto prevedibile, in verità, dato che la Corte si era pronunciata allo stesso modo nel 2009, su Luigi Bobbio che aveva accettato, da toga fuori ruolo, la presidenza provinciale di An a Napoli.
L’anti Renzi
L’ex pm ed ex sindaco di Bari è sottoposto a procedimento discipinare al Csm
PROPRIO quella pronuncia chiarì quel limite per i magistrati in politica, previsto dall’ordinamento e il giorno stesso Gianrico Carofiglio, allora magistrato in aspettativa e senatore del Pd, senza pubblicizzare la decisione, restituì la tessera del partito, mai più ripresa, neppure adesso che è scrittore a tempo pieno.
Nel suo primo discorso al Csm, il ministro Bonafede ha parlato proprio di normativa sui magistrati in politica. Vuole “impedire, per legge, che un magistrato che abbia svolto incarichi politici ed elettivi possa tornare a svolgere il ruolo di magistrato requirente o giudicante... È evidente che l’assunzione di un ruolo politico compromette irrimediabilmente la sua immagine di giudice terzo”.
Già il Csm, nel 2016, aveva approvato una risoluzione in questo senso.