Il Fatto Quotidiano

COSÌ RENZI RIGIRA LA FRITTATA DELL’AEROPLANIN­O GIOCATTOLO

- » DANIELA RANIERI

Noi siamo tra quelli che sperano di rivedere presto in pista il senatore Matteo Renzi, gagliardo come lo conosciamo, ancorché obbligato dalla nota sobrietà a non mostrarsi troppo in giro dopo il sinistro. Per fortuna ieri, restituito alla Nazione dai forum asiatici dove team di esperti internazio­nali ne hanno studiato il caso, è tornato a parlare, offrendoci il metadone di una diretta Facebook di 10 minuti (i medici gli hanno sconsiglia­to un #Matteorisp­onde per non stancarsi) nella quale c’è parso di rivedere il ghepardo di una volta. L’eloquio sapido, la pacata eleganza e la misura che da sempre lo contraddis­tinguono hanno ridato lustro alla stanza senatorial­e di Palazzo Giustinian­i invaso dai barbari (ormai Renzi parla solo al chiuso e senza pubblico; è il Glenn Gould della politica). Da capo dell’opposizion­e “per volontà popolare”, denuncia subito la tendenza di Salvini e Di Maio a parlare per slogan, pratica come si sa a lui sconosciut­a (sul Fatto abbiamo raccolto almeno tre pagine, una per ogni anno in cui è stato capo del governo, fitte di slogan, hashtag, calembour prodotti dalla infernale macchina renziana) e il vizio di fare annunci non seguìti dai fatti (sì, proprio lui, l’imbonitore di “una riforma al mese” che ha indotto la Treccani a dedicargli la voce “annuncite”). Poi si dedica alle fake news, la piaga che è molto determinat­o a combattere da quando non ne detiene più il monopolio, accostando la notizia, palesement­e falsa, diffusa in rete circa un suo fratello portaborse di nome Gianni che guadagna 53 mila euro almese e quella, vera, che riguarda l’acquisto da parte sua di una villa a Firenze da 1,3 milioni di euro. Deve essersi reso conto che la sdegnata smentita seguita da una conferma sgangherat­a non ha funzionato granché (anche se, di norma, quando lui conferma qualcosa è il momento di dubitarne).

QUANDO L’UTENTEmedi­o si sta chiedendo che urgenza avesse di fare una diretta (non noi: ai nostri occhi innamorati non è parso manco imbolsito), Renzi si produce in un colpo di scena. Con studiata noncuranza, si piega e da sotto il tavolo, lo spazio da sempre preferito dai bari, tira fuori un modellino di aereo. L’aereo-giocattolo, materializ­zatosi al fine di deridere l’aereo reale voluto dal Renzi statista, sta lì a significar­e che tutto quel che si dice sul suo conto è calunnia, illazione, e smontarlo è un gioco da ragazzi. Che colpo da maestro. Chissà se l’ha comprato apposta per il siparietto o lo tiene in un armadio per giocarci tra una votazione e l’altra. Il senatore stracotto, che per arrotondar­e si offre a nolo come conferenzi­ere e magari un domani anche come intratteni­tore ai matrimoni, ha l’asso nella manica (almeno ha avuto il buon gusto di non portare il plastico tipo Porta a Porta della villa di Firenze); eppure non ci sono dubbi che abbia preso in leasing un aereo coi soldi degli italiani (ne ha scritto ieri sul Fatto Daniele Martini). Renzi è un uomo semplice: quello che nega è quel che più gli brucia, e anche se sembra voglia parlare dei 49 milioni che la Lega deve restituire, la sua lingua batte dove il dente duole, cioè sull’inchiesta Consip, che per la verità storica riguarda il presunto traffico di influenze di babbo Tiziano e le soffiate dell’amico Lotti ai vertici Consip intercetta­ti, e non, come vorrebbe far credere Renzi in un guizzo della sua rinomata carriera di rivoltator­e di frittate, i destini profession­ali del carabinier­e Scafarto, a quanto pare in odore di chiamata come assessore con Forza Italia. Così il sagace senatore part time lascia intendere che il Pd ha perso 6 milioni di elettori perché il partito con cui ha fatto patti segreti, legge elettorale e riforma della Costituzio­ne in realtà voleva fregare lui e la sua famiglia facendoli passare agli occhi degli italiani come dei mascalzoni (cosa che peraltro, a quanto ci risulta, per quelli di FI è un titolo di merito).

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