Il Fatto Quotidiano

UN PALLOTTOLI­ERE CHIAMATO GENTILONI

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PAOLO GENTILONI ha deciso di sfilarsi i guanti e non mandarle a dire. Anzi, ci informava ieri La Stampain una lunga intervista all’ex premier, è “tagliente come mai prima d’ora”. E che sarà mai successo?

In sintesi, si è messo a far di conto. Da “un piccolo ufficio, tre metri per quattro ricavati dentro un ex convento di suore, a due passi da Montecitor­io”, insomma un “austero contesto”, ha preso la calcolatri­ce è si è infuriato. Ha scoperto che “questo governo è pericoloso” per l’economia perché sta “incrinando gli sforzi fatti da Monti in poi” e provocando danni “che si possono stimare in miliardi”. Dice infatti Gentiloni che lo spread è passato da 120-130 del 2017 a 230-240 di ora, “questo significa l’1% in più rispetto allo stock dei titoli di Stato che dobbiamo vendere quest’anno”, un “costo di circa 5 miliardi e mezzo in più”. Sorvoliamo sul fatto che l’1% è il rendimento in più da offrire e non lo stock da collocare o che in primavera ed estate 2017 lo spread era salito oltre i 200 punti senza che il nostro si allarmasse. Quel che stupisce è la cifra finale. Secondo l’Ufficio parlamenta­re di Bilancio, un aumento di 100 punti dello spread (come successo ora) vale – se perdura a lungo – 1,8 miliardi di maggiore spesa nel 2018 (4,5 miliardi nel 2019, se si mantiene il trend ). Non proprio “i più di 5 miliardi che ci sono già costati”.

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