De Luca e Di Maio. C’eravamo tanto insultati
Universiadi 2019 a Napoli Luigino “mezza pippa” e Vincenzo “l’assassino” costretti a parlarsi per la candidatura della città
“Con
il vice premier Luigi Di Maio e il sottosegretario Giorgetti a Palazzo Chigi. Un grande passo in avanti per le Universiadi 2019”, scrive il governatore Pd della Campania Vincenzo De Luca sulla sua pagina ufficiale Facebook. C’è la foto, bruttina, mezza sfocata, pare scattata di nascosto con un cellulare mediocre. I due, Di Maio e De Luca, sono uno di fronte all’altro con le mani sui fianchi. Come due cow boy pronti ad afferrare la pistola.
La postura dice più delle parole di circostanza. Ora sono obbligati a dialogare. In nome delle istituzioni che rappresentano. Quello dell’altroieri sulle traballanti Universiadi a Napoli è stato il loro primo incontro in pubblico. Ma quelle mani nervose e quei sorrisi forzati sono la spia del quintale di insulti che De Luca e Di Maio si sono scambiati negli ultimi anni. E che nessuno ha dimenticato. “Luigino Di Maio”, lo chiama il governatore dal pulpito dei monologhi del venerdì su Lira Tv. Luigino. Piccolo e birichino. E sfaccendato. “Luigino mi ha disturbato la cena, mi è entrato in casa tramite la televisione parlando come se fosse un premio Nobel, come fa uno che prende 13 mila euro netti al mese senza né arte né parte a permettersi di parlare in quel modo”? (Lira Tv, 31 luglio 2017). “I gruppi dirigenti dei Cinque Stelle sono acqua fresca e truffatori, a cominciare da Luigino Di Maio. Il candidato premier che fa nella vita? Il politicante. E parla contro la Casta. Cose da pazzi ” ( Lira Tv, 13 novembre 2017). “Luigino è un soggettino, un chierichetto miracolato che a 29 anni fa il vicepresidente della Camera a 13.500 euro al mese, neppure un cardiochiururgo o un ingegnere nucleare guadagna quanto questo webmaster” (Lira Tv, 3 novembre 2017). “Nei 5 Stelle è emerso un trio: Di Battista, Di Maio e Fico. Luigino il chierichetto, Fico il moscio, e l’emergente Dibba, il gallo cedrone. E l’Italia dovrebbe essere diretta da questi tre giovanotti? Sono tre mezze pippe, quando si sono candidati con la loro faccia sono stati bocciati tutti quanti… V’ammazzassero tutti”(Lira Tv, 10 settembre 2016).
LA STIMA di De Luca verso Di Maio tracima anche fuori i confini della televisione amica. Il 29 novembre 2016, durante un incontro a Scampia per promuovere il Sì al referendum, il governatore appellò così il futuro vicepremier: “È un noto sfaccendato, uno che chiedeva al papà i soldi per la pizza e la birra”. E quando Di Maio ha ricambiato, l’ha toccata piano. Il 17 febbraio, due settimane prima delle elezioni, ha indicato sul maxischermo di una iniziativa elettorale un passaggio della videoinchiesta di Fanpage sulla Terra dei Fuochi. “Voglio farvi vedere il volto degli assassini politici della mia gente”. Il volto indicato era quello di Roberto De Luca, assessore al Bilancio (poi dimessosi) a Salerno. Il figlio di Vincenzo De Luca. Il governatore ha querelato Di Maio. Quattro volte.
“Vincenzo De Luca mi quereli pure, io non smentisco che sono assassini della nostra gente. Questi signori ricevono i camorristi nei loro uffici, a un camorrista non devi nemmeno aprire la porta”. L’altroieri Vincenzo e Luigino si sono guardati negli occhi. Con lo sguardo di Gary Cooper in Mezzogiorno di fuoco.