Riforma del copyright Prima di votarla bisognerebbe discuterne più a fondo
Premesso che non ho nessun pregiudizio negativo nei confronti del governo Lega-5 Stelle, mi auguro come ex dirigente scolastico di un liceo sardo e soprattutto come cittadino interessato ai problemi legati all’educazione, che si metta mano alla cosiddetta legge sulla “Buona Scuola”.
Per migliorarla in tanti aspetti e per dare dignità a chi vi lavora (docenti e non), correggendo, tra l’al tr o, l’impostazione dell’a l t e rn a n z a scuola-lavoro che spesso umilia gli stessi studenti. Mi auguro che il “governo del cambiamento” lavori, in termini di scuola e di educazione, nella prospettiva di una vera comunità educativa, dando alle scuole le risorse necessarie per l’aggiornamento dei docenti e la formazione dei genitori con appositi corsi qualificati. In questo modo aiuteremo i ragazzi a crescere in una scuola più attenta, capace di ascoltare i ragazzi e di dare loro adeguate conoscenze e competenze. Come cittadino, con lunga esperienza di docente e di dirigente scolastico, ho molta fiducia nel presidente del Consiglio Giuseppe Conte e nella sua volontà, espressa nell’aula del Senato in occasione del voto di fiducia, di impegnarsi per il miglioramento della nostra Scuola.
Perché critichiamo Visegrad se la Francia fa lo stesso?
Mi chiedo perché, quando si parla male dei Paesi che non rispettano le quote di immigrati da prendersi, tutti i politici se la prendano con Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia (facenti parte del cosiddetto “Gruppo di Visegrad”) e nessuno se la prenda invece con altri paesi, ben più ricchi e “capienti” dal punto di vista economico. come ad esempio la Danimarca, l’Olanda, la Norvegia, la Finlandia, la Francia, la Spagna e la stessa Germania (che inizialmente si è presa i siriani e poi ha chiuso ermeticamente le porte a tutti gli altri), i quali allo stesso identico modo, e senza aver fatto patti “segreti”, ugualmente si SONO MOLTOALLARMATOda quello che leggo sulla riforma Ue del diritto d'autore su Internet, dalle vibranti proteste e petizioni che sta suscitando. Qual è la posta in palio per la democrazia e la libertà? Quali rischi corre una comunità come quella del Fatto Quotidiano, che con la Rete ha un rapporto strettissimo? Condividete la mobilitazione contro le norme che stanno per essere discusse? GENTILE ANTONIO, il regolamento sul diritto d’autore in discussione oggi a Strasburgo ha un doppio volto: da un lato cerca di tutelare i produttori di contenuti, siano essi singoli creativi o realtà editoriali come lo stesso “Fatto Quotidiano”, dall’altro rischia – nonostante le intenzioni – di creare i presupposti per abusi e censure. Al di là della tassa sui link, motivata dal fatto che i lettori e chi naviga sui social raramente legge i contenuti a cui i link rimandano e si limita a titolo ed estratto (il che automaticamente trasforma questi elementi nell’unico prodotto monetizzabile per un giornale online), c’è il grande problema dell’obbligo per tutte le piattaforme di dotarsi di software che siano in grado di riconoscere prima della pubblicazione se quel contenuto sia protetto o meno da diritto d’autore. Oggi si fa al contrario (salvo per i big, come Youtube&C. che hanno già inventato i propri “filtri”) si setaccia il web alla ricerca di violazioni su cui poi rifarsi. Una gran fatica per le piccole realtà. Vorrei poter dire che c’è del bianco e del nero in questa vicenda, macomesempre nulla è così netto. Cosa accadrebbe se qualcuno decidesse di limitare la diffusione libera (quindi non a scopo di lucro) di un contenuto importante, magari motivato dal diritto di cronaca, con la scusa del diritto d’autore? Come sarebbe tutelata la speciale forma di satira che spo- guardano bene dall’accollarsi le quote che pure pare siano state concordate nelle sedi europee? C’è una ragione? O forse è più facile prendersela con paesi che crediamo contino meno di noi italiani sulla scena europea?
Il Pd per paura di cambiare ha consegnato il M5S alla Lega
Prendendo spunto dall’editoriale del 26 giugno di Travaglio, una nitida e perfetta istantanea della sto- pola online – come i meme – e che ricorre, per forza di cose, a foto di altri reperite sempre sul web? D’altro canto, come potrebbe un piccolo creativo indipendente evitare che i suoi contenuti siano rubati e riutilizzati senza un corrispettivo economico? Come potrebbe accorgersene? E come potrebbero sopravvivere la testata online che vede l’informazione spostarsi sui social e che da quei social non riesce neanche più a far arrivare pubblico che alimenti i numeri del sito? Sono domande legittime, alla base delle polemiche (di chi crede in una Rete completamente libera) e delle difese (di chi con Internet ci lavora) su un testo che sarebbe bene fosse ancora discusso a lungo e con attenzione. E può succedere solo se si voterà contro. ria del Pd recente, vorrei aggiungere alcune considerazioni sulle origini di tutto ciò.
Il Pd, come il resto delle forze politiche ” tradizionali” non avrebbe mai potuto concedere nessun tipo di credito a chi come i 5stelle vuole finanche cambiare il paradigma stesso grazie al quale il “sistema politico” nella sue peggiore accezione, esiste.
Sistema che mette davanti ad ogni cosa arricchimenti e privilegi personali, intrighi e scambi di favori, lobby di interessi, nepotismo, clientelismo e corruzione. Tanto per fare solo alcuni esempi. Poi, alla fine, se avanza qualcosa, magari si può fare anche un pensierino distratto ai bisogni del paese. Ma sempre solo e rigorosamente nell’imminenza elettorale. In natura, quando si nasce, lupi, non è possibile scendere a patti con nessun pastore che voglia far cessare scorrerie.
Per questo penso che per il M5S, il partito di Salvini, per quanto stra- DIRITTO DI REPLICA
Egregio Direttore il dossier su Pubblicità Progresso pubblicato il 1° luglio, è stato lanciato in prima pagina con il Titolo: “Pubblicità Progresso: Soldi e gaffe omofobe”.
Passi per una gaffe che può capitare a tutti, ma non può passare la grave allusione a “soldi” abbinata alla definizione della Fondazione come “carrozzone”, il che di questi tempi fa pensare a chissà quali malversazioni.
Ritengo opportuno segnalare ai lettori che i 340.000 euro del bilancio annuo, vengo spesi con molta oculatezza per: costi del personale lordi, oneri vari, ecc (due persone + stagista,). Costi generali per locazione uffici, viaggi per seminari e conferenze, gestione network Athena (100 docenti di 85 Facoltà in 45 Atenei), organizzazione e gestione concorsi per studenti, ricerche sociali, gestione editoriale collana e-book gratuiti, gestione sito internet e social network, amministrazione e relativa consulenza, costi ufficio stampa esterno, costi per la campagna annuale.
Costi organizzativi per iniziative specifiche come il Festival annuale della Comunicazione sociale in più città, Eventi come # Ilsocialecomunica, Mostre itineranti, seminari di formazione per le Onlus, gestione quotidiana della Mediateca on-line). Pur avendone diritto per Statuto, in 18 anni non ho mai percepito alcun emolumento. Più che un carrozzone mi pare quindi un carrozzino, ma davvero molto efficiente. Grazie per l’attenzione.