Orchestra sinfonica nazionale, gioiello (impolverato) della Rai
Concorsi fermi, ripetitività della programmazione musicale e scarsa visibilità sulle stesse reti della televisione di Stato. E c’è chi teme la prossima chiusura
Malumori fuori scena: cosa bolle in pentola a Torino, nell’ Orchestra sinfonica nazionale della Rai, che ha appena cambiato Sovrintendente, dopo nemmeno due anni, e che vive “momenti delicati”? Davvero si profila il rischio di chiusura? Lo abbiamo chiesto sia agli artisti sia ai dirigenti, e tutti smentiscono, ricordando che il peggio è passato, ovvero “i tempi di Mauro Masi”(Dg Rai dal 2009 al 2011), quando l’esistenza dell’Osn era in discussione. Cosa non funziona allora?
Programmi déjà-vu. Della ripetitività si lamentano in primis i musicisti: “Nella stagione 18/19 ricompaiono brani vecchi: quattro sono stati eseguiti già l’anno scorso e ben dieci risalgono al cartellone 16/17”, puntualizza, tra i sindacalisti, Mauro Monguzzi. “Spesso, poi, si prediligono giovani direttori non sempre all’altezza”. Tra i meno amati c’è Min Chung, figlio diMyung-whun: “Mai letto una riga contro di lui”, ribatte Ernesto Schiavi, direttore artistico dell’Osn. “In stagione, invece, avremo maestri come Luisi e Petrenko”.
Concorsi fermi. Altro musicista del sindacato è Ermanno Franco: “Alla parola ‘malumori’ preferisco ‘preoccupazione’, su tre fattori: il ri- cambio generazionale; la programmazione; le risorse. Se non ci sono finanziamenti adeguati è impossibile parlare d’altro. Al momento, su 115 elementi, il 10% rischia di andarsene, tra pensioni, prepensioni, incentivi. Siamo in sofferenza, anche in ruoli ne- vralgici, eppure i concorsi restano bloccati”. L’ultimo, indetto qualche mese fa, riguardava il primo contrabbasso, ma l’azienda l’ha subito stoppato, non appena si è accorta che partecipava anche il figlio di Schiavi; quanto ai nuovi bandi, il Sovrintendente Pasquale D’Alessandro garantisce che “saranno indetti dopo l’estate: per contrabbasso e violini c’è già l’ok dai vertici. Abbiamo chiesto poi che a esodo corrisponda integrazione, e c’è l’impegno da parte dell’azienda”.
Conflitto d’interessi . In tanti hanno storto il naso per il doppio incarico di Schiavi in Rai e in Scala, per cui è stato direttore artistico di entrambi gli ensemble da novembre 2016 a giugno 2017 (data in cui è entrato nel Cda scaligero). Non le sembra un conflitto d’interessi? “Mi viene da sorridere”, replica Schiavi. “Se lei confronta i programmi di Vienna, Praga, Berlino, sa quante cose in conflitto d’interessi leggerà? Le musiche spesso si sovrappongono e i programmi si fanno con largo anticipo: quando sono uscito dalla Filarmonica avevo già iniziato a lavorare alla stagione 19/20. Inoltre, la mia storia con Milano ha fatto sì che in 40 anni io abbia stretto amicizia con Chung, Harding, Luisi, e grazie a questo legame sono venuti poi a Torino”.
Mini-tour . “La programmazione deve essere all’a ltezza di un’orchestra nazionale: deve avere la missione di servizio pubblico e garantire la copertura del territorio, anche all’estero. Invece le uscite sono limitate”, spiega Franco, cui risponde Schiavi: “Alcune date della tournée non le abbiamo annunciate in conferenza stampa perché non è simpatico anticipare chi ci ospita”.
Fuori onda. Altra nota dolente è la scarsa visibilità d el l’Orchestra Rai proprio sulla Rai: “Perché l’azienda non ci riserva lo stesso spazio della Scala e Santa Cecilia?”, chiede Monguzzi. “Q u an t i contribuenti sanno che esistiamo? A volte viene il sospetto che alla Rai interessi solo Sanremo”. Non è d’accordo D’Alessandro: “L’o rchestra di un’azienda pubblica non è paragonabile ad altre, il cui core business è solo la musica. In Rai l’orchestra è un fiore all’occhiello, ma non l’unico. Da tre anni, l’Osn dipende da Rai Cultura e i suoi concerti vanno su Rai5 e Radio3, oltre a documentari e servizi che finiscono sulle reti generaliste”.
Restauri. “L’Auditorium è obsoleto: l’acustica mediocre, la visuale pessima, l’impianto di condizionamento inefficiente e via così”, conclude Monguzzi. A quando l’inizio dei lavori? Sulla carta almeno “la ristrutturazione è av vi ata ”, rassicura D’Al essandro. “I bozzetti dell’intero progetto ci sono già, con tanto di indicazioni sui colori dei camerini”.
Al momento, su 115 elementi, il 10 per cento rischia di andarsene, tra pensioni, prepensioni, incentivi: siamo in sofferenza