Posto in caldo all’università: bando su misura per l’ex direttore (deputato)
DOPO L’ELEZIONE a deputato regionale nel Pd siciliano aveva salutato docenti e allievi dell’Università di Messina citando Paolo Coelho: ‘”Se sei così coraggioso da dire ‘addio’, la vita ti ricompenserà con un nuovo ‘ciao’”. In questo caso più che di un ciao, bisogna parlare di “arrivederci”’: per Francesco De Domenico, potente ex direttore generale dell’Ateneo finito anni fa nelle carte dell’Antimafia che lo definì un ‘’verminaio’’, fedelissimo del rettore Pietro Navarra, nipote dello storico boss corleonese ucciso negli anni 50 da Luciano Liggio e oggi neo parlamentare siciliano del Pd, i nuovi vertici dell’ateneo hanno predisposto un salva condotto blindato: nel bando del nuovo concorso (con riserva) il vincitore lo sostituirà fino a fino a quando il direttore non smetterà di rappresentare i messinesi all’Ars.
EVENTUALITÀ che potrebbe verificarsi anche a breve, appesa com’è alla decisione, prevista per stamane, del Tribunale di Palermo sul ricorso di iniziativa popolare contro la sua elezione presentato da un gruppo di cittadini che sostengono che a settembre scorso non avrebbe potuto candidarsi. Citano una legge regionale che impedisce la candidatura dei dipendenti di enti destinatari di finanziamenti regionali, qual è, appunto, l’Università di Messina, oggi dotata di forza elettorale autonoma, sponsor non solo di De Domenico alle regionali siciliane ma anche del rettore Pietro Navarra, che ha corso con successo nelle scorse politiche di marzo nel collegio plurinomi- nale messinese. Di Domenico, insomma, avrebbe dovuto dimettersi dall’incarico sei mesi prima del voto e non lo ha fatto, e se il giudice ha anticipato una interpretazione, finora unica, secondo cui l’azione popolare ammessa in tutta Italia per sollevare questioni di incandidabilità in Sicilia non è attivabile convocando le parti per oggi per conoscere la loro opinione, come prevede la procedura, è probabile che la decisione arrivi a breve. Nel giudizio civile, a sostegno dei cittadini ricorrenti, è intervenuto anche il primo dei non eletti, Giuseppe Laccoto, deputato regionale uscente, che, in caso di decadenza, subentrerebbe al posto di De Domenico mutando gli scenari dell’assemblea regionale e gli equilibri dentro il Pd, non solo messinese, per ora a chiara “trazione universitaria”.
In quel caso, per Di Domenico non ci sarebbero preoccupazioni, il suo posto è tenuto “in caldo” da una sorta di feudalesimo di ritorno che imprigiona il bando nella “restituzione dell’incarico”: chi concorre sa in anticipo che dovrà riconsegnargli la poltrona, come pronosticava lo stesso direttore generale nelle sue parole di commiato dall’ateneo: “Io non vivo questo momento come un addio – ha detto – perché l’Università degli Studi di Messina è stata e continuerà a essere la mia famiglia. È innegabile, tuttavia, come oggi io avverta una malinconica sensazione di distacco, seppur temporaneo”.