Italia-Libia, nuovo patto per fermare chi parte via mare
La visita del ministro degli Esteri Moavero a Tripoli resuscita il Trattato firmato nel 2008 da Gheddafi e Berlusconi
L’incontro tra i ministri degli Esteri dei due Paesi resuscita l’accordo che a suo tempo firmarono Gheddafi e Berlusconi. Ai libici 5 miliardi di investimenti
Italia e Libia riattivano il Trattato d’amicizia a dieci anni dall’ultimo accordo tra il rais, Muhammar Gheddafi, e l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. C’è voluta la visita di ieri a Tripoli del nuovo ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, per riallineare ufficialmente le relazioni bilaterali tra i due Paesi, attraversate da crisi e riappacificazioni nel corso di quasi un secolo. Dalle violenze del generale Graziani negli anni 30 alla confisca dei beni a imprese e persone italiane nel 1970, passando per l’attacco americano – con l’appoggio dell’Italia – a Tripoli e Bengasi del 1986 e la replica libica coi missili su Lampedusa.
È IL 3 AGOSTO 2008, tuttavia, la data-chiave, con la stipula del Trattato di Bengasi, sospeso nel 2011 a causa della rivoluzione libica. In mezzo, la visita di Gheddafi in Italia, tra tende piazzate nelle sedi istituzionali italiane, belle ragazze e polemiche. In questi dieci anni molte cose sono successe, sia in Italia che in Li- bia, e adesso i due Paesi riattivano quel trattato che consente, tra le altre cose, il respingimento dei migranti verso il territorio libico.
L’annuncio è arrivato ieri pomeriggio al termine della visita ufficiale del nuovo capo della Farnesina, da parte dell’omolo- go, Mohamad Siyala. Il tempo ha cristallizzato quell’accordo firmato dai due grandi amici, Gheddafi e Berlusconi, il primo ucciso a Sirte dai ribelli, il secondo ormai ai margini della politica italiana.
Con quella firma del 2008, oltre ai respingimenti, tornano operativi gli investimenti italiani in Libia, per circa 5 miliardi di dollari, storica compensazione dei danni coloniali per ottenere dall’altra sponda del Mediterra- neo un aiuto concreto per arginare l’arrivo dei migranti.
DIALOGO, sicurezza e sostegno alle istituzioni libiche. Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha scelto la strada della diplomazia e della politica per la sua prima visita in Libia. Migranti, ma anche stabilizzazione di una sponda privilegiata sul Mediterraneo, questo l’obiettivo del capo della Farnesina. La strategia morbida di Moavero contro gli slogan taglienti del capo del Viminale, Matteo Salvini: “La Libia _ ha commentato Moavero Milanesi _ condivide con l’Unione europea la responsabilità e il dovere di far fronte ai flussi di migranti. La collaborazione tra Libia, Italia e Ue è essenziale per risolvere la questione ed evitare drammi umani”. La risposta della controparte libica, dettata da una generale comunione d’intenti, non si è fatta attendere “Siamo grati all’Italia per i numerosi e apprezzati interventi di assistenza umanitaria attuati su richiesta del Consiglio presidenziale, a sostegno delle municipalità libiche” ha replicato il Ministro degli Esteri della Tri-
La contropartita
In cambio dell’aiuto nel fermare i migranti, offriamo ai libici 5 miliardi di dollari in investimenti
politania, Taher Siyala. Sul tavolo una serie di questioni aperte. A partire dal nuovo contratto di fornitura delle motovedette per la Guardia costiera libica, il principale alleato dell’Italia anti-ong nelle acque del Canale di Sicilia. Primi contatti anche sul fronte della creazione dei famosi hotspot nei Paesi nordafricani e del Sahel, opportunità poco gradita a tutti i leader coinvolti. Moavero, tuttavia, ha deciso di puntare sul dialogo e sulla ricerca di un piano di avvicinamento tra i leader delle due anime preponderanti della Libia frammentata, al-Sarraj da una parte e il generale Haftar dall’altra.