Navi care e niente voli scontati, così la Sardegna resta un’isola
(Dis)continuità territoriale Bruxelles teme danni alla concorrenza e blocca le tariffe aeree calmierate. I costi dei traghetti già alle stelle
Sardegna bella e irraggiungibile. Difficile arrivarci per i turisti. Più difficile ancora per i sardi muoversi dall’isola verso il continente. Per i primi il problema è l’accessibilità dei prezzi nei mesi estivi più richiesti. Per i secondi la questione è il diritto alla mobilità, che si vorrebbe garantito 364 giorni l’anno con tariffe eque e frequenze costanti. Non è un problema di finanziamenti dallo Stato centrale: sin dall’accordo Prodi-Soru del 2008, la Sardegna paga da sé la continuità territoriale che garantisce i collegamenti con Roma e Milano. È Bruxelles, piuttosto, che con la scadenza ormai prossima del vecchio bando, continua a frenare sull’approvazione del nuovo modello di continuità territoriale 2018-2022 proposto dalla Regione: troppo ampio, a detta dei burocrati europei, preoccupati di non turbare le magnifiche sorti progressive del libero mercato e gli interessi legittimi degli operatori del settore. Il braccio di ferro va avanti ormai da mesi, tra rinvii e raccomandazioni, l’ultima delle quali poche settimane fa è giunta a mettere in discussione anche gli scali tradizionali dei voli provenienti dall’isola: non più (o non solo) Linate o Fiumicino, ma anche Orio al Serio e Ciampino, che comporterebbero un notevole aggravio di tempi e di costi per chi viaggia.
I PASSEGGERIsardi, insomma, e più in generale chi va e viene tutto l’anno verso l’isola da Roma e Milano dovrebbe avere a disposizione meno voli e meno posti “calmierati”, per non alterare il business stagionale delle compagnie low cost. E che business, considerato che la Sardegna si può raggiungere solo per mare o in aereo. Nelle due settimane a cavallo di Ferragosto, ad esempio, viaggiando con la vecchia Tirrenia una famiglia di quattro persone con auto e cabina spende in media 600 euro per andare da Civitavecchia a Cagliari, se l’approdo è Olbia si sale fino a 1.143 euro. Non va molto meglio con la Grimaldi Lines negli scali di Porto Torres e Olbia, dove il costo si aggira sui 1.000 euro. Per la nostra famiglia tipo, invece, volare verso la Sardegna da Roma e Milano costa intorno ai 650 euro. Va un po’ meglio nei voli del settore turistico: secondo uno studio della Cna, per arrivare in Sardegna a cavallo della settimana di Ferragosto dai principali scali d’Europa la nostra famiglia spende complessivamente 925 euro tra andata e ritorno, 100 euro in meno rispetto al 2017 (-15%). Decisamente meno di un viaggio in Corsica (1.045 euro), in Croazia (1.239) o in Sicilia (1.430), ma più dispedioso delle Baleari (511 euro) e dell’Algarve (875 euro).
IL PUNTO è però che Baleari e Corsica godono di un regime di trasporto pubblico molto più ampio con agevolazioni e frequenze maggiori rispetto alla Sardegna. Com’è possibile? “Dicono che la nostra continuità territoriale è troppo grande, ma la verità è che se dovessimo rapportare tutti i numeri di questa continuità ai soli sardi verrebbero circa 2 voli- residente per anno. In Corsica i voli sono circa 9 l’anno a testa”, spiega l’assessore regionale Carlo Careddu (Pd), che ha ereditato la grana dopo il fallimento degli ultimi due bandi per l’assegnazione delle rotte in regime di continuità territoriale. “I numeri che indichiamo non sono casuali. Un’analisi condotta all’ Università di Cagliari ci ha consentito di stabilire la necessità di posti e frequenze. Siamo anche riusciti a ottemperare alle richieste della Commissione che ci chiedeva di abbandonare la tariffa unica per residenti e non – prosegue Careddu –. Ma non possiamo comprimere il diritto alla mobilità dei sardi che è la premessa di molti altri diritti fondamentali, come quello alla salute”. Secondo l’assessore “è giusto garantire un posto per motivi sanitari urgenti, con diritto di prelazione entro 48 ore dalla partenza, ma l’Ue appare disturbata da questo principio, perché pensa che possa turba- re il mercato”. La burocrazia di Bruxelles continua ad appellarsi al regolamento del 2008 che stabilisce che le isole come la Sardegna non debbano avere, come in passato, “servizi adeguati di continuità territoriale”, ma “servizi minimi di continuità territoriale”. Per Careddu il problema è solo politico. “Com’è possibile – dice – che la Sardegna che fa i compiti a casa venga penalizzata a tal punto, mentre per altri non è così? L’Italia ha meno peso politico della Francia? La verità è che l’Ue molto spesso antepone interessi economici legittimi ai diritti fondamentali”.
Intanto si accelerano i tempi per il varo del nuovo bando sulla continuità territoriale: il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli ha incontrato a Roma sia Careddu che il governatore Francesco Pigliaru, convocando la conferenza dei servizi. Un’accelerazione attesa a lungo, che fa ben sperare sulla presa in carico del “dossier”, già presentato due anni fa al governo Renzi.
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