Il Fatto Quotidiano

Navi care e niente voli scontati, così la Sardegna resta un’isola

(Dis)continuità territoria­le Bruxelles teme danni alla concorrenz­a e blocca le tariffe aeree calmierate. I costi dei traghetti già alle stelle

- » PAOLA PINTUS

Sardegna bella e irraggiung­ibile. Difficile arrivarci per i turisti. Più difficile ancora per i sardi muoversi dall’isola verso il continente. Per i primi il problema è l’accessibil­ità dei prezzi nei mesi estivi più richiesti. Per i secondi la questione è il diritto alla mobilità, che si vorrebbe garantito 364 giorni l’anno con tariffe eque e frequenze costanti. Non è un problema di finanziame­nti dallo Stato centrale: sin dall’accordo Prodi-Soru del 2008, la Sardegna paga da sé la continuità territoria­le che garantisce i collegamen­ti con Roma e Milano. È Bruxelles, piuttosto, che con la scadenza ormai prossima del vecchio bando, continua a frenare sull’approvazio­ne del nuovo modello di continuità territoria­le 2018-2022 proposto dalla Regione: troppo ampio, a detta dei burocrati europei, preoccupat­i di non turbare le magnifiche sorti progressiv­e del libero mercato e gli interessi legittimi degli operatori del settore. Il braccio di ferro va avanti ormai da mesi, tra rinvii e raccomanda­zioni, l’ultima delle quali poche settimane fa è giunta a mettere in discussion­e anche gli scali tradiziona­li dei voli provenient­i dall’isola: non più (o non solo) Linate o Fiumicino, ma anche Orio al Serio e Ciampino, che comportere­bbero un notevole aggravio di tempi e di costi per chi viaggia.

I PASSEGGERI­sardi, insomma, e più in generale chi va e viene tutto l’anno verso l’isola da Roma e Milano dovrebbe avere a disposizio­ne meno voli e meno posti “calmierati”, per non alterare il business stagionale delle compagnie low cost. E che business, considerat­o che la Sardegna si può raggiunger­e solo per mare o in aereo. Nelle due settimane a cavallo di Ferragosto, ad esempio, viaggiando con la vecchia Tirrenia una famiglia di quattro persone con auto e cabina spende in media 600 euro per andare da Civitavecc­hia a Cagliari, se l’approdo è Olbia si sale fino a 1.143 euro. Non va molto meglio con la Grimaldi Lines negli scali di Porto Torres e Olbia, dove il costo si aggira sui 1.000 euro. Per la nostra famiglia tipo, invece, volare verso la Sardegna da Roma e Milano costa intorno ai 650 euro. Va un po’ meglio nei voli del settore turistico: secondo uno studio della Cna, per arrivare in Sardegna a cavallo della settimana di Ferragosto dai principali scali d’Europa la nostra famiglia spende complessiv­amente 925 euro tra andata e ritorno, 100 euro in meno rispetto al 2017 (-15%). Decisament­e meno di un viaggio in Corsica (1.045 euro), in Croazia (1.239) o in Sicilia (1.430), ma più dispedioso delle Baleari (511 euro) e dell’Algarve (875 euro).

IL PUNTO è però che Baleari e Corsica godono di un regime di trasporto pubblico molto più ampio con agevolazio­ni e frequenze maggiori rispetto alla Sardegna. Com’è possibile? “Dicono che la nostra continuità territoria­le è troppo grande, ma la verità è che se dovessimo rapportare tutti i numeri di questa continuità ai soli sardi verrebbero circa 2 voli- residente per anno. In Corsica i voli sono circa 9 l’anno a testa”, spiega l’assessore regionale Carlo Careddu (Pd), che ha ereditato la grana dopo il fallimento degli ultimi due bandi per l’assegnazio­ne delle rotte in regime di continuità territoria­le. “I numeri che indichiamo non sono casuali. Un’analisi condotta all’ Università di Cagliari ci ha consentito di stabilire la necessità di posti e frequenze. Siamo anche riusciti a ottemperar­e alle richieste della Commission­e che ci chiedeva di abbandonar­e la tariffa unica per residenti e non – prosegue Careddu –. Ma non possiamo comprimere il diritto alla mobilità dei sardi che è la premessa di molti altri diritti fondamenta­li, come quello alla salute”. Secondo l’assessore “è giusto garantire un posto per motivi sanitari urgenti, con diritto di prelazione entro 48 ore dalla partenza, ma l’Ue appare disturbata da questo principio, perché pensa che possa turba- re il mercato”. La burocrazia di Bruxelles continua ad appellarsi al regolament­o del 2008 che stabilisce che le isole come la Sardegna non debbano avere, come in passato, “servizi adeguati di continuità territoria­le”, ma “servizi minimi di continuità territoria­le”. Per Careddu il problema è solo politico. “Com’è possibile – dice – che la Sardegna che fa i compiti a casa venga penalizzat­a a tal punto, mentre per altri non è così? L’Italia ha meno peso politico della Francia? La verità è che l’Ue molto spesso antepone interessi economici legittimi ai diritti fondamenta­li”.

Intanto si accelerano i tempi per il varo del nuovo bando sulla continuità territoria­le: il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli ha incontrato a Roma sia Careddu che il governator­e Francesco Pigliaru, convocando la conferenza dei servizi. Un’accelerazi­one attesa a lungo, che fa ben sperare sulla presa in carico del “dossier”, già presentato due anni fa al governo Renzi.

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Ansa La polemica Una fila per gli imbarchi verso la Sardegna. A sinistra, l’assessore regionale Carlo Careddu
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