Leonardo in una sala Agli Uffizi ritorna anche l’Adorazione
Dalle prime opere precedenti alla partenza per Milano al servizio di Ludovico il Moro, a quelle successive al rientro a Firenze nel 1503. La presenza di Leonardo da Vinci agli Uffizi è ora visibile in un’unica sala, quella a lui dedicata nel nuovo allestimento che segue il principio cronologico della galleria, voluto dal direttore delle Gallerie Eike Schmidt.
Così, come per la Sala Raffaello e Michelangelo aperta a giugno, che questa numero 35 precede, anche per il genio da Vinci, le opere dipinte alla bottega del Verrocchio e quelle della sua giovinezza passano dalla dispersione in tre ambienti diversi ad essere visibili in un unico spazio.
ENTRANDO A SINISTRA, il visitatore trova il
eseguito per la chiesa di San Salvi nel 1475-78, mentre l’artista ancora collaborava con il Verrocchio. Da qui la divisione dei compiti nella bottega perfettamente rintracciabile nell’opera. A Leonardo si deve la pittura a olio, con gli effetti di sfumato poi divenuti celebri. Così come a lui si deve anche l’elegantissimo angelo di profilo che regge la veste di Cristo.
Di fronte, l’A , proveniente dalla chiesa di Monteoliveto, che riprende proprio l’angelo che in questo caso proietta la propria ombra sul prato mentre atterra. Qui visibile anche lo studio delle ali calibrate su quelle degli uccelli che contraddistinguono lo studio dell’autore della Gioconda.
A dividere i due quadri, al centro della sala,
dipinta per i canonici regolari agostiniani per la chiesa di San Donato a Scopeto, e poi lasciata incompiuta dalla partenza di Leonardo per Milano nel 1482. È questa la protagonista della sala. Uscita come nuova nel 2017 dal restauro dell’Opificio delle Pietre Dure, con il finanziamento degli Amici degli Uffizi. Restauro durato cinque anni e destinato a restare nella storia per l’innovazione messa in campo dai restauratori e i risultati ottenuti. La pa- la dell’A dorazione in realtà appare come un’enorme pagina di appunti che apre le porte ai visitatori sul processo creativo di Leonardo. Un miracolo di immedesimazione che da oggi sarà possibile ammirare in ogni suo dettaglio.
I tre dipinti presenti nella sala numero 35 hanno in comune anche il motivo dell’esecuzione: decorare edifici di culto. Ed è per questa ragione che, nel nuovo allestimento, il colore dei muri è stato realizzato con la tecnica della spatola, riprendendo quella antica e con un colore – il grigio pallido – che dovrebbe rievocare nel visitatore quello delle pareti delle chiese dell’epoca.
A PROTEGGERE le opere, invece – come è già accaduto per le Sale di Caravaggio e quelle di Michelangelo e Raffaello – delle teche che ne garantiscono la conservazione del clima, riducendo al minimo umidità e calore deleterie per i dipinti. Davanti a esse, poi, la rifrazione è minima e l’opera diventa ammirabile nella sua interezza, senza vedere riflessi nel quadro la propria immagine (insieme a quella di decine di altri visitatori).