Pianoforti rotti e noci fracassate: la Bbc creò gli effetti radio
Rumori fuori scena: facili a dirsi, difficili a farsi. Per crearli, 60 anni fa, la Bbc mise in piedi un “laboratorio” permanente, chiuso solo nel 1998, arruolando i migliori tecnici, compositori e inventori di suoni su piazza. E da aprile di quest’anno la loro librarysterminata di suoni ed effetti – oltre 16 mila per 560 Gb – è accessibile gratuitamente.
Nel 1958, in uno stanzone umido ricavato da una vecchia pista di pattinaggio e ribattezzato “Maida Vale Studios”, aprì i battenti il Bbc Radiophonic Workshop, che dal dopoguerra fu tra gli esperimenti più innovativi di musica elettronica, nonostante fosse nato con l’umile scopo di produrre effetti e sottofondi per radiodrammi, melologhi e affini.
Si era ancora all’alba della tecnologia: eppure – con una sporca dozzina di registratori (a bobine), rudimentali macchinari per l’editing, saldatrici e ogni tipo di utensile domestico, di quelli buoni per il bricolage – la squadra della Bbc scrisse la storia dell’effettistica musicale, a partire dalle inquietanti atmosfere della serie Quatermass and the Pit ( 1958- 59), firmate da Desmond Briscoe, ingegnere del suono (diremmo oggi), e dalla sigla di Doctor Who ( 1 96 3 ) , creata da Delia Derbyshire e Brian Hodgson, che, per riprodurre il risucchio nel vuoto, riesumarono un pianoforte rotto, sfregandogli le corde con chiavi pesanti.
I primi esperimenti risalgono al 1957 durante lo show Private Dreams and Public Nightmares: per non spaventare gli altri impiegati della radio, gli ingegneri affissero cartelli dappertutto. “Non tentate di alterare ciò che sembra strano”, gli effetti sono voluti. “Oggi – racconta un tecnico al Guardian – i suoni si ottengono così facilmente, grazie alla tecnologia digitale, che è difficile capire quanto faticoso e rivoluzionario fosse il nostro lavoro all’inizio”.
E IN ITALIA? Anche da noi l’effettistica vanta una robusta tradizione, come ricorda Armando Traverso, autore e regista radiotelevisivo, da anni in Rai: “Fino a poco fa, la sala C di via Asiago era squisitamente attrezzata per creare rumori: si diceva che persino la Bbc ce la invidiasse. Lì, ad esempio, avevamo allestito diversi set per le camminate: sulla sabbia o sulla ghiaia, con le scarpe di legno o di cuoio; oppure porte con serrature diverse, scale, persino suole differenti”. Questa impostazione deriva dal teatro, ma poi nel tempo il sound design si è emancipato, diventando un’arte a sé.
Di aneddoti sui rumori fuori scena Traverso ne ha a bizzeffe, lui che negli anni 2000 si è occupato di sceneggiare per la radio i fumetti e i loro eroi, da Diabolik a Tex, i cui effetti andavano inventati ad hoc: “Dovevamo ricreare una scena horror di Dylan Dog, che sfasciava la testa a uno zombie con un’ascia. Allora ci siamo ingegnati, riproducendo il suono di una vanga che si conficcava nella terra, unito a quello di una noce di cocco spaccata in diretta in studio”. Et voilà, les jeux sont faits.