Ora torna in pista il Piano Savona per gl’investimenti
Il ministro Tria pensava di aver “sedato” gli alleati (leggi: la Lega), ma il partito degli investimenti ha un’arma in più
Il crollo di Genova rischia di aprire una crepa, per così dire, anche nel fragile equilibrio sui conti pubblici che il ministro Giovanni Tria pensava di aver costruito con la sponda del premier Giuseppe Conte e la non belligeranza dei Cinque Stelle. La tragedia del “Ponte Morandi” rilancia infatti il partito degli investimenti o, meglio, il partito della trattativa versione hard con l’Ue sui vincoli di bilancio, partito che ha il suo simbolo in Paolo Savona, ministro degli Affari europei.
E DIRE CHE IL POVEROTria era andato a dormire quasi rinfrancato. Lunedì sera, infatti, aveva partecipato a un “vertice telefonico” con Conte e i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, durante il quale - citiamo la velina di Palazzo Chigi - era stato “esaminato il quadro macroeconomico” e “condiviso il lavoro in corso per la definizione dei dettagli del quadro p ro gr am m at ic o”, quadro che “concilia il perseguimento degli obiettivi programmatici con la stabilità dei conti pubblici”. In sostanza, complici anche i venti non proprio amichevoli in arrivo dai famosi “mercati”, Tria aveva strappato l’assenso a un’operazione sì audace, ma amichevole verso l’Unione europea: per il 2019 niente manovre restrittive, ma neanche piani faraonici.
Tradotto: deficit attorno al 2% del Pil (dove si fermerà quest’an- no) o poco più su, anche per non accentuare il rallentamento della crescita già in corso con una manovra restrittiva (da tabella Ue dovremmo portarlo allo 0,8%, un suicidio). Questo consentirà di rinviare senza patemi l’aumento dell’Iva e di far fronte alle spese obbligatorie: bisognerà poi trovare i soldi per avviare - e solo avviare - il programma di governo con anticipi di sgravi fiscali (imprese e famiglie), reddito di cittadinanza (Rei e centri per l’impie- go), riforma della legge sulle pensioni (quota 100 declinata in forma più indolore possibile).
È IL PIANO del ministro Tria - che intanto prepara il suo roadshowin Asia per vendere lì i Btp che la Bce non comprerà più con la fine del Qe - per arrivare relativamente tranquilli a dicembre e bloccare da una posizione di forza il prossimo pacchetto bancario Ue, un rischio mortale per l’Italia: nel 2019, poi, le Europee potrebbero disegnare una mappa politica del continente meno ostile.
Com’è noto la linea Tria - che è anche quella di Conte e, soprattutto, Sergio Mattarella - non trova tutti d’accordo nel governo. C’è chi è convinto che l’Italia si troverà sotto attacco lo stesso, perché la smobilitazione della Bce la rende una preda facile: tanto vale, è il ragionamento, rafforzare subito l’economia del Paese.
In questo senso, soprattutto dopo il crollo di Genova (anche se lì la responsabilità è dei concessionari privati), torna d’attualità il “Piano Savona” da 50 miliardi di investimenti che il ministro puntava a inserire nella manovra ed è stato invece derubricato a una
Dopo il vertice serale Lunedì la partita su deficit e debito pareva chiusa, ma ora riparte l’attacco ai “vincoli esterni” (Ue)
sorta di studio di fattibilità. Non a caso ieri la Lega è tornata a battere sul “vincolo esterno” a partire da Salvini: “C’è da mettere in sicurezza buona parte dell’Italia: se ci sono vincoli esterni che ci impediscono di spendere i soldi che avremo per mettere in sicurezza le scuole e le autostrade, sarà il caso di porsi il dubbio se continuare a rispettarli”. La traduzione, via Twitter, è del presidente della commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi: “I tragici fatti di Genova ci ricordano che gli ‘investimenti pubblici’ di cui abbiamo assoluta necessità sono sotto gli occhi di tutti”. Il buon Tria non può stare mai tranquillo.