L’Aquarius sbarca a Malta: l’Ue adotta la linea italiana
Mediterraneo La nave con 141 migranti dopo 3 giorni verso La Valletta. L’enclave inglese revoca l’imbarcazione dal suo registro
Sbarcherà a Malta la nave Aquarius delle Ong Sos Méditerranée e Medici senza frontiere, ferma sul limite delle acque italiane da domenica scorsa con 141 naufraghi a bordo. Il governo di La Valletta ha comunicato ieri pomeriggio di aver dato la propria disponibilità, “dopo una discussione con la Francia e un numero di stati membri, con il supporto della Commissione europea”. I migranti – ha spiegato il portavoce del presidente Joseph Muscat – verranno distribuiti tra Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo e Spagna. Matteo Salvini ha dichiarato che anche l’Italia ne accoglierà una quota.
UN RUOLO MARGINALE, dunque, avrebbe avuto l’Italia nella soluzione della crisi. È la seconda volta in poco più di un mese che Malta si offre per accogliere migranti e rifugiati salvati dalle navi umanitarie nel Mediterraneo centrale. A fine giugno il porto di La Valletta era stato aperto alla nave Li feline, con la distribuzione dei naufraghi in otto paesi europei. In quel caso una parte vennero accolti anche dall’Italia. Successivamente allo sbarco la Lifeline è stata messa sotto fermo amministrativo dalle autorità dell’isola e il comandante, di nazionalità tedesca, è stato indagato.
La situazione a bordo – ha spiegato in una conferenza stampa ieri Aloys Vimard, di Msf – è particolarmente difficile: “Le persone sono esauste, segnate dal loro viaggio e dalla permanenza in Libia”, raccontando storie di terrificante violenza. Quasi la metà dei 141 naufraghi recuperati sono minori non accompagnati. Due le donne in stato di gravidanza. Duro il commento dell’Alto commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi: “È sbagliato, pericoloso e immorale tenere le navi di soccorso a vagare per il Mediterraneo”.
Ieri la nave, prima della risposta di Malta, aveva mandato una ulteriore comunicazione ai coordinamenti dei salvataggi marittimi di Francia, Spagna, Grecia, con in copia il MRCC italiano e maltese, la Guardia costiera libica e il comando Eunavformed, chiedendo l’as segnazione di un porto per lo sbarco. La sera di lunedì il centro italiano aveva risposto ribadendo che l’ind ivid uazione del posto sicuro era di competenza delle autorità di Tripoli. L’Aquarius ha però ripetuto nelle sue comunicazioni di aver ricevuto proprio dai libici l’indicazione di rivolgersi ai centri di altre nazioni dell’area del Mediterraneo centrale, ovvero l’Italia e Malta.
Il governo di Gibilterra – paese titolare della bandiera utilizzata dalla Aquarius – lunedì sera ha annunciato di aver avviato la procedura per la revoca del registro della nave delle Ong italo-francesi: “Tra giugno e luglio 2018 – si legge nel documento – la Aquarius ha ricevuto le istruzioni di sospendere le operazioni come vascello dedicato al salvataggio dal registro navale di Gibilterra e di tornare allo stato originale di nave per le ricerche”.
La motivazione, spiegano le autorità marittime, deriva dalla difficoltà nell’individuazione “dei punti di sbarco per un numero di navi di salvataggio all’interno dell’area Sar italiana”. Il registro dovrebbe decadere, secondo quanto annunciato da Gibilterra, il prossimo 20 agosto; da quel mo- mento la nave avrebbe la bandiera tedesca, nazionalità dell’armatore. Per Sos Méditerranée la scelta dell’autorità marittima “attesta la deliberata volontà di fermare l’attività di salvataggio dell’Aquarius, una delle ultime navi civili e umanitarie attive nel Mediterraneo”.
UNA SCELTA tutta “politica”, commentano fonti della organizzazione umanitaria, che in un comunicato diffuso ieri hanno spiegato di essere in contatto con le autorità per la soluzione del caso: “Va notato, però, che mentre vi era una discussione in corso tra l’armatore dell’Aquarius e l’autorità marittima di Gibilterra per chiarire questi argomenti pretestuosi – commentano da Sos Méditerranée – e nel momento in cui l’Aquarius si trova nello stallo determinato dal fallimento delle istituzioni competenti nell’assumere le proprie responsabilità, l’improvvisa pubblicazione di un comunicato stampa da parte di Gibilterra denota un tentativo politico deliberato di ostacolare la missione”.
Un intervento inusuale, arrivato in un momento di stallo, con 141 persone a bordo, molte delle quali in una situazione di stress dovuto ai lunghi periodi di detenzione in Libia.
Il racconto di MSF “Persone a bordo esauste, segnate dal viaggio e dalla permanenza in Libia” Distribuiti in 5 Paesi I rifugiati in Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo e Spagna