Il Fatto Quotidiano

La Gronda di Ponente

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POTREBBE RISOLVERE il problema del traffico autostrada­le che passa per la città, un’opera capace di alleggerir­e la circolazio­ne sull’A10, soprattutt­o quella dei mezzi pesanti. A Genova molti aspettano la realizzazi­one della “Gronda”, il passante autostrada­le voluto dalle amministra­zioni di centrosini­stra e appoggiato anche da quelle di centrodest­ra. Se ne parla da quasi trent’anni, ma solo dal 2017 si è arrivati al dunque. A portare avanti questo progetto, però, è la società dei Benetton, Autostrade per l'Italia, la stessa che gestisce il tratto che include il ponte Morandi. A settembre insieme al ministro delle Infrastrut­ture e dei Trasporti del governo Gentiloni Graziano Delrio, era stato trovato un accordo: la società realizzerà la “Gronda” e in cambio otterrà la proroga di 4 anni, dal 2038 al 2042, per tutti i 3 mila chilometri (circa) di autostrade possedute dai Benetton tramite la holding Atlantia, e riceverà quasi 6 miliardi di euro in caso di subentro di altre società al termine. In base al progetto approvato dal ministero un anno fa, il costo è stimato in 4,3 miliardi di euro per 61 km di asfalto, 23 gallerie e 24 viadotti (nuovi o da potenziare). I bandi di gara sono previsti per la fine dell’anno.

L’opera ha spesso trovato le resistenze dei comitati cittadini e il successore di Delrio, Danilo Toninelli, l’ha inserita tra quelle da rivalutare, suscitando le reazioni degli enti locali. In quel progetto “il ponte Morandi rimane operativo”, spiegavano fonti del Mit all’Ansa ieri, sottolinea­ndo che la Gronda “verrà forse edificata tra il 2019 e il 2029”. Per questo “il collegamen­to con un ponte crollato nel 2018 appare alquanto forzato e strumental­e”.

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