Il Fatto Quotidiano

Le bizzarre lezioni sulla difesa del Parlamento

Panebianco e le accuse a chi era per il No nel 2016 di non criticare Grillo e Casaleggio

- » ANDREA PERTICI*

Angelo Panebianco, sul Corriere della Sera, torna a criticare i sostenitor­i del No alla riforma costituzio­nale di Renzi, che non svolgerebb­ero un’altrettant­o energica campagna contro “le dichiarazi­oni di Casaleggio e Grillo ”, che si proporrebb­ero “di mandare in soffitta il Parlamento”.

In realtà, la critica è distrutta dalla stessa premessa per cui “certamente c’è una grande differenza fra una consultazi­one referendar­ia al termine della quale si deve decidere se cambiare o no alcune parti di una Costituzio­ne e le dichiarazi­oni di intenti dei leader di un partito”. Ma ciò non ferma il professore, secondo il quale questo confermere­bbe che “il vero mastice” che teneva insieme i sostenitor­i del No era quello di “fare fuori politica- mente Matteo Renzi”, essendo deboli gli argomenti “pro-no” di una riforma volta sempliceme­nte a una “razionaliz­zazione della nostra democrazia rappresent­ativa”.

FORSE È STUCCHEVOL­E tornare su un testo già più volte criticato nel merito (mi sia consentito un rinvio a La Costituzio­ne spezzata , Lindau 2016), ma vale la pena almeno ricordare che questo non avrebbe eliminato il bicamerali­smo, né semplifica­to i procedimen­ti decisional­i, né migliorato i rapporti tra lo Stato e le Regioni, né diminuito (significat­ivamente) i costi della politica, né aumentato la partecipaz­ione popolare. Tanto mi sembrava sufficient­e per contrastar­e la riforma costituzio­nale nel merito, a prescinder­e dalla valutazion­e sul resto dell’azione governativ­a, che pure ha prodotto modesti risultati. Del resto, non ricordo nessuno che abbia dichiarato di votare No nonostante la validità della riforma proposta, mentre importanti esponenti politici – da Prodi a Barca a Cacciari – hanno annunciato il loro Sì nonostante non fossero convinti del merito della riforma.

Le recenti dichiarazi­oni di Grillo sulla democrazia non sono certo condivisib­ili, ma pongono la questione della partecipaz­ione, sulla quale, come altri colleghi, insisto da tempo. Il 40% del Pd alle Europee fu enormement­e festeg- giato, trascurand­o il fatto che avesse votato il 58% degli elettori e che quei voti fossero quasi un milione in meno di quelli ottenuti dallo stesso partito alle politiche del 2008.

Casaleggio non ha detto che il Parlamento è superato, ma che questo deve “ga ra nt ir e che il volere dei cittadini venga tradotto in atti concreti e coerenti”, salvo poi aggiungere che “tra qualche lustro è possibile che non sarà più necessario nemmeno in questa forma”. Anche quest’ultima affermazio­ne non è condivisib­ile, ma non ha nessuna attua- lità, e sembra più interessan­te il richiamo alla valorizzaz­ione degli strumenti di partecipaz­ione, non solo a livello nazionale ma anche euro-unitario.

D’altronde, c’è da chiedersi dove fossero tutti questi sostenitor­i del Parlamento quando non solo questo era indebolito dal testo della riforma costituzio­nale, ma intanto veniva svilito con voti sulla riforma costituzio­nale a raffica, con contingent­amenti e sedute fiume, mentre i parlamenta­ri sospettati di dissenso erano sostituiti in commission­e, in barba a quel divieto di mandato impe- rativo ora giustament­e richiamato come un cardine della democrazia.

D’ALTRONDE, si dovrebbe ammettere che nessun attacco al Parlamento è venuto da chi da statuto è il leader del M5S, Luigi Di Maio, né dal ministro Riccardo Fraccaro, che, in una recente intervista, è tornato sulla necessità che le riforme costituzio­nali siano solo puntuali, proponendo l’eliminazio­ne del Cnel, la riduzione del numero dei parlamenta­ri e il potenziame­nto degli istituti di democrazia diretta.

Riforme condivise, nella scorsa legislatur­a, anche da quella parte della sinistra che non appoggiava la riforma costituzio­nale. Forse, occorrereb­be mettere finalmente da parte il confronto su una riforma costituzio­nale bocciata dal 60% degli elettori, pari a circa 20 milioni di voti, senza troppi rimpianti, per concentrar­ci, in modo costruttiv­o, sul merito delle proposte che vengono concretame­nte avanzate.

* Costituzio­nalista all’Università di Pisa

Strani risvegli Le chiacchier­e non sono riforme e poi chi sostenne Renzi&C. non può fare il difensore delle Camere

 ?? Ansa ?? Venti milioni I voti contro la riforma Boschi il 4 dicembre 2016: per Panebianco erano tutti contro Renzi
Ansa Venti milioni I voti contro la riforma Boschi il 4 dicembre 2016: per Panebianco erano tutti contro Renzi

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