Il Fatto Quotidiano

“Per me Alessandro ha lavorato bene Non lo denuncio”

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CECILLE STELL EISENBEIS è una signora elegante che tutti conoscono come Ceil Pulitzer da quando nel 1970 ha sposato l’erede della celebre dinastia. Vive nella villa di Santa Barbara con il marito Michael E. Pulitzer, 88 anni, che nel 1993 divenne presidente della Pulitzer Inc. dopo la morte del fratello Joseph III, figli entrambi di Joseph II e nipoti del fondatore, Joseph I. Il gruppo è nato nel 1870 e vantava - quando lo guidava Michael E. Pulitzer - una ventina di giornali, otto television­i e tre radio. Nel 2005 è stato venduto per circa 1,8 miliardi di dollari e la coppia si è dedicata alle attività benefiche. La Ceil and Michael E. Pulitzer Foundation è stata la maggiore sostenitri­ce delle attività di Alessandro Conticini in Etiopia: 5 milioni e 515 mila dollari dal 2009 al 2016. I coniugi ultraottan­tenni nel 2011, per esempio, su un totale di spese caritatevo­li pari a 1,6 milioni di euro, hanno destinato 1 milione e 56 mila euro alla Operation Usa che poi ha girato i soldi alle società di Alessandro Conticini. Il destino dell’inchiesta sulla presunta appropriaz­ione è quindi ora nelle loro mani. Signora Pulitzer, lei è a conoscenza dell’indagine sull’appropriaz­ione indebita contestata ad Alessandro Conticini?

Sì ho sentito qualcosa ma conosco bene Alessandro e sono sicura che lui non si è appropriat­o indebitame­nte di nulla.

Quindi lei, alla richiesta dei pm, replicherà che non vuole denunciare Conticini per la presunta appropriaz­ione ai danni della fondazione? Lei è la prima persona che mi contatta per chiedermel­o, però le dico che non ho nessuna intenzione di denunciare Alessandro. Anzi mi dispiace che le autorità italiane lo accusino. Sono stata spesso in Africa e ho visto con i miei occhi come lavora, lui e la moglie Valerie Quere, mi creda hanno fatto un lavoro eccezional­e.

Lo ha sentito in questi giorni?

Non lo sento da almeno tre anni.

Come ha conosciuto Alessandro Conticini?

Io amo l’Africa e volevo fare qualcosa di bello per i bambini africani. È successo dieci anni fa mi sembra di ricordare che mia sorella, Christine Eisenbeis, abbia conosciuto ad Addis Abeba Alessandro e sua moglie in un orfanotrof­io. Me li ha presentati. Io ho visto come lavoravano e ho deciso di affidare a loro i fondi della Fondazione.

I magistrati accusano Alessandro di essersi appropriat­o di 6,6 milioni di dollari, sui 10 milioni totali ricevuti da voi (5,5 milioni) oltre che da Unicef (3,8 milioni) lo sa?

Non ci credo. Non è possibile. Io sono andata più volte in Africa a vedere con i miei occhi i progressi delle mamme che loro educavano a non abbandonar­e i figli. Io ho visto le mamme e i bambini felici per il loro lavoro. Qualche anno fa mi sono ammalata e da allora non sono più andata in Africa ma era tutto sotto controllo. Alessandro e la moglie amano i bambini, ne hanno adottato anche uno. Poi sono andati via perché mi sembra che il fratello di Alessandro avesse bisogno di un aiuto, mi sembra per il lavoro, ed è tornato penso in Italia.

Se Alessandro avesse usato un paio di milioni per investimen­ti immobiliar­i per la sua famiglia, lei sarebbe arrabbiata?

Ovviamente sì. Non è per questo che ha ricevuto i fondi della Fondazione, ma le ripeto: io mi fido di lui. E poi non è possibile perché era tutto controllat­o. Possiamo parlare con suo marito Michael E. Pulitzer?

Guardi sono io che mi sono sempre occupata della Fondazione e di queste attività in Africa. Comunque mio marito è alle prese con un dottore. Anzi ora la devo lasciare anche io per una visita.

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