Il Fatto Quotidiano

BONACCINI E CASSESE: MERCATI SÌ, SINISTRA NO

- » TOMASO MONTANARI

Caro direttore, sul Corriere della seradi lunedì scorso, 13 agosto, l’ex membro della corte costituzio­nale Sabino Cassese ha riscritto l’articolo 1 della Costituzio­ne, virandolo all’imperfetto: “La sovranità appartenev­a al popolo”. È questo il senso ultimo dell’editoriale in cui si afferma che “non basta godere della fiducia dei propri elettorati, bisogna anche rassicurar­e i mercati”, per concludere con una bacchettat­a agli ingenui che “hanno un concetto troppo elementare della democrazia, intesa come un rapporto esclusivo, stretto soltanto tra un popolo e il suo governo”.

NELLO STESSO GIORNO, il supplement­o economico dello stesso Corriere pubblicava un altro editoriale del professor Cassese, in cui il nostro Stato non più sovrano viene esortato calorosame­nte a riprendere il filo delle privatizza­zioni, spogliando­si del poco che gli è rimasto. Dal punto di vista di Cassese, che è quello della classe dirigente a cui dobbiamo l’Italia che abbiamo (e che, nel suo cerchio più interno e solidale, stringe anche gli ultimi due capi dello Stato, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella), si tratta di ovvietà: è ovvio che la volontà popolare non conti più nulla, è ovvio che la sovranità appartenga ai mercati e ai loro pagatissim­i consulenti e di- fensori, è ovvio che lo Stato debba continuare a smontare se stesso (anche se lo ha fatto più di tutti gli altri in Europa, dopo il Regno Unito della Thatcher e Blair, e con risultati orrendi sotto il profilo economico, politico e morale). Coerenteme­nte Cassese – che è stato ministro della Repubblica e appunto giudice costituzio­nale – non ha avuto alcun problemi a far parte del board di difensori di Vivendi contro gli interessi italiani: una cosa capace di scandalizz­are solo chi ha un concetto troppo elementare dell’amor patrio.

Ho dunque espresso questo stesso giudizio su Twitter: “Per Sabino Cassese, sul Corrieredi oggi, è troppo elementare l’idea di democrazia in cui un governo risponde al popolo. A essere davvero sovrani sono i mercati e i loro esperti-mandarini, profumata- mente pagati. Ebbene, come si fa a non essere antisistem­a se questo è il sistema?”. Ora, mi aspettavo risposte indignate o liquidator­ie di berlusconi­ani d’antan, professori ultraliber­isti, confindust­riali trinariciu­ti. Invece, chi è che a muso duro mi scrive prima un gentile: “Quindi?”, poi un garbatissi­mo: “Mentre leggevi il testo stavi ascoltando musica? Perché ho l’impression­e che tu abbia capito molto poco?” Nientemeno che il presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, il piddino Stefano Bonaccini. Passato lo stupore – sì, non smetto di stupirmi di fronte a una ‘sinistra’ che vede il mondo come la destra –, ho replicato che: “Ad aver capito poco di tutto questo è il suo partito. Purtroppo per il suo partito e anche per questo Paese, oggi finito proprio per questo nelle mani di Salvini”. A questo punto, Bonaccini è uscito dal seminato ricorrendo alla meraviglio­sa retorica dei gufi: “Se siamo nelle mani di Salvini suddividia­moci almeno la responsabi­lità visto lo sforzo che lei ha prodotto per attaccare quotidiana­mente il Pd ed i governi di csx. E visto il successo del suo progetto politico. Applausi”.

L’allusione al “mio” progetto politico si riferiva, credo, a quello partito dal Brancaccio: fallito perché ciò che ne è nato (senza la mia partecipaz­ione), e cioè Liberi e Uguali, era troppo vicino e appiattito sul Pd, non certo a causa di un suo radicalism­o antisistem­a di sinistra (magari ci fosse stato). Quel che sfugge a Bonaccini e alla gran parte del Pd è proprio questo: un partito che introietta e fa propria ancora oggi l’analisi della realtà di Cassese (un’analisi che aderisce entusiasti­camente alla realtà che descrive), dicendo al popolo che la sua volontà non conta né conterà più nulla, si candida a perdere in eterno, in un Paese in cui questo stato delle cose ha prodotto 11 milioni di italiani a rischio di povertà. Ed è quasi commovente che la dirigenza di un partito che ha governato per decenni potendo letteralme­nte tutto, oggi addossi la colpa ai pochi intellettu­ali che, da sinistra, ogni giorno dicevano al Pd che si sarebbe schiantato contro un muro, e non a se stessa, che guidava a folle velocità precisamen­te contro quel muro.

QUANDO PARLA di una sovranità più larga di quella popolare, Cassese allude a quella dei grandi organismi finanziari: per esempio la banca JP Morgan, che sostenne (insieme a lui) la riforma costituzio­nale del Pd, che aveva il preciso intento di diminuire il potere dei cittadini. La maschia reazione da tastiera di Bonaccini dimostra che il Pd è sempre fermo lì, entusiasti­camente a guardia dello stato delle cose: lasciando così tutti coloro che (letteralme­nte) non sopportano più questo sistema a votare per Salvini e per Di Maio. Cosa deve ancora succedere perché il Pd inizi a capirlo?

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