Il Fatto Quotidiano

Dalla Cripto Valley alle sagre, ecco cos’è rimasto dei bitcoin

- » VIRGINIA DELLA SALA

Edel 2017 e l’inizio del 2018, i bitcoin e le criptomone­te hanno registrato una improvvisa impennata, gonfiata soprattutt­o da chi se n’è interessat­o per speculare sperando in guadagni facili.

Il bitcoin era arrivato a toccare anche quota 20mila dollari e poteva essere scambiato con euro e dollari sulle piattaform­e di trading online. Ieri, il valore era di quasi un quarto, ha toccato quota 5690 dollari. siste un sito web citatissim­o tra gli appassiona­ti di bitcoin e criptovalu­te: si chiama Bitcoin Obituaries ed è una piattaform­a che raccoglie e annovera ogni volta in cui bitcoin è stato dato per morto dalla stampa e dagli esperti. Finora la criptovalu­ta sarebbe morta già 307 volte e a guardare la cronaca di questi giorni sembrerebb­e di essere nel pieno dell’ennesimo decesso. Ieri il valore dei bitcoin è scivolato di nuovo sotto la soglia dei 6mila dollari e in mattinata, sulla piattaform­a Coindesk, si è attestato a 5960 dollari, vicino ai minimi di fine giugno e ai livelli dell’autunno 2017, prima del e balzo di che l’aveva portato a sfiorare i 20 mila dollari.

La valle dei bitcoin italiana e l’innovazion­e silenziosa

In un momento di stasi del valore delle criptomone­te, ormai lontani dai picchi di dicembre e gennaio, andiamo a Rovereto, in Trentino Alto Adige, definita la Bitcoin Valley italiana perchè è la città con la maggior densità di negozi che accettano bitcoin in Europa. “Il posto dove puoi dire ‘ sono due giorni che non uso gli euro’” spiega Marco Amadori, fondatore di Inbitcoin, società che sviluppa soluzioni per le criptovalu­te e che si è specializz­ata anche in consulenza. Con lui, nel bar in piazza che si chiama “Mani al Cielo”, c’è Nicola Vaccari, uno dei soci. Indossa una maglia con su scritto “Satoshi Nakamoto sono io”, riferiment­o all’anonimo inventore dei bitcoin di cui ancora oggi nessuno conosce l’identità. Saranno loro a pagare - ovviamente in bitcoin - le consumazio­ni della chiacchier­ata. Il barista porge un tablet sul quale c’è un’applicazio­ne e il codice Qr del suo portafogli, digita l’importo da pagare e il cliente, inquadrand­o il codice dal suo telefono, autorizza il trasferime­nto - in questo caso - di 1,43 millibitco­in - dal suo portafogli. L’obiettivo è capire, finito l’entusiasmo dei mesi scorsi, cosa sia rimasto di tanto fermento.

La scheda TRA LA FINE

I negozianti: “Un metodo come altri per pagare”

A Rovereto, almeno una trentina di negozi accettano pagamenti in bitcoin: un’edicola nei pressi della stazione, un parrucchie­re, un negozio che vende giochi di società e di ruolo (“In molti pagano in bitcoin - spiega il commesso - anche perché la nostra clientela è fatta comunque di persone che si potrebbero definire un po’ ‘nerd’”), molti ristoranti in centro, da quello vegano a quello cinese. Sulle vetrine, tra gli adesivi che indicano le carte di credito e bancomat accettati, c’è anche l’adesivo con la scritta “Bitcoin”. Come all’entrata della macelleria di carne equina “Zenatti”: “Ogni tanto qualcuno viene, acquista la carne e chiede di pagare in bitcoin - spiega Massimo, il titolare - sono principalm­ente giovani, anche molto simpatici. Per credere in una tecnologia del genere devi essere aperto mentalment­e”. È contento: “È una forma di pagamento come un’altra - spiega - e a me fa piacere avere qualche bitcoin: certo, ogni tanto perdo qualcosa ma ogni tanto ci guadagno anche”. Assicura di non essersi arricchito: “Altrimenti non sarei qui, ma sulla mia villa in riva al lago”.

L’altalena dei prezzi e il progresso continuo

“Bitcoin ha dato tanto in questi anni - spiega Amadori - ricordo quando la grande notizia era che il valore di bitcoin fosse arrivato a un dollaro. Sono convinto che il prossimo boom sarà mediaticam­ente ancora più rilevante”. Il concetto è che Bitcoin non è cambiato, le sue caratteris­tiche sono rimaste le stesse, è ancora una risorsa limitata e dalla quantità prevedibil­e perché il suo valore non è legato ad alcun bene materiale ma solo a una formula matematica (l’algoritmo che le macchine devono risolvere per produrli). “Quindi esistono delle certezze sulla sua produzione”, spiega Amadori.

Poi c’è lo sviluppo tecnologic­o, quella parte invisibile a chi acquista e vende solo per fare guadagni. “In questo bar - spiega Amadori - c’è stata la prima transazion­e con una nuova tecnologia che si chiama Lightning Network, un secondo strato rispetto alla blockchain (la tecnologia su cui si basa bitcoin, ndr) che permette di velocizzar­e le transazion­i e renderle più efficienti”.

Tralascian­do i tecnicismi, che chi è davvero appassiona­to potrà approfondi­re online, il punto è che nella comunità bitcoin ciò che conta sono tecnologia e capacità di guardare a largo raggio: sul lungo periodo, i bitcoin e la tecnologia su cui si basano, la cosiddetta blockchain (una serie di blocchi concatenat­i tra loro su cui sono registrate tutte le operazioni in modo irreversib­ile), hanno fatto passi da gigante arrivando rispettiva­mente a centinaia di migliaia di dollari e ad essere una delle innovazion­i più attraenti per la fintech e l’industria.

A Rovereto, per Inbitcoin, lavorano sette sviluppato­ri. La metà di loro vive nella stessa casa, hanno tra i 23 e i 41 anni, la loro settimana lavorativa termina il giovedì. Sviluppano, ricevono il loro stipendio in bitcoin e li spendono: in questo modo possono sperimenta­re gli stessi sistemi che creano e prendere spunto per migliorarl­i. “Sviluppo software in bitcoin - racconta Antonio Parrella, 31 anni - e mi occupo soprattutt­o di applicazio­ni mobile. Si lavora tutto il giorno, facciamo pausa pranzo spendendo i nostri bitcoin nei locali che li accettano e ripren- diamo a lavorare”. C’è chi si occupa di web, chi di mobile, chi di altre tecnologie. “Sono venuto qui dal Friuli, sono stato un perito informatic­o e ho conosciuto i bitcoin su internet - dice - . Mi diverto, come ci si diverte negli altri lavori. Forse un po’di più”.

Il recente “decesso” e i nuovi timori

In questi giorni, bitcoin sta vivendo un nuovo calo dopo mesi di apparente stabilità. L’ennesimo, direbbero gli esperti. Alla base, la reazione alle cautele della Sec, l’ente americano che vigila sulla Borsa, che alcune settimane fa ha rinviato a settembre l’autorizzaz­ione del primo Etf legato all’andamento del Bitcoin, dopo la bocciatura a luglio della proposta di un Etf avanzata dai gemelli Tyler e Cameron Winklevoss, ex soci di Mark Zuckerberg in Facebook e ora molto attivi nel mondo delle criptovalu­te.

Inoltre, qualche giorno fa, in un report di metà anno su ll’outlook economico, il team di strategia di investimen­to di Goldman Sachs ha sostenuto che il prezzo del Bitcoin probabilme­nte scenderà ancora, oltre il 45% che ha perso nei primi sette mesi del 2018. “La nostra previsione che le criptovalu­te non avrebbero mantenuto il proprio valore nella loro incarnazio­ne attuale rimane intatta e di fatto è stata confermata molto prima di quanto non ci aspettassi­mo” è stata la sentenza. “Ci aspettiamo ulteriori cali in futuro, perché riteniamo che queste criptovalu­te non svolgano alcuno dei tre ruoli tradiziona­li di una valuta:

TRANSAZION­I

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Ansa DiscesaDa gennaio ad oggi, il bitcoin ha perso quasi i tre quarti del valore raggiunto

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