Il Fatto Quotidiano

Nasce il consorzio italiano per fare lobbying

L’obiettivo è dialogare con le istituzion­i per far capire opportunit­à e rischi

- VDS

Si chiama Crypto values ed è un consorzio italiano che mira a supportare e diffondere la cultura e l’informazio­ne sui bitcoin, le criptovalu­te e la blockchain: l’iniziativa parte dai fondatori di The Rock Trading, una delle maggiori (nonché una delle più longeve) piattaform­e per lo scambio di criptovalu­te anche con euro in Europa. La società si è trasferita in Italia da Malta e ora è alla guida di questo gruppo.

“ABBIAMO QUATTRO obiettivi - spiega Andrea Medri, socio e fondatore di The Rock Trading con Davide Barbieri - per riuscire a creare e supportare una nuova industria di alto livello in Italia. Partiamo alla pari rispetto al resto del mondo, siamo avanzati in questo campo tanto per la qualità delle persone coinvolte nel campo che per la competenza e la leadership in ambito bitcoin e blockchain. Si potrebbe fare molto”.

Il primo obiettivo è quindi riuscire a dialogare con le istituzion­i: dal legislator­e alla vigilanza, passando per le authority. “Bisogna creare sistema e industria senza però chiudere gli occhi da- vanti ai problemi, dalla sicurezza al riciclaggi­o e la criminalit­à - spiega Medri -. Dialogare significa far capire di cosa si tratta, saperlo spiegare. Ovviamente in modo trasparent­e”. In altre parole, si cercherà di fare lobbying. “Ci iscriverem­o anche al registro della Commission­e europea dei soggetti portatori d’in teres se. Gran parte della partita si gioca, infatti, a livello europeo”.

Altro obiettivo, la formazione: l’idea è avviarla a tutti i livelli, sia istituzion­ale che finanziari­o che per le persone comuni. “Un modo di comunicare le opportunit­à ma anche i rischi - spiega Medri - e che implicherà coinvolgim­ento e relazioni con il mondo accademico e le università”. Molti atenei, in Italia, hanno già attivato corsi e master che si occupano di tecnologia blockchain e bitcoin. In ultimo, l’individuaz­ione di progetti di applicazio­ne reale della blockchain da finanziare e supportare, soprattutt­o tra i più giovani: “L’applicazio­ne di questa tecnologia - spiega Medri - è ancora limitata, se ne parla tanto come soluzione universale a tutti i mali ma i progetti seri ed efficaci sono ancora pochi”.

A far ben sperare, in Europa, l’arrivo nei mesi scorsi della quarta e della quinta direttiva sull’antiricicl­aggio che ha in parte normato anche le transazion­i e le piattaform­e che fanno trading di criptovalu­te: dall’obbligator­ia identifica­zione e registrazi­one alla segnalazio­ne delle operazioni sospette. Se finora, nonostante tutto, il bitcoin è sopravviss­uto è perché - seppur magari non in modo palese e ufficiale - istituzion­i e organi di vigilanza si sono comunque sempre interessat­i al fenomeno. “Nonostante tutti dicano il contrario - spiega Medri - credo che il dialogo sia possibile. A tutti i livelli si trovano persone disposte ad ascoltare, anche perché l’obiettivo è creare lavoro e portare investimen­ti esteri. L’esempio è il Giappone: se lo 0,3% del Pil dipende da questa industria, vuol dire che forse qualcosa di buono c’è. Noi ci proviamo: se poi non dovessimo riuscirci, allora ce ne andremo altrove”.

LE PREMESSE sono buone: trasparenz­a prima di tutto. “È un discorso che abbiamo sempre fatto: servono regole. Le valute tradiziona­li sono regolament­ate, si può discutere di come lo siano, ma lo sono. Se quindi le vogliamo utilizzare ad esempio per fare trading con mometa Fiat, vanno seguite le regole e non ci si può esimere”. Diverso è il discorso, invece, se si parla di sole criptovalu­te: “In questo ambito va invece trovato un equilibrio tra forme che lascino libertà e il necessario controllo contro la criminalit­à e le truffe. È su questo che si concentrer­à il nostro lavoro, riuscire a far armonizzar­e due realtà. E aiutare a farlo comprender­e”.

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ConfrontoI­l sito del nuovo consorzio italiano che racchiude diverse figure industrial­i

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