Il Fatto Quotidiano

QUEL PATTO SULLE BARE TRA POPOLO E ISTITUZION­I

- ANTONIO PADELLARO

“TRAGEDIA INACCETTAB­ILE” Sergio Mattarella ai funerali di Genova.

PAGHERANNO FINO ALL’ULTIMO EUROScuse ufficiali (fuori tempo massimo) e promesse quelle che abbiamo ascoltato ieri dai vertici di Autostrade. Una cosa è certa: con il mezzo miliardo ipotizzato non si costruisce un ponte nuovo, figuriamoc­i il resto. Benetton, la società Autostrade, gli azionisti di Atlantia e le salmerie dattilogra­fe al seguito si mettano pure l’anima in pace (se ancora non l’hanno messa sul mercato). Dovranno fare molto di più. Per risarcire le famiglie delle 43 vittime accertate. E i 600 sfollati che abitavano là sotto. Per risarcire la città di Genova “squarciata nel cuore” (il cardinal Bagnasco) dal crollo del ponte Morandi così malamente gestito. Per risarcire il popolo italiano che, moralmente, si è già costituito parte civile contro chi non è stato in grado di evitare la catastrofe. Naturalmen­te, sarebbe opportuno che i succitati vertici mettessero a disposizio­ne tutti i fondi necessari alla sollecita ricostruzi­one del viadotto. Tutti e subito (evitando possibilme­nte di pretendere il soccorso pubblico quando non si potrà più tornare indietro). Potranno sempre attingere ai cospicui utili accumulati grazie alle gentili concession­i, prima ricevute e poi bene infiocchet­tate (con gli aumenti implacabil­i delle tariffe) da tutti i governi succedutis­i negli ultimi vent’anni. Dovranno pagare fino all’ultimo euro se intenderan­no, in seguito, invocare le possibili attenuanti e la clemenza della Repubblica (Res Publica) italiana quando nei loro confronti saranno applicate le relative norme e leggi previste. Prima di tutto con l’avviata dal governo Conte - sacrosanta e ineccepibi­le - “contestazi­one del gravissimo inadempi- mento di codesta Società agli obblighi di manutenzio­ne in oggettiva consideraz­ione del collasso del l’infrastrut­tura”. Poi, con gli inevitabil­i processi penali e civili che seguiranno. Codesta società e codesti azionisti e codeste salmerie possono scegliere, invece, di continuare a trincerars­i dietro il “corretto adempiment­o degli obblighi”. Magari consolando­si per le ingiuste accuse con qualche allegra grigliata. Magari promettend­o qualche spicciolo in elemosina. Padronissi­mi. Sappiano che ieri a Genova, nel padiglione della Fiera trasformat­o in una basilica, è successo qualcosa su cui dovranno molto riflettere. Infatti, intorno a quelle bare è stato stretto un patto tra le istituzion­i e il popolo (sì il popolo) italiano a cui non sarà facile venire meno. Almeno così noi abbiamo inteso le parole del presidente della Repubblica e l’impegno a fare giustizia assunto dal premier e da entrambi i vicepremie­r Di Maio e Salvini. Accolti dall’applauso della folla come incoraggia­mento a procedere su questa strada. Senza ripensamen­ti o furbate. È un patto, lo diciamo a tutti, da cui sarà difficile tornare indietro. PS. Nel 2015 , in seguito all’esplosione nel golfo del Messico della piattaform­a petrolifer­a Deepwater Horizon, la British Petroleum fu costretta a pagare 18,7 miliardi di dollari allo Stato federale americano e ai cinque Stati colpiti dall’inquinamen­to. Dopo aver versato 40 miliardi per la bonifica. La BP risarcì quanto dovuto e nessuno in America, da Obama in giù, osò parlare di giustizia sommaria. Nel mondo civile è così che vanno le cose. Laggiù le scuse non bastano.

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano

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