Politici e paramilitari: l’omicidio Marielle è un “affare di Stato”
Rio rifiuta aiuto nell’indagine sull’omicidio dell’attivista che accusava i paramilitari
Sono passati cinque mesi dall’assassinio di Marielle Franco, l’attivista uccisa la notte del 14 marzo a Rio de Janeiro. Sino a oggi, non si conoscono gli assassini, i mandanti e le motivazioni dell’omicidio che ha turbato una parte del Brasile, suscitando lo sdegno di diverse organizzazioni internazionali.
Il giorno prima della sua morte, Marielle si era occupata di Matheus Melo, assistente di un parroco di una chiesa evangelica, ucciso dalla polizia militare nella zona di Manguinhos. Nel suo tweet scriveva: “Quante altre persone dovranno morire prima che questa guerra finisca?”.
Marielle era consigliere comunale del Psol (Partito Socialismo e Libertà) e da sociologa si occupava di violenza urbana nelle favelas e degli emarginati in genere, come la comunità Lgbt; è stata uccisa assieme a Pedro Gomes, l’autista che solitamente la accompagnava nei suoi spostamenti per Rio. Ad entrare in azione, sicari che hanno ucciso usando armi e munizioni in dotazione alle forze di polizia, sia civile che federale.
CONSIDERATO LO STALLO nell’inchiesta, proprio i federali hanno proposto di dare una mano alla polizia; il ministro della Pubblica Sicurezza, Raul Jungmann, il primo agosto dichiarava alla stampa che la polizia civile di Rio de Janeiro aveva rifiutato la collaborazione dei federali e dunque di condividere con loro le notizie raccolte sul delitto.
“La risposta che ho ricevuto (dalla polizia di Rio) è che la presenza della polizia federale non è necessaria, se ne occupano loro. Dunque nonostante l’offerta della polizia federale, che è una delle migliori polizie investigative al mondo, Rio ha fatto capire che non c’è questa necessità: siamo fuori dal caso Marielle”.
“Siamo rimasti perplessi rispetto alla dichiarazione di Jungmann – dichiara al Fatto Quotidiano Sandra Carvalho, coordinatrice di Justiça Global– poiché la sicurezza pubblica di Rio de Janeiro è da febbraio, per mezzo dell’esercito, già sotto il controllo del governo federale. La polizia civile è, di fatto, sotto gli ordini dei militari ”. Perla coordinatrice dell’ organizzazione non governativa che lavora nell’ambito della protezione e la promozione dei diritti umani, le dichiarazioni del ministro sembrerebbero più una “mossa mediatica”. Secondo Carvalho, il movente politico dell’omicidio non è da escludere.
“Tutte le piste sono possibili, nelle motivazioni dell’omicidio potrebbero entrarci anche le prossime elezioni in programma in ottobre. Quello che è certo è che sino a oggi sul progresso delle indagini non si sa nulla. L’in chi es ta dovrebbe individuare non solo gli assassini, ma anche i manda nti”, afferma Carvalho.
La settimana scorsa, lo stesso Jungmann aveva rivelato che “agenti e politici” sono coinvolti nella morte del consigliere comunale e il crimine potrebbe essere attribuito a “dispute politiche e negoziazioni relative a incarichi pubblici”.
Indicazioni vaghe rispetto alla gravità dell’omicidio. Il ministro non ha fatto nomi e non è entrato in dettagli nei passi fatti dalla polizia civile e dalla procura di Rio. Agli inizi d’agosto, tre deputati dello stato di Rio - Edson Albertassi, Paulo Melo eJorge Picciani - tutti di Mdb (Movimento Democrático Brasileiro), il partito del presidente Michel Temer, sarebbero entrati nel campo visivo degli investigatori.
A dichiararlo è il leader del Psol, il deputato Marcelo Freixo, con cui Marielle aveva lavorato per 10 anni, anche nella Commissione parlamentare investigativa sulle milizie, i gruppi paramilitari formati da ex poliziotti, e agenti ancora in attività che affiancano spesso le pattuglie nei quartieri più a rischio.
I TRE PARLAMENTARI furono arrestati l’anno scorso nell’ambito di un’inchiesta scaturita dall’ operazione Lava Jato, la colossale tangentopoli che ha coinvolto i principali partiti brasiliani e i loro responsabili. I tre deputati di Mdb avrebbero ricevuto tangenti miliardarie da imprenditori del trasporto pubblico privatizzato. Fu Freixo che sollecitò l’indagine sui tre personaggi e alcuni investigatori sospettano che, a causa dell’attività del Psol e del suo leader, sarebbe scattata la vendetta, colpendo Marielle.
Accanto a questo scenario resta quello della possibile vendetta delle milizie, infastidite dalle denunce dell’attivista; l’ex poliziotto Orlando Oliveira de Araujo è accusato da un collaboratore della polizia d’avere ordinato, assieme al consigliere comunale Marcello Sicilia- no, l’esecuzione di Marielle. I due negano, ma, secondo il testimone, l’attività di Marielle stava intralciando gli interessi di un gruppo paramilitare che controlla diverse favelas di Rio de Janeiro.
L’ingresso della polizia federale nell’indagine avrebbe portato risultati? Difficile dirlo, vista l’opposizione degli investigatori civili. Le acque restano torbide. “Nel caso Marielle ci sono forti indicazioni del coinvolgimento di agenti dello stato e della sicurezza” ha detto Renata Neder, coordinatrice di Amnesty International Brasile. Le uniche tracce lasciate dagli assassini sono i bossoli di una mitraglietta MP5; erano munizioni catalogate come scorta nei magazzini dei federali; l’arma faceva parte di un lotto di sei, scomparsa dagli arsenali della polizia nel 2011.
Politica e corruzione Tre parlamentari erano stati arrestati dopo l’inchiesta a cui aveva contribuito la vittima RAUL JUNGMANN MINISTRO SICUREZZA
La risposta che ho ricevuto dagli investigatori di Rio è che la presenza della polizia federale non è necessaria, se ne occupano loro