L’ITALIA SOSPESA NEL VUOTO DELLA POLITICA
Il ponte di Genova è crollato, con le sue macerie e i suoi morti, la realtà si è abbattuta sulla moltitudine ancora anestetizzata dei Gialli e dei Verdi che credevano di essersi avviati in un promettente cammino di salvezza dentro la Rete. Quel vuoto nel cielo di Genova è certo colpa di altri ma adesso incombe su chi governa e chiede di distrarsi per un po’ dalla caccia ai migranti. La realtà ha giocato un brutto scherzo ai due schieramenti.
Non avevano neppure messo mano all’immenso intrigo di milioni di pensioni degli italiani (diventate un crimine di tutti prima che si verifichi l’eventuale colpa di alcuni) che ora si impone di scavare, soccorrere, riparare, revocare, costruire, amministrare (fino al punto che non crollino più) cose vere. Per fortuna i due avventurosi partner con credi diversi e un comune impegno a punire, avevano già tagliato una parte dei vitalizi, chiuso i porti, abbandonato in mezzo al mare di una estate torrida centinaia di salvati dal naufragio a cui è negato lo sbarco in Italia. Avrete notato che i mercantili, adesso, stanno alla larga. Quando avvistano gente che annega l’equipaggio si volta dall’altra parte. Ora che siamo un Paese civile, la legge Bossi-Fini si può applicare: i mercantili non si impiccino dei morenti o saranno imputati di traffico. Al vero salvataggio, quello onesto, senza gli intrighi di Soros, o dei Medici senza Frontiere, prov- vede la guardia costiera libica, armata di kalashnikov, strumento indispensabile per certe delicate operazioni di mare.
Se lo fa la Marina Militare italiana, la nave colpevole di salvataggio dovrà restare al largo con il suo carico di naufraghi salvati, ordine del governo. Ma il governo aveva appena fatto in tempo a inondare il Paese di voucher di dignità, costringendo le due Camere a lavorare anche di notte, per una ragione urgente: se uno dei due partner del contratto aveva subito ottenuto successo con un significativo aumento di morti in mare, l’altro partner doveva occupare un adeguato spazio-notizia e tempo-parlamento con un suo progettino sul lavoro che forse provocherà qualche licenziamento, ma almeno se ne parla. I due vicepremier avevano camminato su e giù per l’Italia, uno vestito e l’altro spogliato, (causa estate e richiami alla “battaglia del grano”) applicando uno schema di comunicazione identico: un terzo del tempo per vantare di avere finalmente salvato il Paese (all’ultimo istante, per fortuna!). E due terzi per accusare con fermezza tutti coloro che hanno governato prima, raccontando la liberazione come un nuovo 25 Aprile.
DUNQUE QUANDO TUTTO sembrava andare bene, e stavano per proclamare il trionfo, è caduto il ponte di Genova, spezzando in due, in modo violento e tragico, la città, il Paese, e il mondo virtuale di Casaleggio. Certo, sarebbe ingiusto e impossibile negare che quel ponte è una campana che suona per tutti, e non esime nessuno, in Italia. Se cercate la responsabilità, è dovunque: tecnica, amministrativa, privata, pubblica, politica. Ma se qualcuno dimentica di essere stato eletto con un programma di tagli, abolizioni, rinunce, cancellazioni, e usa liberamente l’alibi della parola “sprechi”, (vuol dire ancora tagli, senza salvaguardare sanità e scuole), e poi promettendo il ritorno al servizio militare di leva (obbligatorio, costosissimo, inutile, a meno di non mandare truppe italiane nel Niger a fermare popoli in fuga), l’elettorato giallo-verde si sveglierà male dall’anestesia e non riconoscerà nulla del Paese, governato da fiabe cattive (l’invasione degli uomini neri per estirpare la cultura italiana) o le fiabe stravaganti di superstizioni inventate e di superstizioni secolari (come la caccia ai rom). Per esempio mettete la questione “ponte di Genova”(chi ha distrutto, chi dovrà costruire) che grava e graverà a lungo sul Paese Italia, a confronto con la umiliante superstizione contro la scienza e contro i vaccini che tormenterà le famiglie, gli ospedali, le scuole (con i ministri che dicono e disdicono) all’inizio dell’anno scolastico. Prendete l’ammonizione di Fontana, ministro della Famiglia: abolire la legge Mancino contro fascismo e razzismo mentre nostri concittadini (è una vergogna ma anche una realtà) partecipano con impegno alla “goliardata” seriale di ferire con armi “da gioco” adulti e bambini che sono o che sembrano emigranti. Volete un esempio di spreco che i giallo-verdi dovrebbero eliminare, per la dignità ma anche il buon funzionamento e l’immagine pulita del Paese? Sono voci italiane come quella del capo-treno, nazista inconscia, ma elogiata e incoraggiata, che offende e umilia alcuni suoi passeggeri perché sono rom (dunque cittadini italiani o europei). Sarebbe stato bello se il Capo dello Stato (al quale va comunque il merito di avere parlato, in giorni come questi, in difesa dei migranti) avesse scritto al giovane che, da solo, ha denunciato l’offesa razzista ai rom.
In questa Italia il ponte è caduto nel vuoto. Ma il personale addetto alle infrastrutture, dirigenti e burocrazia, sono tutti impegnati a tener chiusi i porti, e a realizzare il sogno di questi giorni di storia italiana che non sapremo come raccontare, in futuro: che non un solo negro entri in Italia.