L’alimento e la bevanda per partecipare alla Vita che non muore
NECESSITÀ DELL’OGGI L’associazione “pane-vita eterna” non è solo promessa per il futuro ma realtà viva nel presente dell’avventura terrena
In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Gesù disse loro: “In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”. (Giovanni 6, 51-58).
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Non raramente, la Parola evangelica che la liturgia domenicale propone è talmente carica di significato e di profondità che la nostra mente fatica a comprenderne appieno la densità e le implicanze esistenziali. Gesù si offre a noi non come un predicatore che potrebbe imbonirci con le sue proposte vantaggiose, né come uno capace di affascinarci con il suo pensiero riflessivo. Senza mezze misure, si mette direttamente di fronte al nostro bisogno primordiale: la fame! Per il nostro sostentamento noi abbiamo bisogno assolutamente di alimentarci. Checché ne pensi la folla che gli sta davanti o i Giudei che aspramente discutono fra loro sulla sua proposta, Gesù si fa mensa e cibo per noi e invita al suo banchetto. Vuole che ci raduniamo intorno a Lui in un gesto caldo di familiarità e pieno di gratuità; si offre al nostro languore come una madre che si prende cura dei suoi piccoli, proprio a partire dai loro bisogni primari: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo!
Siamo noi che lo releghiamo nell’angusto spettro della nostra razionalità trasformando la Sua persona in un contenitore delle nostre proiezioni umane e delle nostre ideologie. Dal faticoso anonimato della nostra quotidianità e di quello di milioni di uomini, il vangelo concentra l’attenzione su Gesù: comprendere e riconoscere la sua origine, la sua capacità di essere dono salvifico per noi. È chiara la pretesa che suscita la discussione tra i Giudei: Egli offre in dono la sua esistenza di cui ogni uomo ha unicamente necessità. Gesù ci trae a Sé con vincoli di amore personale, donandoci ancora e sempre la Sua vita, il Suo sangue, la Sua carne, la Sua libertà, la Sua Parola di Verità perché abbiamo bisogno che Lui ci aiuti, a nostra volta, a di- ventare dono per la vita del mondo.
Nella prossimità corporea della presenza del Signore ci viene rivelato il segreto della vera vita: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. L’associazione “pane-vita eterna” è ripetuta con insistenza incalzante da Gesù, ed è indiscussamente affermata non come promessa per il futuro, ma come realtà viva e operante già nel presente della nostra avventura terrena. È già cominciata una vita diversa, buona, bella, vera, fraterna, piena di futuro!
Mangiare quella Carne e bere quel Sangue significa partecipare pienamente della Vita che non muore, che sei Tu Gesù: una carne inchiodata a una croce, un sangue sgorgato da quel cuore squarciato, un corpo sepolto destinato a risorgere e a coinvolgere nel passaggio pasquale anche le nostre carni, i nostri corpi segnati dalla morte. Questo Pane entra in noi per trasformarci nella profondità di ciò che siamo, vuole che nelle nostre vene scorra la sua vita, ci “cristifica” affinché diveniamo segno e frammento dell’amore di Dio Padre per il mondo. Nutritevi di me per diventare davvero umani.
* Amministratore Apostolico di Camerino-San Severino Marche