“Il doppio gioco con Teheran è costato caro al Sultano”
CanDundar Il giornalista in esilio forzato a Berlino per sfuggire all’arresto del tribunale turco: “Con i dazi gli Usa hanno punito l’ambiguità di Erdogan”
Sulla testa di Can Dundar pende dall’aprile scorso un ordine di arresto internazionale spiccato da un tribunale turco. Per questo il pluripremiato giornalista, scrittore e documentarista accusato dal presidente Erdogan di aver rivelato segreti di stato, da mesi non gira più l’Europa, rimanendo fermo in Germania, dove vive in auto esilio da più di due anni.
“Se lo Stato turco non emetterà la cosiddetta ‘nota ros sa’ prima della fine dell’anno, in futuro potrò ancora partecipare a convegni nella Ue, ma ora è meglio per me non lasciare Berlino”.
Riparato in Germania dopo aver trascorso mesi di carcerazione preventiva per aver rivelato sul giornale che dirigeva, il laico e repubblicano Cumhuriyet, la collaborazione tra i servizi segreti turchi e i jihadisti attivi in Siria, Dundar riflette con Il Fatto sulla crisi finanziaria in corso nella sua Patria, dove ancora vive forzatamente la moglie alla quale è stato ritirato il passaporto senza alcuna motivazione ufficiale. Cosa sta succedendo in Turchia?
La crisi finanziaria è in peggioramento dall’anno scorso. Erdogan, sapendolo, anziché fare riforme e prendere le misure necessarie a rassicurare gli investitori stranieri, ha deciso di tenere elezioni anticipate nella speranza di farsi rieleggere, come è accaduto, così da limitare ulteriormente l’i nd ipendenza della Banca Centrale e accentrare ancora di più il potere nelle proprie mani. La nomina del genero Albayrak a ministro delle Finanze inoltre ha convinto il mercato internazionale che la Turchia è ormai in balia di una sola famiglia, quella del presidente, che può fare il bello e cattivo tempo in tutti gli ambiti. A quel punto gli investitori hanno iniziato a chiedere indietro i propri soldi.
E Trump ne ha approfittato, per mostrargli chi comanda nel mondo, aumentando i dazi?
I problemi anche in ambito economico della Turchia sono stati creati dalla politica di Erdogan, che è al potere ufficialmente dal 2003, non da Trump con questa iniziativa. Si tratta di una conseguenza, non della causa del male. È il modello economico sviluppato dal presidente Erdogan ad aver, per esempio, reso il Paese estremamente dipendente dal resto del mondo, soprattutto dall’Europa. La Turchia im- porta molto più di quanto esporta. Persino il settore alimentare dipende interamente dalle importazioni. Possiamo prevedere che per ora Erdogan riuscirà a tenere a bada i turchi attraverso la retorica nazionalista e populista, ma in inverno i nodi inizieranno a venire al pettine
Il Sistema Erdogan è basato sulla soppressione della libertà di critica, sul familismo e lo sviluppo di un'economia fondata sulla specu- lazione edilizia. Perché gli investitori non sono fuggiti prima?
Perché, grazie alla riforma costituzionale, ora Erdogan ha tutti i poteri dello Stato nelle sue mani. Per un investitore è molto pericoloso quando la magistratura, ad esempio, non è più indipendente e le contese dipendono non dal giudizio imparziale del giudice, bensì dalle bizze di un uomo solo al comando.
Da tempo Erdogan ha stretto un'alleanza economica con l'Iran e il Qatar, anche in chiave anti saudita e anti israeliana, mentre cerca di usare il proprio riavvicinamento alla Russia per spaventare i partner della Nato e renderli meno critici nei confronti della deriva dispotica accentuatasi dopo il fallito golpe di due anni fa. Sono questi i motivi che hanno spinto Trump ad affondare il coltello nella piaga?
Sì, possiamo dire che con la politica ambigua e opaca nei confronti degli alleati in campo geopolitico e i ricatti, per esempio la liberazione del pastore evangelico americano in cambio del nemico Fethullah Gulen residente negli Stati Uniti, Erdogan ha dato un assist a Trump che vuole pescare ancora più voti tra gli evangelici nelle imminenti elezioni di midterm. Trump ha voluto anche comunicargli che il doppio gioco con l’Iran, non porterà bene a Erdogan specialmente a
Trump ha mandato un messaggio: da novembre sanzioni contro l’Iran e quanti faranno affari con la teocrazia islamica La crisi economica c’era già da un anno: il presidente invece delle riforme ha voluto le elezioni e il potere assoluto
partire da novembre, quando scatteranno le sanzioni americane contro Teheran e contro gli Stati che faranno affari con la teocrazia islamica. La Turchia importa la maggior parte del petrolio di cui ha bisogno proprio da Teheran.
Prevede che la Turchia potrà uscire dalla Nato?
Ci sono troppi interessi incrociati. Se mai succederà, non sarà prima di una decina di anni.
La nomina del genero a ministro delle Finanze ha convinto i mercati che il destino della Turchia è in mano a una sola famiglia