Il Fatto Quotidiano

Esordio “normale” di CR7: la Juventus passa (a fatica)

In bianco, risolve Bernardesc­hi

- » ROBERTO BECCANTINI

stato tormentato ma felice, il battesimo di Cristiano Ronaldo nel nostro calcio, con la Juventus subito avanti (Khedira), il Chievo capace di rimontarla (Stepinski, rigore di Giaccherin­i) e la Signora in grado di demolire i fantasmi, dopo l’autogol di Bani, solo al 93’. La firma arriva dalla miniera della panchina: Bernardesc­hi.

Per uno come Cristiano, non si può parlare che di esordio “normale”. Sembrava una passeggiat­a, è diventata una salita. Però era sempre lì, nel vivo, anche quando studiava i compagni e i compagni lo studiavano.

Al debutto, nell’estate del 1982, Platini e la Juventus persero 1-0 a Marassi, contro la Sampdoria. E Maradona, fresco di Napoli, due anni dopo cadde proprio a Verona, contro l’Hellas di Bagnoli (che avrebbe poi vinto lo scudetto): i cingoli di Briegel fissarono un perentorio 3-1. Andò meglio a Zico, nel 1983, quando Udine insorse: doppietta al Genoa e 5-0 globale. E non andò male neppure, nel 1997, all’altro Ronaldo, il Fenomeno: Inter- Brescia 2-1, anche se fece tutto Recoba.

SONO SCARTOFFIE d’archivio, travolte dall’a tt u a l i t à dello sport e oltre, soprattutt­o oltre, come ha riassunto il minuto di silenzio alla memoria di Genova e dei suoi morti. L’avvento del Cristianes­imo ha portato il Chievo al record d’incasso ma che tristezza quel “buco” in curva solo perché i tifosi dell’Hellas non volevano intrusi. Era un Chievo catenaccia­ro, appeso al cappio di plusvalenz­e che potrebbero costargli un severo handicap. Ed era una Juventus obesa di Cristiano e tanto altro: l’addio di Buffon, lo strappo di Marchisio, la cessione di Higuain, il ritorno di Bonucci (fischiato, poi ap- plaudito). Il caldo c’era per tutti, non solo per il marziano. Che tocca il primo pallone dopo quattro minuti, scocca un paio di dardi, gioca un po’ di suola e un po’ di tacco, alla caccia di compagni che lo armino senza intralciar­lo.

La Juventus aveva impiegato meno di tre minuti per spaccare l’equilibrio: punizione di Pjanic, sponda di Chiellini, rasoio di Khedira. Da lì in poi ha sfiorato un rigore con Cancelo e il raddop- pio con Cuadrado, ma si è pure guardata allo specchio. D’Anna aveva rinunciato a Birsa per raccoglier­e la fanteria attorno a Rossettini e Radovanovi­c. Il Chievo ha a- spettato che Pjanic e Khedira, gli unici centrocamp­isti di Allegri, sbadiglias­sero e che Bonucci si distraesse. È successo al minuto 38, su cross di Giaccherin­i: a Stepinski, polacco di 23 anni, non è parso vero. L’incornata ha fruttato un pareggio che i puristi del possesso palla, questa setta diabolica, rinfaccera­nno di sicuro al destino cinico e baro (e invece no).

SI AGITA, CRISTIANO. Ed è l’unico che, in avvio di ripre- sa, centra la porta, di piede o di testa. Ma è una Juventus pigra, velleitari­a, che si butta sotto per onor di censo, con Dybala avaro, molto avaro. Basta un dribbling di Giaccherin­i - ancora lui, sempre lui - per confondere Cancelo, e costringer­lo al penalty, che lo stesso Giac, indimentic­ato ex, trasforma alla grande.

Bernardesc­hi avvicenda Cuadrado e fa a manate con Cacciatore, Mandzukic rileva Douglas Costa, scoppiato. Ci prova Cristiano, dal limite, ma Sorrentino è sempre lì. E se non il portiere, Cacciatore: che esulta come se avesse segnato. Cristiano imbecca Mandzukic, la cui capocciata non è all’altezza dell’invito. Il Chievo fa muro, la Juventus cerca di aggirarlo, ma per tornare in quota ha bisogno di una carambola tra Bonucci e Bani, su angolo del prezioso Bernardesc­hi. Cristiano ala (e meno centravant­i) sembra più ispirato, più insidioso. Cacciatore è un guerriero. L’ordalia si decide agli sgoccioli, dopo che il Var aveva annullato un gol di Mandzukic perché Cristiano che aveva travolto e stordito Sorrentino. È entrato Seculin. Siamo al 93’, e dunque in pieno recupero, quando Alex Sandro si mangia la fascia e serve Bernardesc­hi, lesto a fissare un risultato che, al di là del punteggio, incornicia una piccola grande storia: l’atterraggi­o di Cristiano Ronaldo sul nostro pianeta.

Gli occhi addosso Il marziano tocca il primo pallone dopo 4 minuti. Gioca un po’ di suola e un po’ di tacco in cerca di compagni che lo armino senza intralciar­lo

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Ansa Bentegodi amaro Cristiano Ronaldo a secco all’esordio in Serie A

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