Esordio “normale” di CR7: la Juventus passa (a fatica)
In bianco, risolve Bernardeschi
stato tormentato ma felice, il battesimo di Cristiano Ronaldo nel nostro calcio, con la Juventus subito avanti (Khedira), il Chievo capace di rimontarla (Stepinski, rigore di Giaccherini) e la Signora in grado di demolire i fantasmi, dopo l’autogol di Bani, solo al 93’. La firma arriva dalla miniera della panchina: Bernardeschi.
Per uno come Cristiano, non si può parlare che di esordio “normale”. Sembrava una passeggiata, è diventata una salita. Però era sempre lì, nel vivo, anche quando studiava i compagni e i compagni lo studiavano.
Al debutto, nell’estate del 1982, Platini e la Juventus persero 1-0 a Marassi, contro la Sampdoria. E Maradona, fresco di Napoli, due anni dopo cadde proprio a Verona, contro l’Hellas di Bagnoli (che avrebbe poi vinto lo scudetto): i cingoli di Briegel fissarono un perentorio 3-1. Andò meglio a Zico, nel 1983, quando Udine insorse: doppietta al Genoa e 5-0 globale. E non andò male neppure, nel 1997, all’altro Ronaldo, il Fenomeno: Inter- Brescia 2-1, anche se fece tutto Recoba.
SONO SCARTOFFIE d’archivio, travolte dall’a tt u a l i t à dello sport e oltre, soprattutto oltre, come ha riassunto il minuto di silenzio alla memoria di Genova e dei suoi morti. L’avvento del Cristianesimo ha portato il Chievo al record d’incasso ma che tristezza quel “buco” in curva solo perché i tifosi dell’Hellas non volevano intrusi. Era un Chievo catenacciaro, appeso al cappio di plusvalenze che potrebbero costargli un severo handicap. Ed era una Juventus obesa di Cristiano e tanto altro: l’addio di Buffon, lo strappo di Marchisio, la cessione di Higuain, il ritorno di Bonucci (fischiato, poi ap- plaudito). Il caldo c’era per tutti, non solo per il marziano. Che tocca il primo pallone dopo quattro minuti, scocca un paio di dardi, gioca un po’ di suola e un po’ di tacco, alla caccia di compagni che lo armino senza intralciarlo.
La Juventus aveva impiegato meno di tre minuti per spaccare l’equilibrio: punizione di Pjanic, sponda di Chiellini, rasoio di Khedira. Da lì in poi ha sfiorato un rigore con Cancelo e il raddop- pio con Cuadrado, ma si è pure guardata allo specchio. D’Anna aveva rinunciato a Birsa per raccogliere la fanteria attorno a Rossettini e Radovanovic. Il Chievo ha a- spettato che Pjanic e Khedira, gli unici centrocampisti di Allegri, sbadigliassero e che Bonucci si distraesse. È successo al minuto 38, su cross di Giaccherini: a Stepinski, polacco di 23 anni, non è parso vero. L’incornata ha fruttato un pareggio che i puristi del possesso palla, questa setta diabolica, rinfacceranno di sicuro al destino cinico e baro (e invece no).
SI AGITA, CRISTIANO. Ed è l’unico che, in avvio di ripre- sa, centra la porta, di piede o di testa. Ma è una Juventus pigra, velleitaria, che si butta sotto per onor di censo, con Dybala avaro, molto avaro. Basta un dribbling di Giaccherini - ancora lui, sempre lui - per confondere Cancelo, e costringerlo al penalty, che lo stesso Giac, indimenticato ex, trasforma alla grande.
Bernardeschi avvicenda Cuadrado e fa a manate con Cacciatore, Mandzukic rileva Douglas Costa, scoppiato. Ci prova Cristiano, dal limite, ma Sorrentino è sempre lì. E se non il portiere, Cacciatore: che esulta come se avesse segnato. Cristiano imbecca Mandzukic, la cui capocciata non è all’altezza dell’invito. Il Chievo fa muro, la Juventus cerca di aggirarlo, ma per tornare in quota ha bisogno di una carambola tra Bonucci e Bani, su angolo del prezioso Bernardeschi. Cristiano ala (e meno centravanti) sembra più ispirato, più insidioso. Cacciatore è un guerriero. L’ordalia si decide agli sgoccioli, dopo che il Var aveva annullato un gol di Mandzukic perché Cristiano che aveva travolto e stordito Sorrentino. È entrato Seculin. Siamo al 93’, e dunque in pieno recupero, quando Alex Sandro si mangia la fascia e serve Bernardeschi, lesto a fissare un risultato che, al di là del punteggio, incornicia una piccola grande storia: l’atterraggio di Cristiano Ronaldo sul nostro pianeta.
Gli occhi addosso Il marziano tocca il primo pallone dopo 4 minuti. Gioca un po’ di suola e un po’ di tacco in cerca di compagni che lo armino senza intralciarlo