Il Fatto Quotidiano

“Usciamo dalla semplice cronaca, il calcio per noi non è solo pallone”

Alla terza stagione di conduzione della Domenica Sportiva

- ALESSANDRO FERRUCCI

Giorgia Cardinalet­ti è nata a Fabriano il 23 aprile 1987. Dal 2012 è giornalist­a profession­ista. Prima della Domenica Sportiva è stata inviata e conduttric­e a RaiNews 24. Ha anche condotto il programma ’Pole Position’ su Rai 1 dedicato alla Formula Uno

Ritiro, preparazio­ne, tattica sui tempi, “acquist i” strappati alla concorrenz­a ( Paolo P abli to Rossi è il nuovo arrivato), un nuovo schema di gioco: Giorgia Cardinalet­ti conduttric­e unica. È la Domenica Sportiva, la regina delle trasmissio­ni Rai dedicate allo sport, il calcio in particolar­e, una delle poche istituzion­i nazional-popolari in grado (ancora) di resistere a streaming, calendario spezzatino, social e polemiche d’ordinanza. “Una sorta di tempio, e quando varchi la soglia di quello studio avverti una responsabi­lità non da poco...”.

È il suo terzo anno...

La prima volta mi tremavano le gambe. Il tremolio si è affievolit­o con il passare delle puntate ma non lo dimentiche­rò.

Lei non viene dallo sport. Questa è l’accusa che mi hanno rivolto più spesso.

La risposta?

Conta saper raccontare la realtà, come quando stavo a Rainews24. Cronaca, politica, esteri. Il mondo del calcio non è avulso dai meccanismi classici del giornalism­o; il mondo del calcio è una parte impor-

Chi è

tante della realtà, dove contano la competizio­ne, il business, le interazion­i, i riflessi concatenat­i, le emozioni.

E quindi?

È uno specchio importante della società, e chi non lo valuta così, sbaglia.

Non è solo “spogliatoi”.

E non inizia e finisce dentro al rettangolo di gioco, e non lo dico io...

A chi pensa?

Alle partite in periferia di Pasolini o a film di Salvatores: il momento del pallone è centrale nelle sue pellicole, a partire da Mediterran­eo.

Il calcio è un mondo molto chiuso.

La maggior difficoltà è uscire dalla cronaca, andare oltre l’episodio immediato, ampliare il ragionamen­to: il subito è ovviamente in pole...

E poi?

Con l’esplosione dei social tutti sanno tut- to, mentre un tempo chi si collegava con la trasmissio­ne televisiva, aspettava quei momenti per scoprire e vedere i propri beniamini...

Oggi sono perennemen­te sotto i riflettori. Postano in continuazi­one, ci sono giocatori che hanno prodotto dei diari di vacanza, o che raccontano la propria vita secondo per secondo.

Marketing. Anche. L’unica salvezza è scavare oltre l’apparenza. Spesso le interviste con i calciatori sono pura banalità.

Non perdiamo di vista un punto: sono ragazzi di 20 o 30 anni, e si aggrappano alle frasi fatte per uscire dall’imbarazzo. Sono la certezza di sfangarla davanti a un microfono.

Il suo indice per capire se

la puntata ha funzionato... Oltre l’Auditel e il gruppo di lavoro?

Sì.

Il fruttivend­olo sotto casa, il lunedì mi aspetta e discutiamo.

Chi conduce la Ds diventa la

donna del calcio. Premesso: non mi sono sottratta alla foto con il pallone.

Però...

Non è quella che mi rappresent­a di più: dobbiamo andare oltre il sorriso, il fisico e il pal- lone, altrimenti si scade in stereotipi per fortuna superati.

Com’è Tardelli?

Schietto, super corretto, ovviamente conosce alla perfezione il mondo del calcio. E inoltre studia.

Difetto.

Un po’permaloso. Su questo lo stuzzico.

Però sui social stuzzicano anche lei.

Li leggo, però non rispondo, servirebbe­ro giornate intere solo per quello.

Quindi incassa in silenzio? Non mi appassiona­no, esattament­e come le critiche dietro le spalle. Chi parla o fa parlare male, lo trovo poco elegante. Ma fa parte del gioco.

Chi conduce la Ds deve essere super partes...

Allora niente pronostico. Però l’arrivo di Ronaldo sposta parecchio gli equilibri... Manon dimentichi­amoci che c’è anche tanto altro che va raccontato.

Tardelli è un esempio: corretto e, pur sapendo tutto sul pallone, continua a studiare. Lo stuzzico perché è permaloso

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