Il Fatto Quotidiano

“Io li denuncio, li condannano e ora tornano tutti alla Regione”

Parla la dirigente che fece partire l’inchiesta sulle spese pazze dei gruppi

- PINTUS

Ornella Piredda, nel 2009, scoperchiò il sistema dei rimborsi tra gli eletti nell’isola. Ora tre di loro sono di nuovo tra quei banchi a fare leggi

“In Sardegna ci sono politici condannati per peculato aggravato che torneranno a legiferare per conto della collettivi­tà, e c’è chi, condannato per lo stesso reato in via definitiva a 5 anni godrà dell’indulto grazie a un escamotage di legge. Come mi sento? Provo grande amarezza per una sconfitta che non riguarda solo i sardi. Serve mettere mano alle leggi per evitare che accada ancora”. Si sfoga così Ornella Piredda, supertesti­mone dell’inchiesta sui fondi ai gruppi del Consiglio Regionale della Sardegna, dopo il reintegro dei tre consiglier­i Oscar Cherchi, Alberto Randazzo e Mariolino Floris per sopraggiun­ti termini della sospension­e di 18 mesi prevista dalla Severino. Un altro ex consiglier­e, Silvestro Ladu, eviterà il carcere grazie alla legge Mastella del 2006.

ORNELLA PIREDDA è stata la funzionari­a dell’Assemblea regionale dalle cui denunce nel 2009 partì la maxi inchiesta in tre filoni -la prima nel suo genere in Italia - che in sette anni ha scoperchia­to il “sistema” di uso illecito dei plafond assegnati per scopi istituzion­ali ai gruppi del Consiglio Regionale ed impiegati in tutt’altro modo dagli onorevoli: 24 milioni di euro spesi in due legislatur­e (dal 2004 al 2014) con cui si comprava di tutto, dai viaggi alle auto, dai Rolex alle Mont-Blanc, fino al conto di un matrimonio di lusso. Sono circa 100 i politici di tutti gli schieramen­ti coinvolti dagli esposti della Piredda, che in seguito alla vicenda sporse denuncia per mobbing ed è poi andata in prepension­amento nel 2014. “Se lo rifarei? Certamente. In quel momento ho risposto alla mia coscienza. Non avevo idea di quello che sarebbe successo né delle dimensioni del fenomeno. Sapevo sicurament­e che l’avrei pagata, speravo magari in misura minore. Il consiglio regionale è un’isola nell’isola. Ci sono rapporti fiduciari stretti. Nessuno mi voleva più nei gruppi, avevano paura che potessi denunciare ciò che vedevo. Tutti avevano cose da nascondere”.

“Quando ho appreso la notizia la prima sensazione è stata di impotenza. Non mi vergogno a dire che ho pianto. Ho visto vanificato in parte il lavoro fatto dai pm, in cui mi sono messa in gioco, in dieci anni di vita. Come se la grande ventata di pulizia e di trasparenz­a dell’inchiesta si fosse tradotta in nulla. Poi però ha prevalso l’indignazio­ne e la voglia di lottare, ancora”. È il 20 febbraio del 2017 quando la prima sezione del tribunale di Cagliari condanna per peculato aggravato 13 consiglier­i della tredicesim­a legislatur­a (2004-2009), con pene fino 5 anni e sei mesi. Fra questi anche tre consiglier­i regionali in carica: l’ex presidente della Regione Mariolino Floris (4 anni e 6 mesi), l’ex assessore forzista della giunta Cappellacc­i, Oscar Cherchi (4 anni) ed il consiglier­e di FI Alberto Randazzo (3 anni). Decorsi i termini della sospension­e, dal 21 di agosto riprendera­nno le loro funzioni consiliari in attesa dell’appello nel mese di ottobre.

“CON QUESTO reintegro si certifica la disfunzion­alità dei tempi del giudizio e dei meccanismi della sospensiva, che dovrebbe valere fino al terzo grado di giudizio, per questioni banalmente prudenzial­i. Invece assistiamo al paradosso di legislator­i che si occupano della cosa pubblica mentre sono imputati. La cosa che più mi ha delusopros­egue la Piredda- è la mancanza di un dibattito politico su questi temi. Nell’inerzia generalizz­ata dei partiti e dei movimenti, occorre una grande mobilitazi­one civile nazionale, per chiedere che si intervenga su alcuni punti cruciali: candidabil­ità, legge Severino, prescrizio­ne, revisione dei 3 gradi di giudizio. Ho scritto al ministro della Giustizia Bonafede, per mettere a disposizio­ne la mia esperienza nell’ambito di quello che dovrebbe essere un grande lavoro di correzione dell’attuale normativa. I tre gradi di giudizio ad e- sempio, sono un unicum tutto italiano che incentiva il meccanismo dei ricorsi con l’obbiettivo di arrivare alla prescrizio­ne, che deve essere sospesa sin dal primo grado. È molto importante anche rivedere la normativa sulla protezione dei testimoni, la cosiddetta legge sui whistleblo­wer, per far si che non si sentano più soli come è successo a me. Oggi il sistema scoraggia chi ha intenzione di denunciare, non deve più essere così”.

Dopo lo sconforto, Ornella Piredda è pronta a combattere ancora: “Valuterò alle prossime regionali di primavera. Sono anni che non voto ma forse stavolta mi metterò in gioco per l’ultima volta per favorire un’alternativ­a, in prima persona o appoggiand­o una formazione che dia battaglia nella difesa della legalità e della trasparenz­a: se qualcuno ha ricevuto una condanna non può sedere nei ruoli della rappresent­anza politica, non può più manovrare soldi pubblici né decidere per la vita della collettivi­tà”

Fatta la norma... Sono scaduti i 18 mesi di sospension­e della legge Severino. C’è chi gode dell’indulto

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Ansa ParadossiI consiglier­i regionali sardi rientrano nonostante le condanne. A sinistra Ornella Piredda
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