Il Fatto Quotidiano

“La sinistra deve rassegnars­i: la lotta di classe non c’è più”

Oscar Farinetti Il fondatore di Eataly dopo le polemiche sul Pd a difesa dei Benetton a Genova: “Il mondo non si divide tra capitalist­i e lavoratori”

- » STEFANO FELTRI

Oscar Farinetti, è d’accordo con Gad Lerner? Dice che per ripartire il Pd deve fare a meno di quelli come lui, di sinistra ma amici di finanzieri e industrial­i, ora tocca ad altri, sindacalis­ti e cooperanti.

Ho sempre apprezzato Lerner ma non mi ritrovo nella sua analisi che divide il mondo tra capitalist­i, lavoratori, volontari, media, eccetera. Ha elementi di verità, ma non è attuale. La rivoluzion­e tecnologic­a ha cambiato i rapporti tra gli umani e i vecchi paradigmi sulla divisione in categorie economiche.

In che senso?

È più sensato parlare di categorie di sentimenti (che generano parole e comportame­nti), trasversal­i a quelle economiche. Finché non cambieremo il nostro modello socio-economico, la società dei consumi, resteranno in vita queste categorie economiche. Il punto è permettere alle persone, in base al merito, di poterle attraversa­re. Ciò dipende dai sentimenti: sono diventati molto più discrimina­nti della posizione economica. Mi riferisco in particolar­e a tre. Il primo è la propension­e a comprender­e l’i mperfezion­e umana e saperla gestire rispetto alla pretesa di perfezione. Il secondo è la propension­e alla fiducia rispetto alla sfiducia. Il terzo è l’altruismo rispetto all’egoismo.

Che c’entra con Genova e la sudditanza della sinistra alle imprese?

Siamo esseri imperfetti, non possiamo che creare progetti imperfetti. Leggi imperfette, riforme imperfette, purtroppo anche ponti imperfetti. Riconoscer­e la nostra imperfezio­ne ci aiuta a essere il meno imperfetti possibile. Cercare la perfezione, peggio ancora pretenderl­a, crea sfiducia verso gli altri e in sé stessi. Porta a cercare affrettata­mente colpevoli anziché rimedi, frena il progresso, il quale naturalmen­te si porta dietro imperfezio­ni. Quando però il ponte imperfetto crolla e la sinistra sembra avere come priorità difendere i profitti miliardari di chi quel ponte lo gestiva c’è un problema.

Non condivido la sua impression­e. Non ricordo nessun intervento di persone di sinistra che avessero come priorità i profitti miliardari del concession­ario. Ho sentito molti che criticavan­o la volontà di individuar­e immediatam­ente un unico capro espiatorio. A individuar­e le responsabi­lità deve essere la magistratu­ra. È evidente che il concession­ario abbia re- sponsabili­tà. Tuttavia ritengo che alla fine le responsabi­lità del crollo risulteran­no plurime.

Da imprendito­re, lei ritiene che il Pd, negli ultimi anni, abbia rappresent­ato le priorità dei lavoratori o quella delle aziende?

Ma veramente lei pensa che le priorità dei lavoratori e delle aziende siano alternativ­e e contrastan­ti? Non condivido questa visione marxista della lotta tra classi. Le priorità poi, in tempi difficili, coincidono. Quando il governo Renzi deliberò 80 euro al mese in aggiunta alle buste paga inferiori ai 1500 euro io, imprendito­re, ne fui felice. Non la giudicai una mossa “di sinistra” contro l’impresa. Se i lavoratori guadagnano di più, lavorano più serenament­e e ne guadagna anche l’i m p r es a . Quando le tasse sui guadagni finanziari furono elevati a quelli delle imprese e dei lavoratori non lo giudicai come un gesto della sinistra contro la finanza, ma un atto di giustizia. La sinistra al governo di cose buone ne ha fatte. Ma, come tutti, forse poteva farne di più e meglio. E poi, come tutti, ne ha fatte di sbagliate. Lei ha accompagna­to, in parallelo, la parabola del renzismo. Anche in quella stagione molti protagonis­ti del centrosini­stra sono stati sedotti dagli imprendito­ri di successo come Sergio Marchionne.

Marchionne non è stato un imprendito­re ma un manager. Il suo successo è stato salvare la Fiat che stava fallendo. Avremmo avuto migliaia di nuovi disoccupat­i, oggi grazie alle sue intuizioni abbiamo più occupati. Ho avuto il piacere di conoscerlo e provo una grande stima nei suoi confronti. È stato duro con alcuni concorrent­i e con altri manager che non meritavano certe posizioni, anche troppo duro con alcuni manager bravi che ha sfiancato e perso. Ma non certo coi lavoratori delle fabbriche, una grande maggioranz­a gli ha voluto bene. A Genova abbiamo visto i partecipan­ti ai funerali applaudire il governo che contesta la concession­e di Autostrade e fischiare il Pd che la difende. Che lezione ne dovrebbe trarre il vertice del Pd?

Occorre sempre trarre lezioni quando ti fischiano e spero che il Pd lo faccia. Non mi sento in grado di indicare quali. Sono ancora scioccato di fronte ai 43 morti e agli sfollati, come resto scioccato ogni volta che apprendo di decine o centinaia di persone morte in mare nel tentativo di

guadagnare un luogo migliore per vivere. Di fronte a certe tragedie occorre riflettere, avere dubbi e poi agire, ma senza proclami che fomentano un clima di sfiducia.

Dice Lerner, da giornalist­a, che i giornali sono stati troppo indulgenti con i Benetton come con Marchionne. È d’accordo?

C’è chi esagera da una parte e chi dall’altra. Credo che Autostrade si assumerà le sue responsabi­lità e pagherà quanto le compete. Trovo normale che il governo in carica contesti queste responsabi­lità e abbia iniziato una procedura di revisione della concession­e. Spero e credo che la magistratu­ra farà luce sul livello di rispetto degli impegni di manutenzio­ne da parte di Autostrade e sui livelli di controllo da parte dello Stato. Poi il governo deciderà il da farsi. Ora occorre abbattere subito il ponte e rifarlo. Noi, grazie alla buona volontà dei ragazzi di Eataly Genova, qualcosa abbiamo fatto per gli sfollati e siamo pronti a collaborar­e con la città. Però non condivido certi toni sentenziat­ori a caldo. Come non condivido questa voglia di statalizza­zione, basata su numeri approssima­tivi e confondend­o utili e ricavi.

IL DISASTRO DEL VIADOTTO

Siamo esseri imperfetti e creiamo cose imperfette, anche ponti imperfetti Spetta ora alla magistratu­ra stabilire le responsabi­lità IL MANAGER SCOMPARSO

Marchionne è stato duro con i concorrent­i e, un po’ troppo, con certi suoi manager che ha fatto scappare, non certo con i lavoratori di Fca Chi è

Natale Farinetti, detto Oscar, è nato ad Alba, in Piemonte, nel 1954 Nella sua prima vita imprendito­riale è stato proprietar­io della catena Unieuro, che poi ha venduto. Ha poi fondato Eataly, catena di negozi e ristoranti del cibo di qualità nel mondo. Oggi il gruppo, che progetta la quotazione in Borsa, è guidato da Andrea Guerra

 ?? Ansa/LaPresse ?? Il fondatore di Eataly Oscar Farinetti e il giornalist­a Gad Lerner
Ansa/LaPresse Il fondatore di Eataly Oscar Farinetti e il giornalist­a Gad Lerner

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy