Il Fatto Quotidiano

“Sollevo gli animi” Così Lindsay Kemp è morto danzando

- » GUIDO BIONDI

enerdì scorso il Maestro era con i suoi più stretti collaborat­ori e amici. Abbiamo fatto le cose di tutti i giorni: la spesa al supermerca­to, le prove per la danza ballando tutti insieme. Poco dopo si è seduto sul divano e ha acceso il suo computer; in pochi minuti si è spento senza soffrire. Ci ha lasciato danzando, come ha fatto per tutta la sua vita, col sorriso sulle labbra”. Sono le parole di Daniela Maccari, stretta collaborat­rice del coreografo, mimo e danzatore Lindsay Kemp, deceduto la notte di venerdì a 80 anni per un infarto nella sua casa di Livorno. Proprio nella città toscana il Maestro dirigeva un corso di danza e preparava uno spettacolo di teatro che avrebbe dovuto presentare a Como il prossimo mese.

L’AMORE PER LA CITTÀ italiana nacque durante la tappa del suo spettacolo Flowers tanti anni fa al Teatro Goldoni. Lo racconta lui stesso in una recente intervista al Fatto quotidiano : “Mi piacciono le persone di Livorno, la loro umanità. Anche io sono nato in una contea inglese del Cheshire, nella quale al centro c’era il porto, proprio come a Livorno”. Nella sua vita ha collaborat­o con molti artisti della scena rock inglese ed è stato il pigmalione di David Bowie. “All’inizio della sua carriera venne a vedere un mio spettacolo e rimase molto impression­ato: mi disse che avrebbe voluto diventare mio studente e così è stato. Aveva diciannove anni quando abbiamo fatto uno spettacolo insieme, Pierrot in Turquoise, per il quale David scrisse la musica. Qualche anno dopo ci siamo ritrovati per mettere in scena Ziggy Stardust. Canzoni quali Queen Bitch, Starman, Jean Genet sono il frutto di quel periodo”. L’artista non ha mai smentito il suo sentimento verso il cantante inglese: “Più che per le ristrettez­ze economiche, nella mia esistenza ho sofferto per il cuore spezzato”. Si narra di una sera nella quale avrebbe trovato Bowie a letto con l’amante Natasha Korniloff e, pochi minuti dopo, ruppe una bottiglia di whisky e cercò di tagliarsi le vene. Oltre a Bowie Lindsay ha collaborat­o a lungo con i Pink Floyd, Peter Gabriel e Kate Bush: “È un genio. Credo fermamente che Kate abbia contribuit­o a liberare le persone. È uno degli scopi di ogni artista: aiutarle a trovare la propria libertà. È un lavoro durissimo quello di cercare di liberare le persone dalle proprie oppression­i”. È un concetto fondamenta­le per Kemp, un punto fermo della sua carriera: “Lo scopo della mia danza è quello di intrattene­re e di sollevare lo spirito dello spettatore. Sono nato danzando e ho continuato sino a oggi. Sapevo esattament­e cosa volevo fare; ho dovuto combattere molto per realizzare i miei sogni. A Londra ho frequentat­o la scuola di danza classica del Ballet Lambert e, in seguito, ho studiato mimo con Marcel Marceau. Mia madre era vedova, mio padre era un marinaio deceduto durante la prima guerra mondiale su un’imbarcazio­ne. Lei avrebbe prefe- rito che seguissi le orme di mio padre ma quando ha capito che avevo talento e determinaz­ione mi ha aiutato e sostenuto, lavorando duramente per pagarmi la retta”.

IL SUO RIMPIANTO era quello di non essere riuscito a lavorare con Federico Fellini: “Lui mi voleva a tutti i costi per il film Casanovama – in quel periodo – mi trovavo in Australia con la mia compagnia di danza. Ho, invece, collaborat­o con Ken Russell, Derek Jarman e Memè Perlini. Ammiro Wim Wenders per il suo film su Pina Bausch, mia grande fonte d’ispirazion­e: stesse radici e stesso rigore”, confessava. Il suo pubblico è ciò che lo ha emozionato di più: “Sono felice quando riesco ad elevare lo spirito delle persone”.

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