L’invidia è brutta, signora mia: ovvero i Benetton odiati a Cortina
No, ma quale sudditanza dei media per l’azionista? Come vi viene in mente? Re pubbli ca, per dire, ieri ci ha raccontato con coraggio le sofferenze dei magliari. Si poteva immaginare infatti che a Cortina “la famiglia Benetton trovasse riparo e persino ristoro, dall’onda rancorosa dopo il disastro di Genova, e l’immediato crucifige sui social”. E “invece è piuttosto sorprendente scoprire che l’onda è arrivata fin qui”.“Del resto (signora mia, ndr) questa è la moda corrente in Italia, lo spirito dei tempi av- velenati che cerca il castigo pubblico, anche in un posto di vacanze splendente come è Cortina”. Inaudito. I Benetton “pagano la fama, la gloria di imprenditori del primo Made in Italy”, “i successi internazionali” e “le campagne etiche, e di sinistra”: “Il bersaglio ideale, vien da dire”. Quelli che li criticano, però, pare siano “per lo più romani e ciociari”, gente che dice che per Genova dovevano prendersi “li fischi al funerale” o altri che “pagano in contanti alberghi e cene” ( rectius: evasori). Seguono aneddoti per dire nemo propheta in patria. Ecco, un’informazione che mancava nel pezzo, pur pregevole, è che a Genova sono morte 43 persone per il crollo di un ponte in gestione a un’azienda controllata da una società controllata dai Benetton, ma son dettagli. Non ci resta, dunque, che ringraziare Salvini per aver dirottato il dibattito che si era aperto sul ruolo dello Stato in economia e le privatizzazioni verso una guerra finta attorno a 150 persone chiuse su una nave e che alla fine, com’era ovvio, sono sbarcate. Avrà avuto i suoi motivi.