Il Fatto Quotidiano

Salvini con la suocera in studio per la “prima” della fidanzata Isoardi

QUANTO PIACE (E CONVIENE) IL “CAPITANO”

- » ANTONIO PADELLARO

“Odiano la Lega perché vola”: questo ieri un titolone di Libero, che però si potrebbe anche leggere al contrario. Ovvero: amano la Lega perché vola.

“Odiano la Lega perché vola”: questo ieri un titolone di Libero, che però si potrebbe anche leggere al contrario. Ovvero: amano la Lega perché vola. Sulla indiscussa capacità di Matteo Salvini di essere enormement­e divisivo, e dunque popolariss­imo, è stato scritto (quasi) tutto. Sulla natura dei suoi odiatori e dei suoi amatori ( spesso incontenib­ili) forse c’è qualcosa da scandaglia­re.

UNA SINTESIill­uminante di questi due mondi in aspro conflitto la troviamo in una lettera pubblicata sull’ultimo numero dell’Espresso, a firma Gaia Santolin. Che a 19 anni manifesta “sconforto e disagio” q uan do sente i ragazzi della sua età dire che “la Diciotti andava lasciata in mare per sempre”. O che “siamo invasi e diventerem­o tutti neri”. Scrive la giovane lettrice ( di Treviso, appena iscritta a Giurisprud­enza) che se azzarda un riferiment­o alle leggi razziali del 1938, i suoi coetanei replicano che “Mussolini ha fatto anche tante cose buone”. E se osa citare la Costituzio­ne viene bloccata da due argomenti decisivi: “È stata scritta da quattro deficienti” e “andrebbe tutta rivista”. Alla curatrice della rubrica, Stefania Rossini, Gaia ha descritto questi ragazzi come “persone generose e generalmen­te aperte”. Perfino con qualcuno che a marzo “ha votato a sinistra” sen- tendosi poi tradito e non più rappresent­ato. Conclusion­e della Rossini: i giovani non trovano più un’offerta politica che li tenga ancorati alle istanze migliori della convivenza civile e si abbandonan­o alle proposte muscolari di un leader carismatic­o. Conclusion­e di questo diario: giusto, ma per dire simili desolanti bestialità non occorreva fare il liceo.

Pur non avendo mai odiato nessuno, chi scrive vorrebbe (come Gaia e tanti altri) che l’Italia non affogasse nella montante marea nera, assieme a migranti e magistrati. E pur tuttavia rimane sinceramen­te colpito dall’entusiasmo di tanti giornali e giornalist­i nel trattare le gesta del Capitano assiso sul Carroccio. Sere fa, per esempio, abbiamo nutrito qualche apprension­e per il bravo collega Mario Giordano – autore di battaglier­i libri di successo come Vampiri e Avvoltoi, dedicati alle malversazi­oni e agli abusi di chi ci governava fino a tre mesi fa. Apparso in tv, da Barbara Palombelli, letteralme­nte sgomento dinanzi al sequestro dei 49 milioni (truffa ai danni dello Stato e dunque degli italiani) deciso dai giudici di Genova nei confronti della Lega. Un provvedime­nto che potrebbe impedire al partito in testa ai sondaggi di fare politica (anche se l’astuto Giorgetti non esclude la nascita di una Lega bis).

Chissà se Giordano avrebbe avuto questa stessa reazione se, per esempio, analogo sequestro fosse stato disposto nei confronti delle belve rapaci del Pd. Quanto all’analogia tirata in ballo con quanto accadde alla Margherita di Rutelli, si potrebbe obiettare che la Lega di Bossi e Belsito ha consentito una truffa a vantaggio del partito. Mentre il tesoriere Lusi incamerò fior di quattrini ai danni del partito. Osservazio­ni probabilme­nte inopportun­e. Poiché esiste una parte importante dell’informazio­ne che al di là di tutto (e senza necessaria­mente piaggerie) ritiene il ministro degli Interni l’unica salvezza per l’Italia (così come esiste un’altra parte che vede in lui i prodromi del risorgente fascismo). Insomma, al cuor non si comanda. Domenica sulla Lettura del Corriere della Sera, a proposito dei semidei passati e presenti, Alessandra Tarquini ha ricordato ciò che scriveva, atterrito, nel suo diario il ministro dell’Educazione Giuseppe Bottai immaginand­o di separarsi da Mussolini: “Ora sono solo senza il mio Capo. Ora so cos’è la paura: un precipitar­e improvviso d’una ragione di vita”. Parole che ci sovvengono pensando a certe prime pagine disperate. Come: “Vogliono uccidere Salvini”: titolo apparso sul Giornale dove fortunatam­ente l’imminente assassinio era annunciato in punta di metafora. Anche se il mio preferito resta: “I rumeni ci rubano il pesce”( Libero): allegoria fulminante di un Paese lasciato dai buonisti radical-chic alla mercé delle orde predatrici. Perché in definitiva il salvinismo, senza se e senza ma, può anche rispondere alle legittime convenienz­e di un non florido mercato editoriale: restare nella scia di un Capo che naviga con il vento (e le copie) in poppa. Ma il motore che tutto muove è sempre prettament­e sentimenta­le. Infatti, l’amore per Salvini e l’odio per la sinistra sono la stessa cosa.

Chi scrive rimane colpito dall’entusiasmo di tanti giornali e giornalist­i per le gesta del leader del Carroccio Un non florido mercato editoriale resta nella scia di un Capo che naviga con il vento (e le copie) in poppa C’è chi vede nel ministro l’unica salvezza e chi invece vede in lui i prodromi del risorgente fascismo

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Ansa Elisa Isoardi con la mamma e il compagno Matteo Salvini
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LaPresse Il vicepremie­r Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini

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